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    INDICE

Il primo studio su larga scala con l’obiettivo di “fotografare” le abitudini dei consumatori di cannabidiolo.

Sono stati pubblicati i primi risultati di una articolata analisi condotta dalla realtà nonprofit californiana Project CBD con l’obiettivo di fare luce sulle abitudini, le preferenze e le necessità delle persone che consumano cannabidiolo (CBD) con uno specifico scopo terapeutico. 

Il progetto è, al momento, la più articolata ricerca mai condotta per valutare gli aspetti qualitativi dell’impiego di cannabidiolo (CBD). Alla fine di giugno 2019 ben 3.506 persone (da 58 diverse nazioni) hanno risposto a un questionario di più di 200 domande in cui hanno descritto le modalità e gli scopi con cui assumono il cannabidiolo. L’indagine è ancora in corso e nei prossimi mesi si arricchirà del contributo di altre centinaia di persone.

Gli autori dello studio hanno indicato in maniera molto chiara il fatto che l’indagine tiene conto del fatto che la gran parte delle persone contattate per lo studio sono consumatori di cannabidiolo che verosimilmente hanno un’opinione positiva sugli effetti benefici che può portare il consumo di quel particolare principio attivo della pianta di cannabis

 

I risultati dell’indagine

Lo studio ha confermato alcune delle evidenze già note sul CBD, con particolare riferimento al suo eccellente profilo di sicurezza. In generale i partecipanti hanno riportato che il cannabidiolo comportava evidenti miglioramenti nel momento in cui veniva impiegato per trattare ansia e dolore.

Ciò non di meno, è emerso anche che il cannabidiolo non è una panacea per ogni male. Nel momento in cui veniva impiegato in ambiti “estranei” all’uso comune (come nel caso dei sintomi della menopausa o dell’andropausa), il cannabidiolo non risultava efficace.

Oltre a confermare i benefici e a delimitare gli ambiti d’impiego, lo studio offre anche una panoramica sul “tipo” di consumatore di cannabidiolo e sulle sue abitudini generali.

 

Chi usa il cannabidiolo (CBD)?

In base ai dati raccolti dallo studio, il consumatore tipico è donna, d’età superiore ai 45 anni e con un buon livello d’istruzione. Da non trascurare il fatto che il 20% dei partecipanti consumatori ha dichiarato di avere più di 64 anni d’età. Gli autori spiegano questo risultato descrivendo il fatto che, in genere, un consumatore di CBD è anche una persona che dedica una particolare attenzione alla salute, informandosi sulle ultime novità terapeutiche. Inoltre, alcune condizioni che comportano dolore cronico sono più frequenti con l’aumentare dell’età.

 

 

CBD: quali sono i prodotti più utilizzati?

Il cannabidiolo viene assunto preferibilmente sotto forma di preparazione liquida erboristica - tinture e oli - e viene consumato oralmente o tramite applicazione topica.

Si tratta di un dato in controtendenza rispetto all’immaginario comune, che tratteggia un utilizzo tramite combustione (il fumo) o vaporizzazione. I consumatori hanno dichiarato di utilizzare il cannabidiolo più volte in un giorno e di usare più varietà di prodotti. 

 

Perchè usare il cannabidiolo (CBD)?

La maggioranza dei partecipanti ha dichiarato di usare il cannabidolo (CBD) per alleviare il dolore - con particolare riferimento al dolore infiammatorio - e per migliorare la qualità del sonno e dell’umore.

Circa il 10% dei partecipanti ha riportato di usare il cannabidiolo nel contesto di terapie più complesse e mirate a intervenire su patologie molto gravi. È il caso di particolari traumi cranici, epilessia, sclerosi multipla, morbo di Parkinson e malattia di Alzheimer.

In questo caso si tratta di una nuova conferma: l’impiego del cannabidiolo come trattamento “tangenziale” alle normali cure. Molti partecipanti hanno dichiarato di usare il cannabidiolo (CBD) per intervenire sui sintomi di più di una condizione. Gli autori, a tal proposito, hanno evidenziato una correlazione molto interessante: quella tra dolore, disturbi dell’umore e del sonno.

 

L’efficacia e l’impatto del CBD

Nel questionario viene anche chiesto di valutare l’impatto del cannabidiolo (CBD) su sei aspetti che permettono di tratteggiare la qualità della vita di una persona: dolore, umore, qualità del sonno, funzionalità fisica, energia, motivazione e socialità. Solo una minoranza dei partecipanti ha indicato che ci fosse stato un miglioramento in tutti questi ambiti. La maggioranza, invece, ha riportato che i benefici più evidenti riguardavano l’umore e la percezione del dolore. 

Interessante notare come i partecipanti abbiano segnalato di avere tratto giovamento nel contesto di particolari malattie. Nel questionario, infatti, si fa riferimento a 17 patologie su cui a volte si usa il cannabidiolo.

Si trattava di dipendenze da sostanze (alcolismo o altre), disturbo da deficit di attenzione, alzheimer, disturbi dello spettro autistico, traumi cerebrali, tumore, diabete, epilessia, malattie gastrointestinali, depressione, ansia, mal d’auto, dolore, morbo di Parkinson, malattie ormonali, sclerosi multipla, disturbo da stress post traumatico e disturbi del sonno. Nel questionario si domandava il tipo e lo stato di avanzamento della malattia e se si fossero riscontrati dei benefici a seguito dell’assunzione di CBD.

La stragrande maggioranza dei 3.506 partecipanti ha dichiarato di avere tratto un significativo giovamento. I risultati più significativi sono emersi nell’ambito della percezione dell’intensità del dolore. I partecipanti dovevano indicare, su una scala da uno a dieci, il livello di percezione del dolore.

Prima dell’assunzione di CBD, l’intensità media riportata era di 6,85 (su una scala da 1 a 10) mentre, a seguito dell’assunzione, il valore medio scendeva a 2,76. La maggioranza dei partecipanti, inoltre, ha dichiarato di avere assistito a un netto miglioramento nella qualità del sonno.

Quasi il 90% dei partecipanti usa o ha usato il CBD per contrastare uno stato d’ansia. I risultati sono stati anche in questo caso significativi: il 92% ha osservato una diminuzione dell’ansia e un miglioramento generale dell’umore. I pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia, hanno percepito un netto miglioramento dovuto alla riduzione della nausea. 

 

CBD, in che forma si assume?

Metà dei partecipanti ha dichiarato di utilizzare prodotti con CBD che contengono una quantità di THC inferiore allo 0,3%. Il 40%, invece, ha dichiarato di assumere il CBD in combinazione con prodotti alla cannabis contenente anche THC, negli stati in cui questo consumo è regolamentato.

Da sottolineare come il 5% dei partecipanti abbia dichiarato di non conoscere esattamente la quantità di CBD che assume. Si tratta di un piccolo campanello d’allarme, che ricorda come sia sempre bene acquistare prodotti che siano certificati e che garantiscano che dosi e percentuali riportate in etichetta siano effettivamente rispettate.

Per quanto riguarda i metodi di impiego, la maggioranza dei consumatori tende a evitare il “fumo”, preferendo tinture, oli e prodotti tipici. Quasi la metà dei partecipanti (46%) ha riportato di usare più di un metodo di assunzione. Il binomio più impiegato è quello tintura / prodotto da vaporizzare.

Da sottolineare anche come la stragrande maggioranza dei partecipanti non sia a conoscenza dell’esatta quantità di CBD che assume. L’assenza di sinificativi effetti collaterali può portare a un consumo più “svagato” ma, anche a detta degli autori dello studio, non si tratta di un comportamento da incentivare, anzi. È bene procedere quanto prima per informare maggiormente il pubblico sulle caratteristiche e sull’uso corretto del cannabidiolo. 

 

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