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    INDICE

 

Prenderà il via il prossimo 25 Maggio a FrattamaggioreCanapa è’” la Fiera della Canapa giunta alla sua terza edizione.

Frattamaggiore, nominata ‘Città della Canapa’, fino a metà degli anni 50’ è stato il principale centro canapiero campano e tra i più importanti in Italia.

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Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con l’avvocato Nicomede Di Michele, presidente dell’Associazione Fracta Sativa UniCanapa.
 
Avvocato De Michele il 2018 che anno sarà per il mondo Canapa in Italia? Che tipo di aspettative vengono nutrite dal settore?

Con la Legge 242 del 2016, paradossalmente si è favorito ciò che per opportunità politica non si è regolamentato. Pensando di eliminare un possibile ostacolo all’approvazione del provvedimento, i parlamentari, con l’assenso delle associazioni, decidevano di stralciare, con la promessa di inserirla in un secondo momento, la lettera h) dell’art. 2 che, tra i possibili usi della canapa industriale, indicava “le infiorescenze secche e fresche per uso erboristico”.

Grazie a quella decisione il 2018 sarà senza dubbio l’anno delle infiorescenze di cannabis legale, quella che si ottiene utilizzando i semi di canapa inseriti nel catalogo comune delle varietà di piante della CE, con un tenore di THC inferiore allo 0,2%.

Per la sua alta redditività, il mondo canapicolo sta subendo una ridefinizione dei settori di applicazione di maggior interesse.

Questo ci fa capire che, al di là dei sentimentalismi, la canapa, al pari di qualsiasi altro prodotto, non è immune dalla fredda legge del mercato della domanda e dell’offerta.

Anche se questo, al parere di alcuni, può mettere in crisi l’ideale di canapa come fonte eco-sostenibile, ciò non impedisce che la canapa possa rappresentare, soprattutto per i giovani, una grande opportunità di lavoro. 

Non dimentichiamo che il settore alimentare è stato il primo ad aver ottenuto maggiori consensi di pubblico e che oggi sta acquisendo sempre più mercato. Ciò è stato possibile grazie alle qualità nutraceutiche del seme di canapa e al fatto che il suo processo di trasformazione non richiede grandi impegni economici.

Nella immediatezza si possono ottenere prodotti finiti come il decorticato, l’olio, la farina e vari prodotti da forno, come la pasta, il pane, i biscotti, tanto per citarne alcuni.

Nell’Edilizia la canapa non è da meno: il canapulo e la fibra vengono impiegati per realizzare prodotti come il mattone e i pannelli, ai quali si riconoscono grandi capacità fonoassorbenti e termoregolatori, con notevole risparmio energetico a beneficio per l’ambiente.

Quello delle infiorescenze è risultato essere un settore sorprendentemente nuovo ed inaspettato. Grazie all’intelligenza di alcuni addetti del settore che hanno “sfruttato”, quasi a mo’ di protesta, un vuoto della legge 242/2016.

Probabilmente questo grande interesse per le infiorescenze non si sarebbe mai avuto se quella lettera h) restava al suo posto.

Ne è prova il fatto che l’infiorescenza, prima che venisse espunta dal corpo normativo (ciò, a mio pare, non significa che oggi sia vietata, mancando nello specifico una precisa disposizione normativa) veniva utilizzata regolarmente come tisana e venduta nei supermercati o addirittura in farmacia. Era un prodotto come un altro, anzi, sotto certi aspetti anche poco interessante, incapace di competere con il seme di canapa e suoi derivati.

Nel 2017, precisamente nel mese di maggio, succede qualcosa di inaspettato. Sul mercato viene presentato un prodotto a base di infiorescenza, che nulla ha a che vedere con le tisane. Con nomi evocanti la lotta al proibizionismo, confezionata in maniera che tanto richiama alla memoria quella proibita, quel tipo di infiorescenza ha un successo del tutto imprevedibile, forse anche per gli stessi ideatori.

Nasce così la cannabis light. In realtà nulla di nuovo se non un’abile mossa di marketing che ha creato nell’immaginario collettivo soprattutto nei giovani, la possibilità di poter utilizzare la cannabis “impunemente”, come sfida alle autorità, allo Stato, a beffa dei benpensanti.

Una singolare forma di protesta, pacifica, innocua, sotto certi aspetti addirittura canzonatoria, fortemente redditizia. Una forma di business che dà lavoro, crea sviluppo. Una dimostrazione concreta di come la canapa possa costituire un volano di crescita dell’economia, un modo di essere hippy alla nuova maniera.
E’ venduta non per uso alimentare, non per fumo o ancora per uso terapeutico, ma per un non ben definito uso tecnico.  

Francamente mi viene da sorridere di fronte a certe logiche ottuse e inconcludenti della politica, delle istituzioni. La storia insegna, ma l’uomo, in particolare il politico, spesso è un pessimo allievo.

Tuttavia, non credo che questo nuovo modo di concepire la canapa industriale possa distogliere coloro che invece vedono nella pianta una grande opportunità di lavoro e di sviluppo.

Abbiamo sempre detto che la canapa è come il maiale, non si butta nulla. Ebbene, credo che questo sia ancora un argomento valido. Dalla canapa possiamo ottenere tante cose buone per la nostra vita, per il nostro benessere. Tocca a noi saperla utilizzare in maniera etica, responsabile e soprattutto in maniera lungimirante.

 

 

La Storia della Canapa in Italia si intreccia senza dubbio con quella di Frattamaggiore, dove lei è uno dei promotori dell’evento “Canapa è….”. Da qualche tempo la città è stata rinominata “Frattamaggiore Città della Canapa”, perché Frattamaggiore è storicamente importante per il movimento Canapa? 

 

In passato la Canapa veniva coltivata e trasformazione in tutta Italia. Uno dei maggiori centri in Campania si trovava proprio a Frattamaggiore, dove si otteneva un prodotto di primissima qualità.

Non a caso l’allora industria nazionale Linificio Canapificio s.p.a., scelse di insediare qui un importante centro per la trasformazione della canapa. Indicata nei testi di geografia economica di inizio secolo scorso, Frattamaggiore era considerato a livello internazionale uno dei punti di maggiore produzione di canapa tessile della migliore qualità.

Non a caso, a marzo del 2017, con delibera consiliare, il Comune di Frattamaggiore modifica il proprio stuto attribuendosi il titolo di “Città della canapa”.

In un contesto del genere, ricco di storia, cultura e tradizione, nasceva l’associazione Fracta Sativa Unicanapa che nelle Istituzioni e soprattutto nella cittadinanza ha trovato terreno fertile. Quest’anno, come per i due anni precedenti, nell’ultimo fine settimana del mese di maggio si terrà la terza edizione di “Canapa è” che avrà come location il Corso Durante e Piazza Umberto I.

Ci aspettiamo tre giorni di grande affluenza di pubblico, grazie al ruolo di centralità che Frattamaggiore rappresenta per molte paesi dei dintorni. L’evento riguarderà altre due prodotti eccellenti del territorio legate alla canapa. Un tempo la canapa si coltivava sotto le alberate, dette anche vite maritate, dal cui vitigno oggi come allora, si ottiene un ottimo vino asprinio, la cui acidità ben si abbina al gusto della mozzarella di bufala.

Inoltre, nella giornata di domenica 27 maggio si terrà la seconda edizione del concorso nazionale per il miglior olio di semi di canapa, denominato “Premio Canapa è”, nel quale verranno premiati i migliori tre produttori di tale prodotto.

 

 

In Italia spesso si parla di creare nuove opportunità di lavoro per i giovani e meno giovani, dal suo punto di vista la produzione e lavorazione della Canapa può essere un nuovo settore di sbocco occupazionale ed economico? 

 

La Canapa è una forza della natura. Se penso ai suoi molteplici utilizzi, faccio fatica a non considerarla una grande opportunità per un sano sviluppo economico, peraltro eco-sostenibile.

La pianta di canapa però di per sé non offre grande opportunità di guadagno. Mi spiego meglio. A differenza degli altri prodotti della terra, come le fragole, gli asparagi, i broccoli, che sono già pronti per essere venduti e consumati, la canapa è una materia prima e come tale va trasformata per ottenere il “prodotto”.

Non a caso uno dei motivi che hanno impedito un immediato sviluppo è dato dalla mancanza degli impianti di prima trasformazione. Il futuro non è tanto produrre in loco, che resta comunque cosa saggia e giusta, ma è saperla trasformare. La vera ricchezza sta nella sua manipolazione, nel farla divenire prodotto semilavorato, finito.

Per i giovani che sono attratti da questo settore, che tipo di consiglio darebbe?

A loro dico di imparare a conoscere prima di tutto la pianta, a saperla coltivare, ma soprattutto a trasformarla, a renderla prodotto finito, mattone per la bioedilizia, legno, carta, alimento, cosmesi ed altro ancora. Ogni settore di applicazione può rappresentare una realtà produttiva.

L’azienda agricola è solo un primo anello di una lunga catena di opportunità di lavoro e di benessere. La filiera a chilometro zero è un punto di partenza. La vera ricchezza di un territorio sta nel realizzare micro e piccole imprese artigianali dalle quali ottenere prodotti ricavati dalla canapa

Dal suo punto di vista, le Istituzioni e la politica in generale su quali misure dovrebbero immediatamente mettersi al lavoro per favorire il settore? E da questo punto di vista come giudica lo stato attuale delle cose? (Intese da un punto di vista legislativo?

Le Istituzioni guardano al fenomeno con un certo interesse, direi che cominciano a crederci. Ne è prova la recente legge nr. 242/2016 che ha disciplinato la coltivazione della canapa industriale, cui hanno fatto seguito numerosi provvedimenti regionali emanati proprio con lo scopo di contribuire alla diffusione della coltura e del suo utilizzo: una per tutte la legge nr. 5 del 2017 della Regione Campania.

Personalmente credo che il settore possa trovare un suo naturale e graduale sbocco attraverso la figura dell’artigiano della canapa. Occorre insegnare, quindi, ai giovani come poterla manipolare per ottenere prodotti cha abbiano un certo interesse del mercato. Ciò che un tempo era la nostra forza oggi non può ritornare. Mi riferisco al tessile. Non è pensabile ottenere nei tempi attuali prodotti tessili di canapa con i processi produttivi di una volta.

Pensare invece alle nuove tecnologie questo si. La ricerca, quindi, ha un ruolo importante nello sviluppo della canapa.

Le istituzioni devono incoraggiarla, dando spazio anche alla cultura. Bisogna andare nelle scuole ed insegnare ai giovani i benefici della canapa. Occorre creare una nuova cultura, ma soprattutto formare una nuova classe di consumatori.

 

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