Da anni la ricerca scientifica indaga quali possano essere gli effetti del cannabidiolo (CBD) sui consumatori di cannabis e numerosi studi hanno indagato i possibili effetti del CBD sulla memoria a breve e lungo termine.
Come interagisce il CBD a livello neurologico e quali effetti sulla memoria?
A fronte del crescente interesse, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il report sul profilo di sicurezza della cannabis, con cui ha fatto il punto dell’attuale stato della ricerca scientifica in materia. Secondo il report, in generale il CBD comporta un rischio per la salute prossimo allo zero e una serie di benefici sempre più riconosciuti dalla medicina.
CBD, THC e memoria
In precedenza, nel 2017, un aggiornamento della revisione degli studi condotti sul cannabidiolo aveva già confermato il suo profilo di sicurezza, sfatando ogni dubbio sulla possibilità che il CBD causasse un qualsiasi danno cerebrale.
Uso di cannabis ad alto contenuto di THC, uno studio del 2013
Dall’altro lato, un’analisi del 2013 pubblicata sul British Journal of Psychiatry ha sottolineato come un uso prolungato di cannabis contenente THC, potrebbe avere alcune conseguenze sui ricordi ma non è ancora possibile capire se si tratti di una conseguenza irreversibile o dettata dall’età in cui si è cominciato ad assumere cannabis.
Lo stesso studio ha sottolineato come il CBD possa essere in grado di prevenire i potenziali danni alla memoria episodica causati dal THC.
Azione del cbd sulla memoria: lo studio del 2016
Nel 2016, un’equipe della Society for the Study for the Addictrion ha presentato i risultati – particolarmente interessanti – di uno studio che ha voluto indagare esplicitamente come il CBD possa esercitare un’azione sulle capacità dei mammiferi di memorizzare ed elaborare un ricordo.
Nel caso specifico, il CBD è stato in grado di attenuare il senso di “gratificazione” generato da sostanze che causano una dipendenza, grazie a un’azione sulla memoria contestuale: la capacità di ricordare la fonte e le circostanze di uno specifico evento.
Lo studio, eseguito in quell’occasione sui ratti in laboratorio, ha spinto altri gruppi di ricerca a investigare le potenzialità del CBD come possibile terapia per indebolire le memorie contestuali associate all’abuso di droghe.
La ricerca medica sugli esseri umani è, per forza di cose, molto più complessa e al momento i primi, incoraggianti, risultati necessitano di maggiori conferme sul potenziale benefico del CBD nella lotta contro le dipendenze.
Benefici del CBD sulle malattie neurodegenerative
I benefici del CBD sulla memoria riguarderebbero anche la sfera delle malattie neurodegenerative che colpiscono in particolare le persone anziane.
Uno studio su THC ed Alzheimer
Nel 2016, i ricercatori del Salk Institute di San Diego, California, hanno pubblicato i risultati di una indagine condotta con il National Institute of Health, l’agenzia del Ministero della Salute, e della Alzheimer Association, sui meccanismi di azione del Tetraidrocannabinolo (THC) e la malattia di Alzheimer.
La sindrome di Alzheimer provoca la produzione di alti livelli di beta amiloide da parte delle cellule nervose. Il beta amiloide è il responsabile delle “placche” cerebrali che rappresentano il segno distintivo della malattia.
I ricercatori hanno notato come il THC avesse ridotto nettamente la quantità di proteina beta amiloide e contribuito a ridurre l’infiammazione delle cellule. Risultati come quest’ultimo hanno fatto sì che il potenziale di CBD e THC per la lotta alle malattie neurodegenerative guadagnasse sempre più l’attenzione della comunità scientifica.
In conclusione, la quasi totalità degli studi effettuati affermano che il CBD possa avere un impatto del tutto trascurabile sulla memoria e che in certi casi possa addirittura comportare dei benefici.
Alla luce di questi risultati positivi, è ancora oggi sempre più evidente che debbano essere condotti nuovi studi per comprendere sempre più a fondo le numerose potenzialità del cannabidiolo.
