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Negli ultimi tempi il tema CBD e animali è stato al centro del lavoro del team Enecta.

Non solo abbiamo lavorato a un nuovo prodotto, l’alimento complementare CBD Oil for Pets nella versione da 30 ml (più adatto alle esigenze di animali di taglia grande), ma abbiamo anche partecipato a un’importante occasione di formazione della comunità veterinaria in Italia: il XVIII Congresso nazionale dell’Unione Italiana Società Veterinarie, tenutosi al Mi.Co. di Milano dal 15 al 17 febbraio.

Il congresso si è sviluppato sulla presentazione di metodiche all’avanguardia applicabili oggi in diverse discipline: cardiologia, Citologia, Diagnostica per immagini a 360°, Medicina d’urgenza, Anestesia, Oncologia e Chirurgia Oncologica, Ortopedia, Urologia presentate da opinion leader italiani ed internazionali con lezioni frontali, con casi clinici e prove pratiche.

In quest’ambito Enecta ha sponsorizzato la Master Class in Oncologia, nell’ambito della quale Vincenzo Rondelli, DVM, PhD, Responsabile del Reparto di Anestesia e Terapia del dolore dell’Istituto Veterinario di Novara, ha tenuto la relazione “L’utilizzo dei cannabinoidi in medicina veterinaria e prospettive future sul loro impiego”.

Il tema dell’applicazione dell’utilizzo del cannabidiolo in ambito veterinario sta mostrando un interesse sempre maggiore, noi abbiamo cercato di saperne di più in questa intervista con il dottor Vincenzo Rondelli.

Da dove è nato il suo interesse verso l'utilizzo della Cannabis in ambito veterinario?

Mi occupo principalmente di anestesia e terapia del dolore: spesso, oltre agli articoli scientifici veterinari, valutiamo la bibliografia 'umana' per prendere spunto su terapie alternative, o complementari, alla medicina allopatica per contrastare il dolore e l’infiammazione.

In particolare, poiché anche in medicina veterinaria da anni si pone più attenzione al paziente oncologico, tempo fa ero alla ricerca di molecole con potere analgesico e antinfiammatorio, ma scarso impatto sul sistema immunitario: mi sono così imbattuto nel CBD.

Quali sono gli attori o le forze che più spingono e ne portano avanti lo studio e l'utilizzo? (la comunità scientifica, singoli veterinari, associazioni di pazienti, aziende produttrici....)

Sicuramente c’è un interesse generale, ma in questo momento sono più i singoli veterinari, e soprattutto i proprietari di animali, a proporre maggiormente l’utilizzo di queste molecole.

A che punto è la ricerca, e quali sono le prospettive per il futuro prossimo, e per quello più lontano?

La ricerca sul CBD in veterinaria è avanti per quanto riguarda gli studi di farmacocinetica, fondamentali; abbiamo però bisogno di più studi clinici che confermino l’efficacia delle principali proprietà benefiche negli animali da compagnia.

Se dovesse analizzare il fenomeno da un punto di vista esterno, quali sono le cose positive e quali quelle negative? Che cosa dovrebbe cambiare secondo lei?

Da qualche anno, seguendo il trend della medicina umana, anche in medicina veterinaria si è alla ricerca di rimedi naturali che possano aiutare la medicina tradizionale a colmare dei vuoti terapeutici, o per creare un effetto sinergico con le comuni strategie farmacologiche, e questo è assolutamente positivo.

Al contrario, credo che la contemporanea nascita di “smart shop”, o la possibilità di trovare formulazioni di CBD un po’ ovunque, e a diverse concentrazioni, possa indurre confusione nell’utilizzatore, sminuire il valore terapeutico, e incidere sulla qualità del prodotto.

Qual è la percezione del consumatore finale (il padrone dell'animale domestico) rispetto all'utilizzo di prodotti a base di cannabis?

Ciò che accade maggiormente è che i proprietari scettici nell’utilizzo del CBD, dopo averlo somministrato ai propri animali, ne riconoscono le proprietà benefiche e manifestano il loro entusiasmo.

I proprietari che invece hanno già assunto personalmente il CBD sono felici di poter condividere questa scelta terapeutica con i propri animali.

Qual è invece il livello di consapevolezza (o di propensione) circa la cannabis nel mondo degli "addetti ai lavori" (veterinari, informatori scientifici etc)?

C’è ancora scarsa conoscenza sugli effetti del CBD tra medici e informatori: le sue proprietà vengono ancora assimilate a quelle del THC, ovvero, vi è una credenza comune che il CBD possa avere gli stessi effetti psicoattivi del THC, dando negli animali, ma anche nelle persone, sonnolenza, euforia, o in alcuni casi agitazione.

Cosa potrebbe migliorare la diffusione e l’utilizzo del CBD

In attesa di maggiori pubblicazioni scientifiche, credo serva una migliore informazione sulle proprietà del CBD, e quindi affidarsi ad esperti del settore per una corretta divulgazione scientifica e per un uso corretto del prodotto.

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