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    INDICE

Enecta intervista Livio Luongo, ricercatore presso l’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli” di Napoli.Con Luongo abbiamo parlato di Ricerca, ciò che è stato fatto in questi anni in correlazione al Tema Cannabis e non solo e di quelle saranno le prospettive future.
 

Dott. Luongo, da quanto tempo studiate il sistema endocannabinoide?

Nel nostro gruppo di Ricerca da anni ci occupiamo di studiare il sistema lipidergico, in particolare quello cannabinoide, con particolare interesse per le molecole che modulano il sistema endocannabinoide.

Il professor Sabatino Maione è il ‘principal investigator’ del nostro gruppo di Ricerca, e ha contribuito nell’ambito del coinvolgimento del sistema cannabinoide nella fisiopatologia del dolore cronico.


Possiamo menzionare risultati specifici che ad oggi sono stati ottenuti?

Come farmacologi siamo stati chiamati ad investigare i possibili meccanismi di azione dei farmaci, ciò che si chiama farmacodinamica.

Lavoriamo con modelli preclinici di patologie cronico degenerative o patologie croniche come il dolore neuropatico ed altre ancora come il trauma cranico di lieve entità associato anche a disfunzioni sensoriali.

In particolare, valutiamo l’efficacia e il profilo di sicurezza di sostanze che possono cambiare in qualche modo il tono endogeno dei cannabinoidi.

Abbiamo investigato, in passato, il coinvolgimento del recettore CB2 nel dolore neuropatico (parliamo di recettori periferici) ed, insieme ad altri gruppi di Ricerca internazionali, abbiamo contribuito all’ identificazione  del  suo ruolo su cellule di origine ematopoietica residenti nel sistema nervoso centrale, le cellule microgliali.

Possiamo affermare che la stimolazione di questo recettore con farmaci di sintesi o naturali derivanti dalla Cannabis, insieme alla modulazione farmacologica  indiretta di tale recettore sono strategie utili nel trattamento del dolore cronico di tipo neuropatico.

 

      
 

Oggi si parla molto di Cannabis…

Abbiamo a che fare con un sistema giovane rispetto ad altri sistemi di neuro trasmissione scoperti.

Basta pensare che la prima identificazione del THC è avvenuta nel 1964 ma l’identificazione degli endocannabinoidi risale al 1992 per l’anandamide e del 1995 del 2-arachidonoil-glicerolo.

La caratteristica dei cannbinoidi in generale è che, derivando dai fosfolipidi di membrana attraverso una sintesi mediata da specifici enzimi, sono potenzialmente prodotti da quasi tutte le cellule del nostro organismo.

Di conseguenza, possono essere in qualche modo coinvolti in una serie di patologie e questo ovviamente rende il tutto più difficile in termini di studio e ricerca.

La Cannabis e i suoi estratti sono sostanze che hanno una efficacia farmacologica se prese singolarmente e, in alcuni casi, in combinazione, basti pensare che sono nati farmaci a base di prodotti derivati dalla Cannabis in combinazione  per il trattamento sintomatico della Sclerosi Multipla.
 
Abbiamo a che fare con una pianta che è una sorta di officina di molecole, ad oggi sono più di 100 i fitocannabinoidi identificati, anche se non tutti funzionano sul sistema endocannabinoide, ma interagendo con altri sistemi, possono avere una efficacia farmacologica.

Abbiamo bisogno di studi clinici, perché fino ad oggi abbiamo realizzato tanti studi preclinici o traslazionali.
 

Qual è oggi lo stato della Ricerca e cosa c’è da fare?

La Ricerca sulla Cannabis oggi ha un limite ed è derivante dai pochi studi che ci sono sull’uomo perché abbiamo a che fare con una pianta in cui è presente  una sostanza psicotropa.

Uno studio non proprio recente del Prof. Maione ha dimostrato che il Cannabidiolo possiede  proprietà analgesiche, e che è in grado di potenziare quelli che sono i sistemi endogeni di modulazione analgesica e in qualche modo l’interazione con altri sistemi.

Sicuramente ha un potenziale importante, oggi sappiamo che il Cannabidiolo è un farmaco che può risolvere almeno in parte gli stati epilettici in epilessie farmaco-resistenti in pazienti con specifiche sindromi associate ad epilessia. E’ sicuramente una molecola che suscita un notevole interesse.
 

Come immagina il futuro della Ricerca nell’ambito della Cannabis?

Sia la Ricerca di base che quella traslazionale e clinica hanno un interesse per lo studio del sistema cannabinoide e per i prodotti derivanti dalla Cannabis.

Al di là degli ambiti di azione, la Ricerca per ottenere risultati concreti ha bisogno di tre elementi essenziali che sono: ricerca di base, ricerca traslazionale e ricerca clinica, quest’ultima  rappresenta forse al momento l’anello mancante per raggiungere degli obiettivi più concreti.

 

Intervista di Giuseppe Cantelmi

 

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