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Cannabinoidi, tutto quello che devi sapere

    INDICE

In questo articolo faremo una panoramica completa sui cannabinoidi, sostanze che negli ultimi anni sono salite alla ribalta dell’interesse scientifico grazie, soprattutto, al loro potenziale terapeutico da applicare a beneficio della salute umana. 

Quali sono le tipologie di cannabinoidi e i loro possibili impieghi?

La ricerca medica e scientifica ne ha delineato le caratteristiche e ha permesso di fare distinzione tra i vari tipi di cannabinoidi, il nostro obiettivo è quello di darvi tutte le informazioni sui cannabinoidi proponendovi una guida a 360°, toccando vari argomenti:

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Cannabinoidi: definizione e tipologie

Una sostanza “esterna”? Per niente. I cannabinoidi sono già presenti nell’organismo.

I cannabinoidi sono composti chimici capaci di interagire con i recettori specifici, i recettori endocannabinoidi presenti nell’organismo, denominati CB1 e CB2. I cannabinoidi si possono trovare in tre forme: endogena, naturale e sintetica.

 

Cannabinoidi endogeni (endocannabinoidi)

I cannabinoidi endogeni sono composti organici che si generano all’interno dell’organismo e agiscono nell’ambito del sistema nervoso centrale e periferico. Si tratta, di fatto, di una classe di messaggeri lipidici capaci di interagire con i recettori cannabinoidi che costituiscono il sistema endocannabinoide. Per il momento sono cinque gli endocannabinoidi noti alla comunità scientifica: anandamine, arachidonoglicerolo, noladin, virodamina, N-arachidonoildopamina.

 

Cannabinoidi naturali (fitocannabinoidi)

I fitocannabinoidi sono presenti nella pianta di Cannabis e sono concentrati nella sua resina viscosa. Per il momento, la ricerca scientifica è riuscita a identificare come minimo 113 diversi cannabinoidi presenti nella cannabis. La scienza ha studiato - e continua a studiare - in particolare i tre fitocannabinoidi più abbondanti nella pianta di cannabis: il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il cannabidiolo (CBD) e il cannabinolo (CBN). Oltre ai tre cannabinoidi principali, è necessario considerare la presenza del cannabigerolo (CBG): un cannabinoide non psicoattivo scoperto nel 1964. Il cannabigerolo (CBG) è composto dall’acido cannabigerolico (CBGA). Questo, nel corso della maturazione della pianta, può trasformarsi grazie all’azione di alcuni enzimi negli altri cannabinoidi già citati. 

Cannabinoidi sintetici 

Sono i cannabinoidi realizzati in laboratorio per poi essere impiegati a scopo terapeutico come componente di vari farmaci. I cannabinoidi sintetici simulano le caratteristiche degli endocannabinodi, interagendo con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide dell’organismo. 

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Storia e ricerca sui cannabinoidi

Un uso millenario, uno sviluppo recente. Quando e come sono stati scoperti i cannabinoidi?

La pianta di cannabis viene utilizzata da millenni da parte dell’essere umano. Tracce del suo impiego vengono fatte risalire al 2900 a.C., quando in Cina era elencata tra le 50 erbe mediche fondamentali nella farmacopea (l’elenco ufficiale dei farmaci) dell’imperatore Shen Nung.

Secolo dopo secolo la pianta di cannabis si è diffusa in tutto il mondo, acclimatandosi in Europa, nelle Americhe e in Africa e diventando parte di culture, ricettari medici e tradizioni. Tuttavia, i primi studi scientifici e l’individuazione dei componenti fondamentali della pianta - i cannabinoidi - risalgono a tempi assai più recenti. È solo nella seconda metà del XX° secolo che la pianta inizia a essere studiata con un rigore scientifico, grazie alla scoperta dei cannabinoidi.

Il pioniere della ricerca sulla cannabis, in questo senso, è il professor Raphael Mechoulam, scienziato ancora oggi impegnato presso la Hebrew University of Jerusalem. Nel 1964, quando lavorava all’Istituto Weizmann in Israele, Mechoulam fu il primo -  assieme ai colleghi Yechiel Gaoni, e Habib Edery – a isolare e analizzare il delta-9-tetraidrocannabinolo (detto comunemente THC): uno dei principi attivi della cannabis più noti al pubblico.

Negli anni Mechoulam si impose come il vero precursore di questo filone di ricerca. Lo scienziato israeliano è lo scopritore anche del cannabidiolo (CBD), individuato già nel 1963. Le sue pubblicazioni, frutto del lavoro di oltre 50 anni, costituiscono la base per la ricerca scientifica sulla cannabis. Da allora l’interesse da parte della comunità scientifica non ha mai smesso di crescere. Dagli anni ‘90, le ricerche sulla cannabis terapeutica hanno permesso agli studiosi di scoprire decine e decine di altri cannabinoidi e, di conseguenza, è stato possibile studiare i meccanismi tramite cui interagiscono con l’organismo.

rapahel mechoulan

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Cannabinoidi: le basi biologiche

Cannabinoidi e interazione con il corpo umano: i meccanismi d’azione 

Gli esseri umani sono dotati di una rete composta da milioni di recettori capaci di interagire con i cannabinoidi, che siano essi prodotti all’interno dell’organismo (gli endocannabinoidi) o che possono provenire dall’esterno (i fitocannabinoidi o i cannabinoidi sintetici). Questa rete di recettori è conosciuta con il nome di “sistema endocannabinoide”.

Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore. I cannabinoidi agiscono  indirettamente sui recettori di questo sistema. Da questa relazione è derivato l’interesse del mondo scientifico, impegnato a svelarne i meccanismi più profondi.

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Differenze tra i diversi cannabinoidi

THC, CBD, CBG, CBN. Una grande varietà per usi diversi.

La varietà della pianta di cannabis racchiudono decine e decine di diversi cannabinoidi. I più noti - e anche i più studiati - sono il THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo), il CBD (cannabidiolo), 

 

THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo)

Il THC è il responsabile dell’effetto psicoattivo che si sviluppa nel consumo di Cannabis. Il THC comporta un rilascio di dopamina da cui scaturisce un effetto di euforia e benessere. Nel 1985 la “Food and Drugs Administration” ha riconosciuto la sua capacità terapeutica, sviluppando un farmaco, il Dronabinol, prodotto dall’Unimed Pharmaceuticals su finanziamento dell’istituto nazionale sul cancro. Il Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) viene da allora impiegato anche in ambito terapeutico per intervenire su un grande numero di disturbi, di malattie con cui convivere e anche nel caso di particolare terapie del dolore o di “accompagnamento” alla medicina tradizionale. È il caso dei pazienti oncologici o di quelli affetti da patologie neurodegenerative.

 

CBD (Cannabidiolo)

Il CBD è un componente attivo della Cannabis sativa e rappresenta il principale fitocannabinoide presente nell'intero complesso vegetale. Da alcuni anni ormai si assiste a un rinnovato interesse per il CBD da parte della comunitá scientifica e medica, soprattutto grazie alla scoperta della sua attività antiossidante, antinfiammatoria, analgesica e neuroprotettiva.

ll CBD, a differenza del THC, non ha attività psicotropa; al contrario numerosi sono gli studi che evidenziano come possa contrastare o ridurre gli effetti negativi del THC.

Il cannabidiolo viene impiegato, oggi, in moltissime condizioni. Può essere usato per accompagnare una terapia medica standard, per alleviare una condizione di dolore cronico o per stemperare uno stato d’ansia. Inoltre sono emersi benefici per le patologie delle ossa, come l’artrosi o l’osteoporosi. 

 

CBN (Cannabinolo)

Il cannabinolo (CBN) si sviluppa quando il THC entra in contatto con l’ossigeno e con il calore. La conseguente ossidazione converte il THC in CBN. È per questo motivo che la presenza di grandi quantità di CBN è associata, in genere, con le infiorescenze di cannabis molto stagionate.

Il CBN, però, non provoca alterazioni e non ha effetti stupefacenti. Il CBN, infatti, non ha effetti psicoattivi e potrebbe trovare applicazione in ambito dermatologico. La ricerca scientifica sta dimostrando ogni giorno di più i benefici che l’uso topico di prodotti contenenti cannabidiolo (CBD), delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e altri cannabinoidi possono avere sui pazienti affetti da psoriasi.

I cannabinoidi, infatti, agiscono sullo stato di infiammazione della pelle tipico della malattia. Il CBN, in particolare, pare avere la capacità di regolare la produzione di cellule cutanee e si è rivelato efficace nel trattare i sintomi provocati dallo Staphylococcus aureus, un batterio ormai resistente alla meticillina e che provoca le infezioni che spesso precedono il manifestarsi della psoriasi.

CBG (Cannabigerolo)

Il cannabigerolo è un derivato dell’acido cannabigerolico (CBGA), uno dei primi cannabinoidi che si formano nella pianta di cannabis.

Durante la fase di maturazione della pianta di Cannabis infatti, alcuni enzimi agiscono trasformando il CBGA in una varietà di cannabinoidi acidi, quali THCA, CBDA, e CBCA. Il CBG è un cannabinoide che svolge la sua funzione come base per molti altri composti prodotti dalle piante durante la crescita.

Il CBG aumenta la produzione di anandamide, il principale cannabinoide endogeno presente nel nostro corpo. L'anandamide aiuta a regolare il sonno, l'appetito e la memoria, agendo direttamente sui recettori CB1 e CB2.

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Cannabinoidi e cannabis terapeutica

Cannabis, tra boom sul mercato e necessità di fare chiarezza

Spesso si fa confusione tra i termini e si tende a far rientrare nello stesso insieme concetti e sostanze ben diverse. È il caso dell’associazione tra cannabinoidi e cannabis terapeutica. 

I cannabinoidi altro non sono che composti chimici che interagiscono in diversi modi con l’organismo umano. Nel caso si tratti di cannabinoidi presenti nella pianta di cannabis, allora si parla di fitocannabinoidi. I fitocannabinoidi - di cui i più noti sono il THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo) - si trovano in diverse quantità nelle piante di cannabis e vengono, in certi casi, possono avere un ruolo terapeutico. 

Per cannabis terapeutica, invece, si intendono quei farmaci a base di cannabinoidi – i principi attivi della cannabis – che sono stati sviluppati e approvati in un numero ormai consistente di paesi del mondo. Le concentrazioni dei vari principi attivi (i principali sono il cannabidiolo CBD e il Delta-9-tetraidrocannabinolo THC) contenute nei farmaci a base di cannabis vengono calcolate con estremo rigore.

La sempre maggiore apertura verso l’utilizzo della cannabis terapeutica ha inizio dal momento in cui la ricerca scientifica ha identificato e individuato le strutture dei principali cannabinoidi e dei recettori cannabinoidi. Ad oggi sono state pubblicate numerose ricerche sulle attività farmacologiche della cannabis e dei cannabinoidi e sulle possibili applicazioni terapeutiche in una moltitudine di casi.

Ad esempio, la cannabis terapeutica può essere prescritta a pazienti oncologici oppure può essere utilizzata – per la sua azione indiretta sul sistema nervoso centrale – per contrastare una condizione di dolore cronico.

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I recettori cannabinoidi

“Noi e loro”: come i cannabinoidi interagiscono con l’organismo umano

I recettori cannabinoidi sono una classe di recettori della famiglia dei recettori accoppiati alla proteina G. I recettori, in generale, sono proteine che si legano con un fattore specifico (chiamato “ligando”) e che, così facendo, provoca una variazione di forma che dà luogo a una risposta cellulare o biologica.

Si tratta di piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico.  I due tipi di endocannabinoide fino ad ora individuati (CB1 e CB2) costituiscono il sistema endocannabinoide; un sistema che agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.

Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo e i recettori cannabinoidi come i riceventi di questi messaggi. 

Recettori CB1

È stato osservato come i recettori CB1 siano presenti in tutto l’organismo ma con una prevalenza nel sistema nervoso centrale e nel midollo spinale. Si trovano nelle aree del cervello come l’ipotalamo o l’amigdala e in prossimità di molte terminazioni nervose. È per questo motivo che i recettori CB1 possono avere un ruolo per stemperare una sensazione di dolore o un particolare trauma.

Recettori CB2

I recettori CB2 si trovano di solito nelle cellule del sistema immunitario e nel sistema nervoso periferico. Il loro ruolo è sempre più oggetto di ricerca da parte di chi vuole indagare la loro capacità di intervenire in caso di infiammazione, inducendo a una risposta immunitaria mirata.

L’identificazione dei recettori dei cannabinoidi ha dato il via a un filone di ricerca che mira a esplorare il sistema endocannabinoide e le sue funzioni regolatorie sia nel corpo di un individuo sano che nel caso di una persona affetta da una patologia.

Nell'ultimo decennio, il sistema endocannabinoide è stato coinvolto in un numero crescente di funzioni fisiologiche, sia nel sistema nervoso centrale e periferico che negli organi periferici. Ancora più importante, la modulazione dell'attività del sistema endocannabinoide si è rivelata promettente in un'ampia gamma di malattie e condizioni patologiche, come i disturbi dell'umore, l’ansia, patologie come il morbo di Parkinson e la malattia di Huntington, la sclerosi multipla, l’ipertensione, la psoriasi. Il crescente numero di studi preclinici e di studi clinici con composti che modulano il sistema endocannabinoide probabilmente porterà a nuovi approcci terapeutici in un certo numero di malattie per le quali i trattamenti attuali non rispondono pienamente alle esigenze dei pazienti.

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Il sistema endocannabinoide

Recettori e cannabinoidi. Un “nuovo” sistema nel corpo umano. 

Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano composto da endocannabinoidi.

Gli endocannabinoidi attivano i recettori dei cannabinoidi CB1 e CB2. I primi recettori sono presenti nel cervello e in alcuni tessuti periferici mentre i secondi si trovano prevalentemente nelle cellule del sistema immunitario. I cannabinoidi agiscono  indirettamente sui recettori di questo sistema.

Il CBD, ad esempio, esercita la propria azione tramite molti meccanismi diversi: non agisce su una particolare patologia ma interviene a seguito di uno squilibrio del nostro sistema endocannabinoide provocato da uno stimolo, come nel caso del dolore.

Secondo alcuni studi, il cannabidiolo è in grado di influire sui processi chimici caratteristici dell’endocannabinoide chiamato anandamide, una delle molecole neuro-modulatrici associate anche alla percezione del dolore. Di recente, ricercatori come Vincenzo Di Marzo e i colleghi dell’Endocannabinoid Research Group - che riunisce svariati istituti di ricerca parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) - si stanno concentrando nello scoprire sempre più le dinamiche con cui i principi attivi della cannabis interagiscono con il sistema endocannabinoide.

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