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Il CBD viene sempre più impiegato per accompagnare le normali terapie contro la schizofrenia.

Psicosi è sinonimo di malattia mentale. Le psicosi possono essere di varia natura - ad esempio affettiva, paranoide, maniaco-depressiva - e colpiscono e incidono sulla vita di una persona in maniera totale.
L’insieme delle psicosi è vastissimo, i suoi confini più o meno labili, la ricerca sulla materia e sulle cure possibili continua a occupare la comunità scientifica, soprattutto quella affine alle neuroscienze.

Le psicosi affliggono un gran numero di persone e, di conseguenza, i loro familiari, spesso travolti da situazioni difficili da gestire.

Grazie all’impegno di medici, ricercatori e personale sanitario, negli ultimi anni la “diversità” delle persone affette da psicosi viene affrontata in maniera sempre più inclusiva, intervenendo sui sintomi che affliggono la persona e la sua quotidianità. Una delle patologie mentali più indagate è la schizofrenia, un gruppo di psicosi caratterizzate da un processo di dissociazione della personalità che può avvenire su vari livelli e con diverse dinamiche.

Sui fenomeni schizofrenici, di recente è stata individuata la grande utilità del cannabidiolo (CBD).

Il principio attivo della pianta di cannabis, infatti, viene sempre più studiato per le sue possibili (e promettenti) applicazioni

Il cannabidiolo, oggigiorno, è considerato una sostanza capace di accompagnare le terapie prescritte nei casi di schizofrenia. Il CBD pare essere in grado di ridurre alcuni dei sintomi tipici della malattia. I disturbi neuropsichiatrici come la schizofrenia sono infatti associati a disturbi cognitivi, compresi i deficit di apprendimento, di memoria e di attenzione.

I farmaci antipsicotici hanno un'efficacia limitata per migliorare questi deficit. Per questo motivo - nel corso della ricerca di nuove sostanze in grado di intervenire sulla malattia - il cannabidiolo e i motivi della sua efficacia vengono sempre più studiati. Alcuni studi condotti sugli animali hanno evidenziato come il cannabidiolo (CBD) portasse un effettivo giovamento, migliorando la memoria a breve termine e stimolando la socialità. 

 

Cannabidiolo e schizofrenia: gli studi sull’essere umano

Il cannabidiolo ha dimostrato di essere in grado di ridurre i potenziali effetti psicotici che la cannabis contenente THC potrebbe indurre nei soggetti predisposti.

È questo il motivo che ha spinto a ricercare se questo effetto si potesse declinare anche nel caso delle persone che - di base - soffrono dei sintomi tipici delle psicosi. Nel caso degli effetti del CBD sulla schizofrenia e delle sue manifestazioni, una revisione degli studi condotti fino al 2012 pubblicata dai ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze della facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo, in Brasile, ha mostrato come il cannabidiolo possa essere una sostanza effettivamente capace di stemperare alcuni dei sintomi della schizofrenia.

Il grande vantaggio, sottolineato anche per altri contesti, deriva anche dal fatto che - a differenza di molti altri farmaci della categoria degli antipsicotici - il cannabidiolo (CBD) ha un ottimo profilo di sicurezza.

Tra le altre cose, il cannabidiolo non implica un aumento del peso corporeo: un fenomeno abbastanza comune che sopravviene con certi farmaci specificatamente usati per trattare la schizofrenia. 

 

La ricerca prosegue

Mentre la ricerca scientifica continua a far luce sugli effettivi meccanismi di interazione del cannabidiolo con l’organismo umano, è stato osservato tramite la risonanza magnetica funzionale (fMRI) la potenziale “zona d’azione” del CBD nel caso specifico dei sintomi psicotici.

Negli studi che indagavano il rapporto tra CBD e Delta-9-tetraidrocannabinolo e la capacità del primo di stemperare gli effetti del secondo, si è visto come gli effetti antipsicotici del CBD in relazione agli effetti psicotomimetici del THC coinvolgono lo striato e la corteccia temporale che in genere vengono associati alla psicosi. 


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