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La cannabis altera i livelli di dopamina? Prima di rispondere è necessario fare distinzione tra i suoi principali principi attivi.

Quale è l’effetto della cannabis sul cervello? La cannabis influisce sui meccanismi che riguardano le endorfine nel nostro sistema nervoso, un insieme di ormoni che ha importanti ruoli fisiologici e che comprende sia la dopamina che la serotonina. Per capire al meglio in che modo avvenga questa interazione, è bene approfondire quale sia il ruolo della dopamina per l’organismo.

 

Che cos’è la dopamina?

La dopamina è una sostanza chimica organica delle famiglie della catecolamina e della fenetilammina. Esercita la sua azione sia come ormone che come neurotrasmettitore e svolge diversi ruoli importanti nel cervello e nel corpo.

Come neurotrasmettitore, il ruolo della dopamina è quello di inviare segnali dal cervello al corpo e viceversa. Il ruolo della dopamina come messaggero è fondamentale per i meccanismi di ricompensa, parte integrante del nostro vivere quotidiano.

L’acquolina in bocca che avvertiamo quando ci troviamo di fronte a una pietanza succulenta o l’eccitazione sessuale, ad esempio, si verificano a seguito del rilascio di dopamina nel nostro organismo.



Cannabis e dopamina

Per capire quale sia la relazione tra cannabis e dopamina è necessario fare chiarezza sui meccanismi che regolano le funzioni del sistema endocannabinoide nell’essere umano. Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano composto da endocannabinoidi.

Gli endocannabinoidi sono piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico. Gli endocannabinoidi attivano i recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (denominato CB1) e di tipo 2 (CB2). I primi recettori sono presenti nel cervello e in alcuni tessuti periferici mentre i secondi si trovano prevalentemente nelle cellule del sistema immunitario.

L’insieme degli endocannabinoidi di un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore. 

Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo. Se ne possono trovare di due tipi: quelli che hanno origine all’interno del nostro organismo (gli endocannabinoidi, come Il 2-arachidonoilglicerolo, (2-AG) e l'anandamide) e quelli che, invece, provengono dall’esterno (gli esocannabinoidi) e che si trovano nella pianta di cannabis. Due dei più noti esocannabinoidi sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD).

Il tetraidrocannabinolo (THC) ha uno spiccato rapporto con la dopamina, e influisce sui suoi livelli sia sul breve che sul lungo termine. Il THC, però, ha un effetto indiretto sui livelli di dopamina nel nostro corpo.
Nel momento in cui viene assunta cannabis contenente THC, questo cannabinoide si lega ai recettori del GABA, l’acido γ-amminobutirrico (GABA). Questo è un γ-amminoacido, principale neurotrasmettitore inibitorio nei mammiferi, del sistema nervoso centrale e responsabile nella regolazione dell'eccitabilità neuronale in tutto il sistema nervoso.

I recettori GABA regolano il rilascio di dopamina ma il THC è capace di alterare questa regolazione. La presenza di THC comporta una mancata inibizione dei GABA, che comporta di conseguenza un aumento della dopamina. 

Il THC, agendo attraverso i recettori dei cannabinoidi, attiva anche il sistema di ricompensa del cervello, che comprende le regioni che regolano la risposta a comportamenti sani e piacevoli come il sesso e l'alimentazione. Come anche altre sostanze, il THC stimola i neuroni del sistema di ricompensa a rilasciare la dopamina a livelli più alti di quelli tipicamente osservati in risposta a stimoli naturali. Questa maggiore presenza di dopamina contribuisce al piacevole effetto tipico della cannabis a uso ricreativo.

 

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Cannabis e dopamina: effetti a breve e a lungo termine

Come per qualsiasi sostanza, l’uso frequente e il conseguente abuso possono provocare spiacevoli conseguenze. Il THC non fa eccezione e recenti studi hanno evidenziato quali potrebbero essere i suoi effetti sul sistema nervoso sia sul lungo che sul breve periodo.

Il THC è associato a una serie di effetti comportamentali che probabilmente derivano da alterazioni della funzione dopaminergica. Il THC, ad esempio, indice un aumento dell’appetenza negli animali e negli esseri umani, colloquialmente indicato tra gli utilizzatori di cannabis come "fame chimica". Poiché l'appetito è modulato dal sistema della dopamina, gli studi hanno investigato il coinvolgimento dopaminergico nell'alimentazione indotta dal THC.

L'uso pesante di cannabis è associato a una compromissione dei risultati scolastici e lavorativi.

I fattori che possono essere alla base di questo fenomeno includono il deterioramento cognitivo, che coinvolge anche le disfunzioni esecutive, i disturbi della memoria di lavoro e l'amotivazione, definiti come uno stato più o meno costante di ridotta motivazione.

L'uso pesante e cronico di cannabis produce comportamenti apatici nelle scimmie e uno studio sull'uomo ha rilevato che la ridotta capacità di sintesi della dopamina osservata nei consumatori pesanti di cannabis era inversamente correlata all'amotivazione.

Una caratteristica che si sovrappone alla sindrome amotivazionale associata ai disturbi da uso di cannabis è l'emotività negativa, diretta conseguenza di una ridotta sensibilità alla ricompensa. Il sistema della dopamina è inoltre coinvolto nel rischio di psicosi.

Uno dei primi studi a riguardo ha descritto un aumento della dopamina in seguito a intossicazione da cannabis associata all'esacerbazione dei sintomi psicotici in un paziente affetto da schizofrenia. Inoltre, nei consumatori di cannabis con diagnosi di schizofrenia, l’alterazione dei livelli di dopamina è stata direttamente correlata all'induzione di sintomi psicotici



In conclusione

La parola d’ordine deve essere - come sempre - “moderazione”. Al momento la ricerca scientifica prosegue lungo la strada per capire quali siano gli esatti meccanismi di interazione ed azione della cannabis sul nostro cervello.

Tutte le azioni della cannabis descritte in questo articolo si riferiscono esclusivamente al THC, il principio attivo della cannabis che “sballa”.

Il discorso cambia radicalmente quando si parla di cannabidiolo (CBD), l’altro principio attivo della pianta di cannabis che, invece, si sta scoprendo avere uno spiccato ruolo neuroprotettivo

 




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