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Nelle persone affette da psicosi il cannabidiolo potrebbe aiutare a ridurre le anomalie della funzione cerebrale.

La notizia arriva da uno studio sul CBD pubblicato su 'Jama Psychiatry' che ha fornito  "la prima evidenza di come il CBD agisce sul  cervello riducendo i sintomi psicotici".

La ricerca è stata realizzata dal team del King's College di Londra dove nel 2017 erano già state condotti studi sulle potenzialità anti-psicotiche del cannabidiolo. 

"Oggi cardine del trattamento per le persone affette da  psicosi sono farmaci scoperti negli anni '50, che sfortunatamente non funzionano per tutti - sottolinea Sagnik Bhattacharyya dell'Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience  (Ioppn) - I nostri risultati hanno iniziato a spiegare i meccanismi cerebrali di un nuovo farmaco che agisce in modo completamente diverso dai tradizionali antipsicotici".

La Ricerca sui giovani britannici

La ricerca degli scienziati si è concentrata su 33 giovani con sintomi di psicosi non ancora diagnosticata e 19 controlli sani. A 16 pazienti è stata somministrata una singola dose di cannabidiolo, gli altri 17 hanno ricevuto un placebo.

Tutti i partecipanti sono stati quindi sottoposti a risonanza magnetica mentre eseguivano un esercizio di memoria che attivava  l'utilizzo di 3 regioni del cervello generalmente coinvolte nei disturbi psicotici.

I risultati

Come previsto, l'attività cerebrale nei soggetti a rischio di psicosi era anomala rispetto a quella osservata nei sani. Tuttavia, nei pazienti che avevano assunto CBD le anomalie risultavano meno gravi rispetto a quelle del gruppo trattato con il placebo.

Per gli autori questo indica che il cannabidiolo può aiutare a 'resettare' l'attività cerebrale, riportandola a livelli normali. Secondo gli studiosi, alla base degli effetti terapeutici del CBD ci potrebbe essere proprio la sua azione sulle 3 aree del cervello esaminate.

CBD vs THC

Precedenti ricerche del King's College di Londra hanno suggerito che il cannabidiolo funziona in opposizione al tetraidrocannabinolo (THC), altro principio attivo della cannabis, indagato come possibile 'miccia' per la comparsa di psicosi, soprattutto in età adolescenziale. L'ipotesi è quindi che il THC 'mimi' alcuni effetti della psicosi, e che al contrario il CBD abbia un'azione neurologica e comportamentale opposta.

Solo in Inghilterra ogni anno sarebbero oltre 15 mila le persone con sintomi precoci di psicosi e, Nonostante i disturbi possano essere molto gravi, al momento non esistono trattamenti non gravati da seri effetti collaterali da offrire ai pazienti ad alto rischio.

"C'è bisogno urgente di un trattamento sicuro per i giovani a rischio di psicosi - sostiene Bhattacharyya - e uno dei principali vantaggi del cannabidiolo è proprio quello di essere sicuro e molto ben tollerato".

In caso di successo, conclude l'autore, la sperimentazione al via produrrà "una prova definitiva del ruolo del CBD come trattamento antipsicotico e aprirà la strada al suo impiego in clinica".

 

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