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CBD e autismo: studi, ricerche e informazioni aggiornate

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Il cannabidiolo aiuta a ridurre alcune delle manifestazioni dei disturbi dello spettro autistico, in questo articolo andiamo ad approfondire quindi il rapporto tra CBD e autismo e quale sia lo stato dell'arte in campo medico e scientifico.

I disturbi dello spettro autistico sono estremamente variabili.

Il cannabidiolo (CBD) viene impiegato in alcuni casi col fine di ridurre alcuni dei sintomi di cui soffrono le persone affette da autismo. La ricerca scientifica in questo specifico settore ha ancora molta strada da percorrere ma i primi, incoraggianti, risultati delle sperimentazioni sui pazienti lasciano ben sperare. 

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Cosa sono i disturbi dello spettro autistico?

Quando parliamo di disturbi dello spettro autistico intendiamo una grande varietà di condizioni particolari. Il disturbo colpisce ogni individuo in maniera diversa; così come è diversa la sintomatologia.

Come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, “I disturbi dello spettro autistico originano comunque da una compromissione dello sviluppo che coinvolge le abilità di comunicazione e di socializzazione, e sono in generale associati a comportamenti inusuali (ad esempio comportamenti ripetitivi o stereotipati) e a un’alterata capacità immaginativa”. 

L'autismo è incluso tra i "disturbi pervasivi dello sviluppo", legati a un’alterazione dello sviluppo del cervello.
In genere, i segni si manifestano già a partire dai primi anni di vita e perdurano per il resto della vita. Secondo le stime riportate dal Ministero della Salute, in Italia un bambino su 77 (di età compresa tra i 7 e i 9 anni) presenta un disturbo dello spettro autistico, con prevalenza maggiore nei soggetti di sesso maschile, colpiti 4,4 di più rispetto alle femmine.

Nella enorme variabilità di manifestazioni che l’autismo può comportare, vengono spesso osservati problemi nelle interazioni sociali e nella comunicazione, sia verbale che non verbale.

Inoltre, in alcuni casi si manifestano alterazioni della coordinazione, disabilità intellettiva e alcuni disturbi gastro-intestinali. Per il momento non è ancora stata indicata con assoluta certezza la causa alla base dei disturbi dello spettro autistico ma è stato osservato che nel 10-15% dei casi la causa è di natura genetica.

Non esiste una cura per i disturbi dello spettro autistico, i quali sono considerati una disabilità permanente.

Esistono, però, varie terapie che - in alcune particolari forme di autismo - possono aiutare la persona a convivere con alcuni dei sintomi.

I principi attivi della pianta di cannabis, di recente, sono stati impiegati in alcuni studi che hanno evidenziato alcuni potenziali benefici verso alcuni dei sintomi di pazienti autistici. 

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Cannabis come trattamento per l’autismo 

Era il 2016 quando René Kurz e Kurt Blaas, medici praticanti a Vienna, hanno pubblicato i risultati di un case report inedito nel suo genere.

I due medici, infatti, hanno valutato l’efficacia del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) somministrato come terapia supplementare in un bambino affetto da disturbo dello spettro autistico.

I medici hanno valutato gli effetti prima e dopo sei mesi dalla somministrazione e, rispetto a prima, sono stati osservati miglioramenti significativi nell’iperattività, nella letargia, dell'irritabilità e nell’uso di linguaggio inappropriato. 

Anni prima, nel 2011, uno studio pubblicato su Current Neuropharmacology aveva già messo in luce come i recettori CB2 potessero giocare un ruolo nelle manifestazioni dei disturbi dello spettro autistico.

I ricercatori avevano indagato la risposta ai cannabinoidi in un modello animale di autismo e avevano osservato come la funzione “modulatrice” dei cannabinoidi potesse, in futuro, essere utile sui sintomi. 

Nel 2018 l’Ospedale di Sahaare Zedek di Gerusalemme ha avviato una prima sperimentazione dei principi attivi di cannabis per trattare l’autismo. Lo studio che ne è derivato ha illustrato molte novità sul trattamento basato su particolari estratti di cannabis.

Si trattava di uno studio incrociato in cui sono stati coinvolti 5 centri sanitari nazionali e oltre 120 persone affette da autismo. I pazienti, con un’età compresa tra i 5 e i 18 anni, sono stati trattati con olio ad alta concentrazione di CBD e bassa concentrazione di THC.

L’efficacia del trattamento è stata verificata attraverso l’ausilio di questionari rivolti ai familiari dei pazienti e ai pazienti stessi con scale valoriali di riferimento.

I risultati dello studio hanno evidenziato come il 61% dei pazienti ha avuto notevoli miglioramenti dal punto di vista dei disturbi comportamentali, mentre i disturbi legati ad ansia e comunicazione sono migliorati del 39% e 47%.

Lo studio israeliano ha messo in luce anche un altro fattore non meno importante, che coinvolge le famiglie e i care giver di tutte quelle persone che convivono con un disturbo dello spettro autistico.

Per queste figure indispensabili, infatti, lo stress e l’ansia per la condizione di costante assistenza sono elementi spesso poco considerati. Lo studio dei ricercatori israeliani si rivolgeva anche a loro.

Genitori e parenti hanno infatti riportato, tramite questionari, una riduzione dello stress quantificata in un miglioramento del 33%. Il CBD, in questo caso, si è rivelato di grande aiuto per migliorare la qualità della vita di genitori e bambini e bambine affette da autismo. 

La ricerca continua. A fine 2019 i ricercatori brasiliani del Dipartimento di Scienze Psicologiche dell’Università di Brasilia hanno pubblicato su Frontiers in Neurology i risultati di uno studio condotto su 18 persone affette da disturbi dello spettro autistico.

I pazienti, trattati con CBD, hanno mostrato risultati sorprendenti, quantificabili in una netta riduzione di ansia, disturbi del sonno e “crisi” comportamentali. I ricercatori hanno concluso - di nuovo - che sia bene proseguire ancora la strada della ricerca scientifica per valutare i meccanismi con cui i cannabinoidi esercitano la loro azione su una moltitudine di processi legati ai sintomi dei disturbi dello spettro autistico. 

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