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Storia della Canapa: quando l'Italia era al vertice della coltivazione

    INDICE

La Preistoria della Canapa

La canapa è il nome che si da comunemente alle piante di Cannabis sativa. La canapa è stata, nel corso della storia, una delle piante più utilizzate dall’essere umano.storia-della-canapa-campi-di-cannabis

In Italia, le più antiche tracce della presenza in natura della canapa sono avvenute nel lago di Albano, in provincia di Roma, con una datazione al 11.500 a.C., nel 9000 a.C. nel Lago Grande di Monticchio, in provincia di Potenza, e nel 7000 a.C. nella regione del lago di Nemi, vicino a Roma (Mercuri et al., 2002).

Risalendo i secoli della Storia, gli “avvistamenti” della canapa diventano sempre più comuni.

Vari studi archeologici hanno permesso di riscontrare i pollini di canapa in tre siti del Neolitico Medio (4500-4000 a.C.) dell’Emilia-Romagna. Le rilevazioni hanno fatto concludere ai ricercatori che la presenza di canapa non fosse dovuta alla sua naturale diffusione ma a una precisa volontà antropica. In altre parole: la canapa veniva coltivata e sfruttata da millenni, anche in un passato remoto. Il perché di questa storia millenaria è presto chiarito.

La canapa è una pianta estremamente versatile e dagli innumerevoli utilizzi. In Italia la lavorazione della canapa divenne una vera e propria tradizione con il fiorire delle Repubbliche marinare. Le tele, i vestiti, le corde per le navi realizzate con canapa italiana erano ritenute di pregiata qualità e costituivano un’importante merce di scambio commerciale.

La canapa in Europa: tessuti, corde e libri

Il resto del mondo e l’Europa non facevano certo eccezione. Anche nel nostro continente la fibra di canapa era un materiale molto comune. Basti pensare al fatto che la carta ricavata dalla canapa si era imposta come uno standard, grazie all’enorme resistenza rispetto al papiro e alla facilità con cui era possibile ottenerla.

Fino a circa un secolo e mezzo fa la stragrande maggioranza della carta prodotta nel mondo era ricavata dalla canapa. Per capire a che livello era giunta la sua diffusione è bene considerare che i capolavori di Victor Hugo e Alexandre Dumas, un documento inestimabile come la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti o addirittura la Bibbia di Gutenberg del 1450 erano stati stampati su carta di canapa.

L’uso della canapa, inoltre, non era limitato al settore tessile o a quello dell’editoria. È ampiamente testimoniato il suo impiego negli ambiti più disparati, dalla cosmetica all’edilizia. Per millenni la canapa ha permesso la produzione di olii, combustibili, corde e alimenti.

La fine della coltivazione di canapa in Italia

Tra gli anni ’40 e ’50 del Novecento l’Italia era uno dei paesi al vertice nella produzione di canapa. Secondo Coldiretti a quei tempi in Italia erano ben 100.000 gli ettari coltivati a canapa, un dato che collocava il nostro paese al secondo posto al mondo, dopo le sterminate coltivazioni dell’Unione Sovietica. Ciò che successe dopo – un improvviso declino dell’uso della canapa – è da imputarsi a due ragioni.

Negli anni dell’industrializzazione e della ripresa economica, fenomeni portanti della fase storica italiana denominata “boom economico”, vennero introdotte sul mercato nuove fibre sintetiche come, per citare la più celebre, il nylon. I nuovi materiali si imposero neanche troppo gradualmente nelle filiere produttive, facendo sì che la canapa venisse abbandonata.

Un altro fattore di cui tenere conto per capire il declino della produzione di canapa è derivato dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha intaccato la “reputazione” della pianta. Nel 1961 anche l’Italia sottoscrisse la “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (aggiornata nel 1971 e nel 1988) che aveva tra gli obiettivi l’eliminazione della canapa entro 25 anni.

La parola “fine” a questa prima parte della storia della coltivazione di canapa in Italia venne scritta nel 1975 con la “legge Cossiga” (Legge n. 685 del 22 dicembre 1975, “Disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope”), con cui, di fatto, la canapa quasi sparì dal territorio nazionale.

La rinascita: coltivare canapa oggi

Oggi assistiamo a una vera e propria rinascita della coltivazione di canapa in Italia. Secondo i nuovi dati presentati da Coldiretti (e contenuti nello studio “La new canapa economy” del 2018) siamo nel bel mezzo di un “boom”.

Se nel 2013 gli ettari coltivati a canapa erano solo 400, dopo cinque anni solo decuplicati, passando a 4.000. Le centinaia di realtà che, al netto di una legislazione più aperta rispetto al passato, hanno scelto la canapa come base fondante della propria produzione, occupano e innovano in una miriade di settori, proprio come i nostri antenati.

 

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