CBD riclassificazione: il decreto è ancora sospeso
Cosa dice la legge sul CBD?
Il 16 gennaio 2024 il Tar del Lazio ha accolto la richiesta del...
INDICE
Il CBD non è illegale. Lo dice un'ordinanza emessa il 16 gennaio 2024 dal Tar del Lazio, che ha accolto la richiesta del Ministero della Salute di rinviare la decisione della causa riguardante l'annullamento del Decreto 28.10.2020, che prevedeva inserimento delle composizioni ad uso orale di CBD nella tabella B dei medicinali.
Precedentemente, il 26 ottobre 2023, il Tar del Lazio, aveva confermato la sospensione del Decreto del 7 agosto 2023, che avrebbe voluto trattare il CBD come una sostanza stupefacente e illecita.
La nuova udienza era stata fissata per il 16 gennaio 2024. Il 16 Gennaio 2024 la decisione è stata posticipata al 24 settembre 2024.
Intanto, l'applicazione del Decreto del 28 ottobre 2020 e la sua inclusione delle composizioni orali di CBD nella Tabella B rimangono sospese per tutelare le aziende che vendono prodotti con CBD.
Il Tar ha espresso diverse perplessità sulla motivazione del decreto che "appare priva della richiesta integrazione istruttoria e non sufficientemente chiara in ordine al profilo degli accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica".
Questa decisione, che accogliamo con entusiasmo e gratitudine, sottolinea l'insensatezza e l'antigiuridicità del Decreto nonchè l'importanza di rispettare la normativa comunitaria europea e salvaguardare gli attori italiani presenti nella filiera.
Ma facciamo un passo indietro per avere un quadro chiaro sulla situazione legislativa del CBD in Italia e in Europa.
Nel 2017 l ’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che le preparazioni di cannabidiolo puro, con meno dello 0,2% di THC, non devono essere sotto controllo internazionale perché non creano danni né dipendenza. Il CBD viene quindi rimosso dalla tabella IV della convenzione del 1961, quella che contiene le sostanze “particolarmente dannose e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto".
Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea emana una sentenza sul CBD: il cannabidiolo non può essere considerato una sostanza stupefacente e pertanto “uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (CBD) legalmente prodotto in un altro Stato membro, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi”.
In Germania il Tribunale amministrativo di Düsseldorf, il 26 maggio 2021, ha annullato il divieto cittadino di vendere prodotti con CBD naturale;
In Francia il Consiglio di Stato di Parigi, con ordinanza 24 gennaio 2022, ha sospeso l’ordinanza governativa che limitava l'impiego di fiori e foglie di canapa alla sola produzione industriale di estratti e il Conseil d’État francese, con sentenza 29 dicembre 2022, ha annullato definitivamente tale provvedimento;
La Corte Suprema amministrativa di Varsavia, con sentenza 17 febbraio 2022, ha annullato il provvedimento del Chief Sanitary Inspector che qualificava la Cannabis Sativa L. come novel food;
Intanto in Italia...
Nel 2020, il ministro Roberto Speranza emana un decreto (1 Ottobre 2020) per inserire il CBD ad uso orale nella tabella dei medicinali estratti da sostanze stupefacenti. Il 28 Ottobre dello stesso anno, a seguito di numerose proteste da parte di cittadini, aziende produttrici e associazioni che utilizzano la Cannabis a scopo terapeutico e probabilmente anche a fronte di una consapevolezza sul danno economico per l’Italia, Speranza firma un nuovo decreto che sospende il primo e mette temporaneamente al sicuro il CBD dall’essere definito sostanza stupefacente.
A distanza di tre anni, il 7 agosto 2023, il ministro della salute Schillaci firma un decreto che revoca a sua volta il precedente decreto di sospensione di Speranza. Pertanto dal 20 settembre 2023, “le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo” verranno inserite nella tabella dei medicinali estratti da stupefacenti, che è allegata al Testo Unico degli Stupefacenti.
Come comunicato da Imprenditori Canapa Italia, dopo il ricorso presentato dall'associazione al TAR del Lazio il 3/10/23, il Collegio Giudicante ha sospeso in via cautelare l'applicazione del Decreto del 7 agosto 2023 entrato in vigore il 20 settembre 2023.
La sospensione del decreto è stata effettiva fino alla data della Camera di Consiglio del Collegio Giudicante, fissata al 24/10/2023. Il 24. 10. 2023, la Corte ha deciso di mantenere il decreto sospeso fino all'emissione del giudizio, fissato al 16. 01. 2024.
A guardar bene i dati, sembra che l'Italia sia andata completamente fuori strada rispetto alle linee europee, senza preoccuparsi di mettere in crisi un intero settore e provocare danni economici e occupazionali.
Per fortuna però delle possibili conseguenze se ne preoccupa il Tar, che ha deciso di tener conto anche delle ragioni e dei diritti dei lavoratori della filiera. Il provvedimento giudiziale di sospensione infatti, ha come scopo quello di tutelare i venditori di CBD e tutti i lavoratori della filiera, durante lo sviluppo del processo.
Di solito, la sospensione cautelare non viene concessa se non in presenza della sensazione dei giudici che vi sia una certa fondatezza nelle motivazioni del ricorso.
Il mercato della cannabis light in Italia genera circa 150 milioni di euro l’anno e impiega più di 10.000 persone. Dalla sua entrata in vigore ci saranno danni economici ma anche sociali se pensiamo ai posti di lavoro.
I primi a farne le spese potrebbero essere i piccoli rivenditori, come le erboristerie o i negozi di cannabis light. Il decreto potrebbe avere un impatto notevole anche sui negozi online, che a seconda delle linee guide che seguono, vaglieranno la strada da prendere per ridurre l’impatto al minimo. In generale, tutte le aziende che hanno investito in produzione, trasformazione e commercializzazione del CBD pagheranno in un modo o nell'altro il peso di questo decreto.
Come puoi immaginare, la filiera legata al CBD è composta da diversi attori, quelli di seguito sono solo alcuni tra i principali:
Questa grande filiera, che non può restare invisibile, ha letteralmente costruito il mercato del CBD, generando un utile importante per il paese e dando lavoro a tante realtà diverse, anche e soprattutto a realtà locali a basso reddito o a giovani imprese formate da under 35.
Un utilizzo di CBD di tipo esclusivamente farmaceutico la sconvolgerebbe creando un danno economico e occupazionale non da poco e lasciando spazio alle aziende straniere che ne approfitteranno per appropriarsi di una fetta importante del mercato italiano, come già stanno facendo, a discapito di chi ha scelto di investire lavorando in questo paese.
Ecco alcuni dei punti deboli del decreto del 7 agosto 2023:
Proviamo ora a fare un rapido riassunto, rispondendo alle domande più frequenti sul tema da parte di tutti voi.
No, il CBD non viene considerato una sostanza stupefacente. Il decreto del 20/09/ 2023 ha semplicemente inserito le composizione di CBD a uso orale nella tabella dei medicinali.
Il CBD in Italia è legale e non è considerato una sostanza stupefacente. Il Decreto 1 Ottobre 2020, entrato in vigore il Settembre 2023 però, considerava le composizioni a uso orale di CBD come prodotti medicinali da acquistare solo in farmacia. Tuttavia lo stesso decreto è stato sospeso dal Tar il 23 Ottobre 2023.
I prodotti al CBD continueranno a essere vendibili anche negli shop dedicati.
Va precisato che il cannabidiolo è legale se la percentuale di THC (tetraidrocannabinolo) non supera i limiti consentiti dalla legge 243/2016 relativa alla coltivazione della canapa, ovvero lo 0,6% per la coltivazione e lo 0,5% per i prodotti commercializzati.
Non c’è alcun rischio legale in caso di detenzione di prodotti con CBD, in particolare per i consumatori che lo acquistano per uso personale, perchè il CBD non è una sostanza stupefacente.
Diverso è il caso del THC, che al contrario del CBD ha effetti psicotropi e viene quindi considerato a tutti gli effetti una sostanza stupefacente.
Non esiste un limite alla quantità di CBD che le persone possono acquistare e detenere perché il CBD non è considerato una sostanza stupefacente e non sussiste alcun rischio legale in caso di detenzione di prodotti con CBD, in particolare per i consumatori, anche in Italia.
I prodotti Enecta sono da sempre regolarmente registrati, quindi in base al quadro legale attuale, sono regolarmente vendibili e acquistabili. Non c’è alcun rischio o conseguenza legale per i consumatori che detengono e usano prodotti con CBD, vale anche per i prodotti Enecta, tutti regolarmente certificati e rigorosamente controllati.
No, l'olio di CBD continua a poter essere venduto ovunque. Il decreto del 20 settembre 2023 che voleva lasciare la possibilità di vendita del CBD a uso orale solo alle farmacie, è stato sospeso ad ottobre 2023 da un'ordinanza del Tar del Lazio.
Gli esami delle urine potrebbero rilevare tracce di CBD fino a 5 giorni dall’ultimo utilizzo per chi lo usa occasionalmente e fino a 30 giorni per chi lo usa quotidianamente. Tuttavia il CBD non è uno stupefacente, quindi anche qualora delle tracce fossero rilevate, non costituirebbe un problema legale per chi lo ha usato.
Resta tuttavia importante informare il proprio medico dell'utilizzo del CBD se:
La vita del CBD nel sangue va dalle 18 alle 40 ore e la sua eventuale presenza non costituisce problemi legali per chi lo ha utilizzato.
Assolutamente sì e in completa tranquillità. Ti aspettano i tuoi prodotti, con la stessa qualità e la stessa sicurezza di sempre e tante sorprese e nuovi prodotti in arrivo.
Qualsiasi cosa accada potrai continuare ad acquistare i nostri prodotti sul nostro sito in completa tranquillità perchè comprare i prodotti Enecta in Italia resta legale e sicuro.
Faremo in modo che tu possa avere a disposizione CBD di qualità a un prezzo accessibile, in qualunque scenario. La nostra posizione di leadership nel settore, costruita in 10 anni di lavoro e ricerca, ci permette anche in questo momento sfidante, di non scendere a compromessi sulla qualità e sul prezzo dei nostri prodotti.
Difenderemo sempre il nostro lavoro e le tue necessità. Come una delle prime aziende del settore in Italia, ci stiamo muovendo per aprire un dialogo costruttivo con le istituzioni in modo da far sentire la nostra voce e provare a difendere i diritti sia di chi lavora nella filiera della canapa, sia di chi la utilizza per trarne beneficio.
Siamo convinti che la storia del CBD in Italia sia ancora tutta da scrivere. Il nostro obiettivo è scriverla con te, contribuendo a promuovere un'informazione corretta sul CBD e sul suo utilizzo e salvaguardando una filiera italiana dalle grandi potenzialità.
Come emerge da un sondaggio effettuato da Swg e Cannabis Terapeutica sul nuovo decreto e sul nuovo inquadramento del CBD a cui hanno partecipato circa 1600 persone, in Italia c’è grande scontento da parte di chi utilizza il cannabidiolo rispetto alle nuove misure del governo. Il 92% degli intervistati è preoccupato dal possibile aumento dei costi del CBD, circa il 90% è convinto che il nuovo decreto sul CBD avrà conseguenze negative sulla propria salute e più del 50% ha paura che farà fatica a reperire il CBD con facilità.
Se ci sono domande a cui non abbiamo risposto non esitare a scriverci al wecare@enecta.it
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Il 16 gennaio 2024 il Tar del Lazio ha accolto la richiesta del...