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La pianta di canapa è diffusa da millenni in molte aree del mondo. Da allora, nel corso della storia, la cannabis è stata adoperata con vari scopi – rituali o meno – in un gran numero di culti religiosi.

La pianta di cannabis è originaria dell’Asia centrale e le prime testimonianze indicano la presenza di coltivazioni di canapa in Cina e nel sub-continente indiano già a partire dal 5000 a.C..

In Giappone, nella zona di scavi archeologici dell’isola di Oki, sono state trovate tracce di canapa che testimoniano un utilizzo comune della pianta.

Secondo alcuni studiosi la canapa è una delle piante che per prime sono state sistematicamente “coltivate” dall’essere umano.

Secolo dopo secolo la pianta di canapa si è diffusa in tutto il mondo, acclimatandosi in Europa, nelle Americhe e in Africa. La cannabis, nella sua millenaria storia, ha incrociato genti e culture, diventando spesso parte anche di riti o simbologie religiose.

Cannabis e rastafarianesimo

Il rastafarianesimo è una religione monoteista che viene comunemente associata all’utilizzo di cannabis. Il rastafarianesimo è nato negli anni ’30 del Ventesimo secolo e prende il suo nome da Ras Tafari, nome di battesimo di Hailé Selassié, negus e ultimo imperatore d'Etiopia dal 1930 al 1936, e dal 1941 al 1974, riconosciuto come il messia alla sua seconda venuta. Selassié, infatti, era considerato discendente di re Salomone e della regina di Saba.

L’utilizzo della cannabis nel rastafarianesimo è documentato a partire dagli anni ’40, con fini sia medici che meditativi. I seguaci del rastafarianesimo vedono la canapa come una pianta sacra e benefica: l’Albero della Vita menzionato nella Bibbia.

Induismo e cannabis

La cannabis in India viene utilizzata dal 2000 a.C. e da allora è una pianta usata molto spesso e consumata sotto forma di charas (resina), bhang (semi o foglie) o ganja (i fiori). L’uso rituale della cannabis viene descritto in numerosi testi in sanscrito.

Nell’Atharvaveda - una delle quattro suddivisioni canoniche dei Veda, testi in sanscrito risalenti alla seconda metà del secondo millennio avanti Cristo – viene descritta l’efficacia della pianta nel ridurre l’ansia: una proprietà confermata dalla scienza molti secoli più tardi. Ancora oggi, durante le festività religiose, è comune consumare bevande contenenti cannabis.

Tibet, buddismo e cannabis

Il buddismo – una delle religioni più antiche al mondo – segue gli insegnamenti dell'asceta Siddhārtha Gautama e poggia le sue basi sulle nelle dottrine fondate sulle Quattro nobili verità. Si tratta di un insieme di pratiche spirituali generate dalle diverse interpretazioni delle quattro dottrine.

L’impiego di cannabis nelle pratiche associate al buddismo risale ai primissimi anni di diffusione della pianta. Spesso la canapa viene citata nel buddismo. Un racconto tradizionale del Buddismo Mahayana narra che, nel suo percorso verso l’illuminazione, Buddha è sopravvissuto nutrendosi di un singolo seme di canapa al giorno.

Cannabis e taoismo

I testi taoisti menzionano la cannabis fin dal 570 a.C., quando si ritrova la pianta nel Wushang Biyao, come ingrediente da aggiungere ai bruciatori per l’incenso. Nel testo si trova un chiaro riferimento alle esperienze con “fumi allucinogeni”.

Secondo tradizioni taoiste di poco successive, nel III° secolo a.C. le scritture della scuola taoista Shangging erano state dettate durante un “contatto” con il regno dei defunti, avvenuto quasi sicuramente grazie alla cannabis.

Qualche secolo più tardi, tra il 400 e il 600, si trovano molte testimonianze di uso della cannabis con finalità religiose ma anche accompagnate da una consapevolezza dei suoi benefini per la salute. Sempre secondo il canone Shangging viene consigliato il consumo della canapa nei decotti al ginseng.

Ebraismo e cannabis

Nella religione ebraica il rapporto con la cannabis è stato controverso fino a pochi anni fa.

Sula Benet, antropologa polacca di origine ebraica vissuta nel XX° secolo, ha incentrato parte dei suoi studi su una pianta dal nome Kaneh-bosm, citata nel Vecchio Testamento. La ricercatrice aveva concluso che la pianta a cui si riferisce il testo è quella di cannabis, utilizzata in riti religiosi come elemento parte dell’olio usato nella sacra unzione.

Nel 1980 è arrivata la conferma da parte della Hebrew University di Israele che il termine Kaneh bosm (e le sue varie storpiature storiche) fa riferimento ai fiori di canapa. Nel 2013 il rabbino Efraim Zalmanovich si è espresso a favore della cannabis a uso medico e oggi la pianta viene definita kosher: ideone e adatta all’uso per i credenti.

La cannabis nel cristianesimo e nell’islam

Si tratta di culti che si sono sempre espressi in maniera negativa nei confronti di qualsiasi uso della cannabis: medico, ricreativo o meditativo. Tuttavia negli ultimi anni si è assistito a una lieve apertura da parte di alcune comunità cristiane protestanti nei confronti della cannabis a uso medico.

Allo stato attuale c’è ancora poca ricerca storica in merito, anche se di per certo la pianta di canapa era presente nei paesi di fede cristiana da molti secoli.

Nell’islam la cannabis non è considerata a fini religiosi. Il Corano non la proibisce espressamente ma la cannabis è in ogni caso bollata come haram (proibita).

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