Gli effetti e i benefici del CBG, uno dei cannabinoidi più promettenti per la nostra salute. Il cannabigerolo o CBG è uno dei cannabinoidi presenti all’interno della pianta di cannabis. Il cannabigerolo è un cannabinoide meno conosciuto rispetto al cannabidiolo (CBD) o al delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) ma la ricerca scientifica sta dimostrando come possa essere impiegato con successo per migliorare vari aspetti della nostra salute. I cannabinoidi sono sostanze di origine naturale capaci di interagire con i recettori del sistema endocannabinoide dell’organismo umano. Il cannabigerolo (CBG) è stato scoperto nel 1964, da Yechiel Gaoni, scienziato israeliano parte del team di Raphel Mechoulam, che per primo individuò il THC. Anno dopo anno, la ricerca sugli effetti del CBG si arricchisce di nuovi studi visti e considerati i primi promettenti risultati. Il cannabigerolo, infatti, potrebbe avere un ruolo nel limitare la crescita delle cellule tumorali nei tessuti del corpo umano. Si tratta, è sempre bene ricordarlo, di risultati preliminari che, però, sono più che meritevoli di approfondimento. Cos’è il CBG? Il cannabigerolo (CBG) è un cannabinoide. Alla base del cannabigerolo c’è il CBGA, noto come acido cannabigerolico. Questo acido è la “madre” di vari cannabinoidi. Il CBGA, infatti, è un precursore cannabinoide presente nella pianta di cannabis che viene convertito tramite reazioni enzimatiche in THCA (acido tetraidrocannabinolico), CBDA (acido cannabidiolico) e così via. Il CBGA, in presenza di calore, subisce un processo che si chiama decarbossilazione e forma così il cannabigerolo (CBG). Quali sono le differenze tra CBG e CBD? Pur avendo una “genesi” comune, cannabigerolo e cannabidiolo sono due molecole ben diverse. Entrambe sono considerate prive di effetti psicotropi ed entrambe smorzano e assopiscono gli eventuali effetti collaterali del THC. Il CBD e il CBG, però, hanno diversi modi di interagire con il nostro sistema endocannabinoide e con i suoi recettori (denominati CB1 e CB2). Il cannabidiolo agisce in maniera indiretta sul sistema endocannabinoide mentre il CBG agisce come parziale antagonista dei recettori CB1 e CB2, presenti nel cervello, nel midollo spinale e in molte altre parti del corpo umano. La ricerca scientifica sul CBG e sui suoi effetti I benefici del CBG per il trattamento di patologie o particolari condizioni emergono mese dopo mese. Il cannabigerolo, infatti, potrebbe essere utilizzato per il trattamento del glaucoma, grazie alla sua capacità di abbassare la pressione intraoculare, esattamente come fa il THC ma senza i suoi tipici effetti psicotropi. Il cannabigerolo, inoltre, si è dimostrato efficace come agente antibatterico per combattere le infezioni del ceppo di batterio Staphylococcus aureus che si è evoluto sviluppando una resistenza agli antibiotici beta-lattamici, come le penicilline Nel 2013, invece, uno studio ha evidenziato la possibilità di impiego del CBG per il trattamento delle malattie infiammatorie che colpiscono l’intestino e, due anni più tardi, nel 2015, una ricerca condotta sui topi ha stabilito che il cannabigerolo assunto anche in combinazione con altri fitocannabinoidi potrebbe comportare ottimi benefici per quelle persone che convivono con una malattia neurodegenerativa come la corea di Huntington. Il CBG si è dimostrato capace di normalizzare l’espressione dei geni legati al decorso della malattia, svolgendo, di fatto, una funzione neuroprotettiva. Infine, le ricerche degli ultimissimi anni hanno dimostrato che il cannabigerolo potrebbe essere utilizzato anche per accompagnare le terapie di certe persone affette da cancro. I motivi sono due. Il CBG, secondo uno studio del 2014, ha inibito la crescita tumorale in alcune cavie affette da cancro al colon. Nel 2016, invece, è stato dimostrato che il CBG può funzionare come stimolante per l’appetito, una proprietà molto importante che potrebbe essere d’aiuto per chi affronta con coraggio i cicli di chemioterapia.
Nel 2017, a livello mondiale le tonnellate di plastica utilizzate a vario titolo dall’industria sommano oltre 300 milioni. Dipendiamo dalla plastica in quasi ogni tipo di settore, ed è normale conseguenza che la plastica sia attualmente uno degli inquinanti più diffusi. Dato ancora più preoccupante, è che Il 91 percento di tutta la plastica che produciamo in tutto il mondo, non viene riciclato. Ma tutto questo potrebbe presto cambiare — grazie alla plastica derivata dalla canapa. I recenti sviluppi tecnologici hanno aperto la strada ad uno nuovo tipo di polimero ecocompatibile, non più dipendente dal petrolio, ma dalla cellulosa. L’equazione è presto fatta, e sembra proprio vincente: la bioplastica è rinnovabile, sostenibile, e spesso molto economica perché realizzata partendo dagli scarti agricoli. La canapa è una grande fonte di cellulosa, e la plastica di canapa potrebbe cambiare il volto e il futuro del nostro pianeta. Perché proprio la canapa? Dai semi ai fiori, ogni parte della pianta della canapa è utilizzabile. La canapa è un tipo di cannabis sativa che viene utilizzato in diversi ambiti industriali. La canapa industriale contiene meno del 0,3 percento di THC, il componente psicoattivo della marijuana, che rende quindi legale la sua coltivazione in tutti i paesi della Unione Europea. Ma l'aspetto probabilmente più importante della pianta della canapa è la sua versatilità. La canapa è una coltura multiuso e ogni sua parte può essere utilizzata in tanti modi diversi. La fibra di canapa viene comunemente utilizzata per la produzione di carta leggera, materiale isolante e biocompositi. I canapuli di canapa — le anime legnose dei fusti — vengono utilizzati nelle lettiere per animali e nell'edilizia. I semi di canapa sono molto nutrienti e si possono consumare crudi o spremerli per ottenere l'olio di semi di canapa. Sia i semi crudi che l'olio di semi di canapa vengono utilizzati come alimento per umani ed animali. Ultimo punto, ma non certo per importanza, la canapa industriale viene utilizzata per la produzione di cannabidiolo (CBD), un cannabinoide che ha dimostrato risultati promettenti nel trattamento di epilessia, ansia e insonnia. Nonostante questa sua versatilità, solo pochi produttori sono disposti ad utilizzare tutte le sue parti: alcuni coltivatori coltivano la canapa per i semi, altri per i fusti e così via. Quello che accade alla fine della stagione agricola, è che quasi tutti i coltivatori di canapa si trovano con rimanenze che possono vendere ai produttori di bioplastica e la conseguente opportunità di ottenere un piccolo profitto. Plastica di canapa La canapa è una coltura relativamente facile e contiene alte concentrazioni di cellulosa (fino al 70 percento), motivo per cui già prima della Seconda Guerra Mondiale veniva utilizzata per la produzione di materie plastiche. Henry Ford — nientemeno che il creatore della marca automobilistico Ford — era così convinto della qualità della plastica di canapa da disegnare nel 1941 un'automobile in cui la plastica di canapa venne utilizzata per diversi suoi componenti, un prototipo di macchina che purtroppo non venne mai prodotta in serie. Oggigiorno, i consumatori sono sempre più alla ricerca di prodotti eco-sostenibili, con una conseguente crescita della produzione di bioplastica. Circa un quinto della produzione globale di bioplastica si trova in Europa, ormai centro principale dell'intero settore. Grazie anche al rapido sviluppo del mercato del CBD la canapa potrebbe, nei prossimi anni, diventare la fonte principale di bioplastica, con i suoi relativi vantaggi. I vantaggi della plastica di canapa 1. La plastica di canapa è biodegradabile Uno dei problemi con le plastiche derivate dal petrolio, è che sono estremamente resistenti. La plastica di canapa, al contrario, è completamente biodegradabile: impiega circa sei mesi per decomporsi, e i suoi sottoprodotti non sono tossici per l'ambiente. Nelle giuste condizioni la plastica di canapa può scomporsi in soli due o tre mesi. 2. La plastica di canapa non è tossica per gli esseri umani e gli animali La plastica di canapa non è tossica per l'ambiente e non è tossica per gli esseri umani e gli animali. La plastica derivata dal petrolio contiene sostanze che agiscono come interferenti endocrini, che sono stati collegati ad una serie di problemi, come malformazioni congenite, sviluppo di tumori, difficoltà di apprendimento, cancro e altro. 3. La plastica di canapa è resistente e versatile La plastica di canapa è resistente, è fino a tre volte e mezzo più forte del polipropilene, uno dei più comuni tipi di plastica ottenuti dal petrolio. Ma oltre a questo aspetto, ha anche il vantaggio di essere anche più leggera. Grazie a queste qualità risulta molto versatile e può essere utilizzata in molti modi differenti. Alcune categorie merceologiche cominciano ad essere sempre più spesso interessate da questo nuovo materiale: Giocattoli Elettronica Container Bottiglie Borse e calzature Arredamento Componentistica per automobili Barche 4. La plastica di canapa aiuta l'ambiente La plastica di canapa aiuta l'ambiente perché... è fatta di canapa, e la canapa è benefica per l'ambiente in molti modi: è una pianta robusta che ha delle radice profonde. Le colture di canapa prevengono l'erosione del terreno, il che riduce l'inquinamento dell'acqua. può essere coltivata nello stesso terreno per diversi stagioni consecutivi senza danneggiare la qualità del terreno. assorbe il biossido di carbonio dall'atmosfera e riduce l'effetto serra. può essere utilizzata in ogni sua parte, senza che nulla venga sprecato. Coltivare la canapa è un processo sostenibile e, poiché anche la plastica fatta di essa è biodegradabile, l'intero processo ed i suoi risultati sono rispettosi dell’ambiente.
Il CBD si è dimostrato utile contro l’insonnia e, in generale, per migliorare la qualità del sonno I problemi del sonno rappresentano un vasto insieme di disturbi diversi le cui cause sono innumerevoli. Basti pensare a uno stato d’ansia che ci tiene svegli più del dovuto o al fastidioso persistere del jet lag che ci fa sentire svegli come grilli nonostante sia già passata la mezzanotte. Allo stesso modo i problemi del sonno possono anche avere cause più profonde, come nel caso dei dolori cronici, del disturbo da stress post traumatico o di vera e propria insonnia. Gli estratti dalla canapa legale e, più in particolare, il cannabidiolo (CBD), uno dei principi attivi della pianta di cannabis, possono essere d’aiuto per migliorare la qualità del sonno. Diversi studi scientifici hanno evidenziato come il CBD aiuti a conciliare il sonno e, più in generale, a migliorare la sua qualità. CBD, THC e qualità del sonno Secondo la prima revisione di tutte le ricerche preliminari sugli effetti della cannabis sul ciclo del sonno, il cannabidiolo (CBD) può avere un potenziale terapeutico per il trattamento dell'insonnia. Il delta-9 tetraidrocannabinolo (THC), invece, può sì ridurre la latenza del sonno, ma potrebbe compromettere la qualità del sonno a lungo termine, influenzando, tra le altre cose, la fase REM. Il CBD si è dimostrato decisamente più che promettente per intervenire sui disturbi del sonno e, se assunto a basse dosi, sull'eccessiva sonnolenza diurna. CBD: tra sonnolenza e insonnia Nella revisione, pubblicata nell’aprile 2017 su Current Psychiatry Reports, gli autori sono arrivati a conclusioni molto incoraggianti (e interessanti) sugli effetti del CBD sul sonno: le differenze rispetto alla dose assunta. In alcuni casi, l’assunzione di piccole dosi di cannabidiolo ha avuto un effetto stimolante, tanto che il suo impiego è stato suggerito per trattare l’eccessiva sonnolenza diurna. D’altra parte, invece, il cannabidiolo assunto in quantità abbondante viene associato a un’induzione del sonnolenza e a un generale miglioramento della qualità del sonno. Qualche goccia di olio di CBD prima di mettersi a letto oppure un po’ di cristalli sciolti in una tisana: ognuno può scegliere il metodo di assunzione migliore e più pratico. Il cannabidiolo è una sostanza multiuso e con un profilo di sicurezza ottimo. Ogni caso, si sa, è diverso ed è il nostro fisico a “parlarci” e a dirci cosa è meglio. Le proprietà del cannabidiolo nel ridurre l’ansia sono provate ogni giorno di più e gli estratti della cannabis vengono impiegati anche da chi desidera migliorare il sonno. Prodotti contenenti cannabidiolo, come oli e cristalli, sono il punto di partenza per calibrare la quantità di cannabidiolo da prendere e godere, finalmente, di un buon sonno ristoratore.
Anni di oscurantismo e poi la riscoperta. Il cannabidiolo e i suoi utilizzi terapeutici. Il CBD (Cannabidiolo) ha acquisito in questi anni molta importanza per la sua applicazione in ambito terapeutico. La strada da percorrere sia da parte della ricerca medica che delle istituzioni è ancora lunga ma, da quando i primi studi ne hanno messo in luce le proprietà benefiche, la cannabis gode di una particolare attenzione. In linea generale si ritiene che il primo a “inaugurare” questo filone di ricerca sia stato il professor Raphael Mechoulam, scienziato della Hebrew University of Jerusalem. Nel 1964, quando lavorava all’Istituto Weizmann in Israele, Mechoulam fu il primo - assieme ai colleghi Yechiel Gaoni, e Habib Edery – a isolare e analizzare il delta-9-tetraidrocannabinolo (detto comunemente THC): uno dei principi attivi della cannabis più noti al pubblico. Lo scienziato israeliano è lo scopritore anche del cannabidiolo (CBD), individuato già nel 1963. Le sue pubblicazioni, frutto del lavoro di oltre 50 anni, hanno costituito la base per la ricerca scientifica sulla cannabis che oggi contempla studi (e relativi risultati promettenti) su un enorme numero di patologie. Oggi l’intero mondo della cannabis si sta allontanando da tutti quei tabù e falsi miti che l’hanno avvolto per decenni. Ciò a permesso di scoprire - ma forse sarebbe meglio scrivere “riscoprire” - la sua utilità per la salute dell’essere umano. Dopo una “stretta” durata per buona parte del XX° Secolo, oggi la cannabis è considerata un’alleata del nostro organismo. Negli anni, infatti, si è visto come il cannabidiolo abbia proprietà ansiolitiche, analgesiche, antiemetiche, antiepilettiche, antiossidanti, antinfiammatorie, antipsicotiche, neuroprotettrici, antireumatiche, induttrici del sonno. Gli studiosi hanno messo in evidenza anche una relazione tra il CBD e il sistema immunitario, evidenziando come il CBD possieda la capacità di inibire la produzione di alcune citochine, da qui la conclusione che il CBD possiede effetti positivi sulle malattie infiammatorie e autoimmuni. CBD, quanto prenderne? Il quantitativo di CBD da assumere è molto soggettivo, dipende dalle singole esigenze, se usiamo il cannabidiolo in maniera terapeutica o meno. Il metabolismo del CBD essendo implicato in molti processi fisiologici come modulatore di altri sistemi, non solo quello endocannabinoide, è molto personale. “Ascoltarsi” è la risposta giusta, partendo da poche gocce e cercare così la dose necessaria per le proprie esigenze individuali. Ovviamente se viene usato per patologie specifiche è importante e consigliato consultare un medico, ci sono anche utenti che per i quali è necessaria una concentrazione maggiore di cannabidiolo. (Per saperne di più Clicca Qui). CBD terapeutico, come avere il dosaggio sotto controllo Enecta ha presentato sul mercato Premium Hemp Extract CBD in capsule, realizzate attraverso un processo di produzione interamente seguito da noi, che inizia dalle nostre piantagioni di Cannabis Sativa L. presenti in Italia. Sai esattamente quanti milligrammi di CBD assumi ogni volta che ingerisci una capsula. Un aspetto fondamentale per chi utilizza il CBD in modalità terapeutica ed anche per coloro che intendono provare un primo approccio al Cannabidiolo e trovano nelle Capsule una soluzione ideale. Inodore e con un sapore delicato di cannabis, ogni capsula contiene 33,6 mg di CBD del nostro olio di canapa. Olio di CBD. La quantità di cannabidiolo a misura di goccia Enecta propone tre tipologie di olio di CBD. Premium Hemp Extract 3% nasce dal desiderio di promuovere un primo approccio al CBD, è dedicato a tutti coloro che utilizzano il CBD concentrato con una finalità non prettamente terapeutica. Premium Hemp Extract 10% è utilizzato da utenti che intendono migliorare in maniera generalizzata il proprio benessere e sfruttare al massimo i valori nutrizionali dell’Olio di Canapa e le proprietà del CBD concentrato. Premium Hemp Extract 24%, infine, risponde esattamente alle esigenze dei nostri clienti, tante persone usano il CBD concentrato a dosaggi alti più volte durante il giorno per tenere sotto controllo e contrastare stati psicofisici importanti. CBD, siete indecisi sul prodotto da scegliere? Se non siete sicuri che l’Olio di CBD o piuttosto le Capsule siano ciò che cercate, il nostro consiglio è quello di scrivere alla nostra info mail, wecare@enecta.it, o contattarci attraverso la nostra pagina Facebook, il Team Enecta sarà a tua disposizione per fornirti informazioni sui prodotti.
Una panacea contro ogni male? Non proprio. Ma i benefici e le proprietà del CBD vengono ormai sfruttati in moltissimi ambiti Il cannabidiolo (CBD), uno dei principali principi attivi della pianta di cannabis, si è dimostrato essere utile in un enorme numero di ambiti. Il CBD, ad esempio, può essere di estremo aiuto per aiutare le persone che soffrono di disturbi post traumatici da stress, placando uno stato d’ansia. Allo stesso modo, il cannabidiolo viene assunto anche per alleviare i sintomi di una condizione di dolore cronico o, ancora, per migliorare il nostro sonno. Quella che, a volte impropriamente, viene chiamata cannabis light comporta una serie di effetti benefici senza provocare effetti psicoattivi o collaterali. I risultati della ricerca scientifica confermano l’utilità del cannabidiolo in una moltitudine di casi. Si tratta di risultati più che incoraggianti ma che hanno solo spalancato le porte di un nuovo orizzonte di ricerca. Proprio per via di questa sua natura “multi-uso”, si tende a fare confusione sui casi in cui il cannabidiolo può risultare utile. In particolare è bene chiarire su quali parti del nostro organismo il cannabidiolo può esercitare la sua funzione indiretta di regolazione del sistema endocannabinoide. CBD e cervello Spesso il cannabidiolo viene impiegato per stemperare uno stato d’ansia come, ad esempio, al termine di una lunga giornata di lavoro. I suoi effetti benefici in questo caso sono confermati da nuovi studi, come quello condotto nel 2019 dai ricercatori del Dipartimento di Psichiatria dell’Università del Colorado che ha confermato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia. Il cannabidiolo ha iniziato a essere impiegato anche per contrastare la sindrome depressiva. Nel 2018 gli scienziati dell’Università di Washington hanno pubblicato uno studio condotto su 1.400 pazienti a cui sono state somministrati vari tipi di cannabis (con diverse percentuali di CBD e THC) per poi registrarne gli effetti su particolari sintomi, fra cui quelli tipici della depressione. I risultati sono stati sorprendenti. Più del 50% dei volontari ha percepito un attenuarsi della depressione. In particolare era la cannabis ad alto contenuto di cannabidiolo (CBD maggiore del 9%) e basso di THC (inferiore allo 5,5%) ad ottenere il risultati migliori. Il cannabidiolo viene anche impiegato dalle persone che lottano contro le malattie neurodegenerative, un gruppo molto vasto e vario di patologie degenerative che colpiscono il sistema nervoso centrale e che, in genere, hanno come caratteristica comune un processo di morte cellulare dei neuroni. Le malattie neurodegenerative più note al pubblico sono la malattia di Parkinson o il morbo di Alzheimer. Negli ultimi anni sempre più persone affiancano l’uso di prodotti alla cannabis per via degli effetti benefici e neuroprotettivi del cannabidiolo (CBD), nonché alla sua spiccata proprietà antiossidante che si può riscontrare soprattutto nell’olio di CBD. La cannabis e i nostri occhi Era il 2006 quando uno studio pubblicato sul Journal of Glaucoma e firmato dai ricercatori dell’Università di Aberdeen, in Scozia, evidenziò l’efficacia della cannabis nel trattare il glaucoma, un ampio insieme di patologie caratterizzate da un danno cronico e progressivo del nervo ottico. I ricercatori scoprirono gli effetti benefici della cannabis nel ridurre la pressione intraoculare e rallentare il corso della malattia. La cannabis oggi viene impiegata comunemente per questo genere di trattamenti atti a contrastare il glaucoma e continuano a essere compiuti studi per comprendere al meglio le sue potenzialità I benefici del CBD sul cuore Ischemia, infarto e, soprattutto, prevenzione. Negli ultimi anni si sta facendo strada un filone di ricerca che sta portando alla luce i benefici del CBD sul nostro cuore. Sono ancora pochissimi gli studi mirati a scoprire l’influenza del cannabidiolo sul sistema cardiovascolare ma già nel 2013 un’indagine ha scoperto come il cannabidiolo fosse in grado di migliorare la circolazione sanguigna, a ridurre la pressione e a prevenire la formazione di placche nelle arterie. Gli effetti ansiolitici del CBD possono anche giovare alla salute cardiovascolare diminuendo la risposta cardiaca allo stress e riducendo la probabilità di essere colpiti da un infarto. Il CBD ha un effetto regolatore sulla frequenza cardiaca da sfruttare ai fini della prevenzione. Gli effetti del CBD sullo stomaco I cannabinoidi, inoltre, possono stimolare l’appetito, indurre una sensazione di benessere. In generale vengono impiegati per il controllo dell’appetito e, sempre di più, come anti-emetico. L’effetto anti-emetico dei cannabinoidi in generale è stato dimostrato da alcuni studi sugli animali. Sarebbe l’azione sul recettore CB1 del sistema endocannabinoide a comportare la soppressione della sensazione di dover vomitare. Il cannabidiolo (CBD), in particolare, può sopprimere nausea e vomito anche se assunto in dosi limitate. Cannabidiolo contro le patologie ossee Uno studio realizzato presso l’Oxford Scienze Park, pubblicato su Rheumatology nel 2005 ha preso in esame pazienti affetti da artrite reumatoide, a cui è stato somministrato un estratto di Cannabis contenente principalmente THC e CBD. Dopo cinque settimane di trattamento i pazienti hanno registrato un significativo miglioramento nel dolore e nella mobilità oltre ad un aumento consistente della qualità del sonno. Uno studio più recente, “The nonpsychoactive cannabis constituent cannabidiol is an oral anti-arthritic therapeutic in murine collagen-induced arthritis” ha analizzato il ruolo del CBD nel trattamento di questa patologia. Assunto oralmente, il Cannabidiolo contribuirebbe a lenire i dolori provocati dall’artrite. La cannabis ricca di cannabidiolo viene spesso utilizzata per rafforzare le ossa e per lottare contro l’osteoporosi. Da non sottovalutare, da questo punto di vista, il suo impiego in ambito sportivo. Gli effetti del cannabidiolo sullo stomaco Il CBD è, per il momento, l’unico, principio attivo con cui si sono riscontrati dei benefici sull’intestino, per via della sua azione anti-procinetica. Il cannabidiolo infatti è in grado di sopire i piccoli spasmi del nostro intestino. Si tratta di una caratteristica estremamente utile per persone che soffrono di particolari malattie o che sono costrette all’assunzione di farmaci che causano una frequente evacuazione.
Un aspetto ancora oggi fin troppo trascurato: la giusta idratazione prima, durante e dopo lo sport Negli ultimi anni si è visto un crescente impiego della cannabis anche all’interno del mondo sportivo, con tanto di testimonial d’eccezione. Enecta, fin dal principio, ha voluto sostenere questo profondo legame tra salute e sport, con tanto di iniziative come quelle del programma Enecta Free Fitness, incontri tra persone che non si limitano all'approccio sportivo, ma anche a quello sociale. I benefici del cannabidiolo per chi compie un’attività sportiva a vari livelli sono molteplici. Innanzitutto il CBD ha un’azione antinfiammatoria indiretta, grazie alla sua azione regolatrice sul sistema endocannabinoide. È il motivo per cui molti atleti lo impiegano per lenire una sensazione di dolore dovuto a un trauma o a uno sforzo eccessivo. Inoltre il cannabidiolo è anche impiegato per facilitare il recupero dopo una prestazione impegnativa o per contrastare uno stato d’ansia prima di una gara importante. Non per ultimo, il cannabidiolo svolge un’azione estremamente positiva sul sonno. Tutti questi apporti del cannabidiolo, però, sarebbero vani senza rispettare uno dei capisaldi di ogni atleta: una corretta idratazione durante l’attività fisica. Idratazione e sport Quando ci si vuole sottoporre a una sessione di esercizio fisico - magari in occasione degli eventi Enecta Free Fitness - è bene mantenere a livello ottimale il nostro bilancio idrico, prima, durante e dopo l’attività. Una condizione di disidratazione, infatti, può comportare conseguenze anche spiacevoli sulla nostra salute, sulla performance fisica e, ancor più in generale, sulla capacità cognitiva. La soglia di liquidi persi e non reintegrati che, una volta superata, può portare a un’alterazione nelle nostre performance sportive si attesta sul 2%. Ciò significa, ad esempio, una persona dal peso di 70 chili che perde circa 1,4 kg di fluidi subisce un effettivo calo fisico e non può definirsi “al 100%”. Idratazione prima dell’attività sportiva Mantenendo l’esempio della persona dal peso di 70 chili, sarebbe bene assumere poco meno di mezzo litro di fluidi quattro ore prima di intraprendere l’attività. In questo modo l’organismo ha il tempo per assorbire i fluidi nella loro totalità. È fortemente sconsigliato iperidratarsi: di più non fa rima con meglio, anzi. Durante l’attività... La gran parte della perdita di fluidi corporei durante lo sport avviene per via del processo di termoregolazione che ci fa sudare. La quantità di liquidi da ingerire nel corso dell’attività è estremamente soggettiva e tiene conto delle caratteristiche della persona, del sudore espulso e della durata dello sforzo. Il consiglio è quello di individuare la quantità di sudore perso durante una performance e regolare la quantità di liquidi da reintegrare in base a quell’informazione. Come fare? Pesarsi privi di vestiti prima e dopo una sessione di corsa di un’ora può darci una preziosa indicazione dei liquidi che abbiamo perso. ...e dopo Sempre per via dell’estrema soggettività, è difficile stabilire l’esatta quantità di liquidi da assumere una volta portata a termine l’attività sportiva. A meno che non si sia atleti professionisti (e in quel caso si sarebbe seguiti dal personale medico che è in grado di fornire le indicazioni più precise), il consiglio è quello di bere ad libitum, ovvero sia finché non “sentiamo” di essere completamente dissetati e appagati dall’esercizio fisico appena svolto.
Sempre più evidenze scientifiche confermano l’efficacia del cannabidiolo (CBD) nell’attenuare i sintomi della depressione. L’assunzione di cannabidiolo (CBD) può comportare dei benefici nel trattamento della depressione. Il principale principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, infatti è in grado di esercitare un effetto positivo sui recettori della serotonina, aiutando a stabilizzare i livelli di serotonina. Una qualche forma di depressione colpisce, secondo i dati Istat riferiti al 2018, ben 2,8 milioni di persone. Ogni anno si è registrato, inoltre, una particolare incidenza della depressione nelle persone anziane. Si tratta di un problema considerevole, una malattia mentale contro cui molti individui lottano ogni giorno. Ci sono molti farmaci che vengono impiegati per il trattamento della depressione; tuttavia, di recente, in molti preferiscono impiegare prodotti a base di CBD per evitare gli effetti collaterali di certi farmaci. È stato dimostrato da vari studi scientifici, infatti, che l’azione del cannabidiolo sul sistema endocannabinoide del corpo umano comporta un effetto positivo. Depressione, cannabidiolo (CBD) e miti da sfatare Negli anni è diventato comune associare la carenza di serotonina come l’unico fenomeno responsabile dell’insorgere della sindrome depressiva. Allo stesso modo si tende a semplificare e a chiamare “depressione” quello che è un insieme di manifestazioni e sintomi estremamente variegati e diversi da persona a persona. In questo contesto si è osservato, negli anni, che il cannabidiolo e la sua funzione “regolatrice” del sistema endocannabinoide potrebbero avere un ruolo importante come agente terapeutico per quelle persone che soffrono di depressione. Nel 2018 gli scienziati dell’Università di Washington hanno pubblicato uno studio condotto su 1.400 pazienti a cui sono state somministrati vari tipi di cannabis (con diverse percentuali di CBD e THC) per poi registrarne gli effetti su particolari sintomi, fra cui quelli tipici della depressione. I risultati sono stati sorprendenti. Più del 50% dei volontari ha percepito un attenuarsi della depressione. In particolare era la cannabis ad alto contenuto di cannabidiolo (CBD maggiore del 9%) e basso di THC (inferiore allo 5,5%) ad ottenere il risultati migliori. La ricerca scientifica su Depressione e CBD Da molti anni i ricercatori di varie università stanno indagando sempre più le potenzialità della cannabis nell’intervenire su quelle persone che soffrono di depressione. Nello studio pubblicato nel 2014 dai ricercatori dell’Istituto di Psichiatria della Federal University di Rio de Janeiro è emerso come il cannabidiolo (CBD) abbia quasi sempre dimostrato la sua efficacia sui modelli animali per ridurre i sintomi di ansia e depressione. Il potenziale psicoterapeutico del cannabidiolo è enorme, basti pensare che il CBD è in grado di stemperare gli effetti psicotropi più acuti del THC, l’altro famoso principio attivo della pianta di cannabis. Anche in tempi recenti, le sperimentazioni che vengono compiute sui modelli animali indicano chiaramente quanto il cannabidiolo si promettente per intervenire sulla depressione. C’è ancora molta strada da fare e vanno condotte ancora molte ricerche per fare luce sui potenziali terapeutici della pianta di cannabis. L’importante, al momento, è rivolgersi sempre a produttori che seguano scrupolose linee guida per la produzione e il confezionamento dei propri prodotti.
Una piccola guida per capire come usare al meglio il vaporizzatore con i cristalli di CBD. Vaporizzare una sostanza senza mai avviare il processo di combustione. È questo il grande vantaggio dei vaporizzatori che oggi vengono impiegati anche per apprezzare i cristalli di cannabidiolo (CBD), il principio attivo della cannabis sativa nella sua forma più pura e senza alcun effetto psicotropo. L’importante, per scegliere un vaporizzatore, è prestare attenzione alla “compatibilità” con i cristalli. Il vaporizzatore per cristalli più adatto I cristalli di cannabidiolo, quando giungono a 160/180 C°, assumono la consistenza di un olio. Arrivati a una certa temperatura, i cristalli di cannabidiolo (CBD) si “sciolgono”, un po' come i cristalli di zucchero esposti a un'elevata temperatura. Per via di questa trasformazione dei cristalli, bisogna sempre avere l'accortezza di utilizzare un vaporizzatore che sia fabbricato in modo tale da potere contenere oli. Sul mercato si trovano in commercio diversi vaporizzatori che danno la possibilità di vaporizzare una sostanza anche oleosa. Molti vaporizzatori comuni vengono di solito impiegati con erbe aromatiche essicate e non sono concepiti per contenere un liquido come l'olio derivato dallo scioglimento dei cristalli di CBD. Quindi bisogna prestare attenzione: i cristalli vanno impiegati solo con un vaporizzatore che possa contenere anche liquidi. Perché vaporizzare i cristalli di CBD? Il metodo di assunzione tramite la vaporizzazione è quello più immediato, in quanto, assorbito dai polmoni, il principio attivo bypassa la digestione e viene assimilato in maniera istantanea. È una delle modalità più indicate quando si desidera che il cannabidiolo (CBD) agisca in brevissimo tempo, come nel caso, ad esempio, di un dolore muscolare. I cristalli, infatti, sono niente meno che la molecola pura di CBD, estratta tramite un processo rigoroso e controllato in ogni sua fase. Quanti cristalli di CBD devo usare? I cristalli possono essere vaporizzati da soli oppure associati ad altri prodotti aromatici ricchi di terpeni. La quantità di cristalli di CBD che di solito viene utilizzata è pari a un chicco di riso ma può essere calcolata con maggiore precisione grazie a un apposito dosatore che viene dato in dotazione nelle confezioni di cristalli di CBD Enecta. Il grande vantaggio dei cristali è, infatti, la possibilità di conoscere e dosare la quantità di cannabidiolo che vogliamo assumere con estrema sicurezza.
Ci sono almeno cinque buoni motivi per “svapare” Ambrosia, il cbd eliquid di Enecta: andiamo a leggerli insieme. 1) Concentrazione CBD - Ambrosia è un eliquid che si presenta, nella sua versione al gusto Cannabis, con tre diverse concentrazioni di CBD rispondendo alle diverse esigenze dell’utente, sia esso un assiduo svapatore o meno. La domanda che viene di conseguenza a questo punto è... quale concentrazione scegliere? La più bassa? La più alta? Optiamo per la concentrazione media? Un elemento di selezione è senza dubbio la frequenza con cui si adopera la sigaretta e quanto si svapi durante la giornata. Per chi non ha mai provato Ambrosia consigliamo di cominciare con la concentrazione più bassa. 2) Zero Nicotina - Ambrosia si presenta come un prodotto a “Nicotina Zero”, per offrire ai clienti un prodotto di qualità che supporti anche coloro che cercano un’alternativa concreta alla “dipendenza” del fumo, come raccontano alcune testimonianze che abbiamo raccolto sul nostro Blog. (Leggi Qui) 3) Gusto Cannabis- Un Eliquid dal gusto intenso e coinvolgente. Il CBD presente in Ambrosia è estratto da piante di Cannabis Sativa ed è totalmente privo di effetti psicoattivi, con totale assenza di THC. Il team di Enecta è stato in grado di ottenere un vero e proprio estratto del gusto naturale della Cannabis per offrire ai proprio clienti un gusto unico ed esclusivo. 4) Alternativa al Vape classico - Ambrosia è consigliato per coloro che cercano un’alternativa al Vape classico, agli utenti che intendono smettere di fumare, agli sportivi, a coloro che intendo contrastare sintomi come l’ansia o l'insonnia, a chi vuole scoprire il mondo del CBD. Unisce quindi tutti i benefici del cannabidiolo a quelli della vaporizzazione, senza nicotina! 5) La filiera di prodotto – Enecta si occupa dei propri prodotti sin dalla fase iniziale, dalla coltivazione delle piante di Canapa fino all’estrazione e alla realizzazione finale. Questo ci permette un controllo totale sulla qualità e sicurezza dei nostri cbd eliquid.