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Tutto quello che devi sapere sui cannabinoidi

Scritto da STAFF ENECTA | 27 giugno 2023

 

Cosa si intende per cannabinoidi?


I cannabinoidi sono composti chimici presenti sulle piante di cannabis sativa, i più conosciuti sono il CBD (cannabidiolo), il THC (tetraidorocannabinolo), il CBN (cannabinolo) e il CBG (cannabigerolo)

I cannabinoidi sono in grado di interagire con dei recettori specifici presenti nel nostro sistema endocannabinoide, i recettori endocannabinoidi, i recettori CB1 e CB2.

Questa definizione però merita un approfondimento.  

Quanti tipi di cannabinoidi esistono?

Esistono 3 tipi di cannabinoidi:

  • cannabinoidi endogeni - endocannabinoidi

  • cannabinoidi naturali - fitocannabinoidi

  • cannabinoidi sintetici

I cannabinoidi endogeni sono composti organici che si generano all’interno dell’organismo e agiscono nell’ambito del sistema nervoso centrale e periferico. Si tratta di una classe di messaggeri lipidici capaci di interagire con i recettori cannabinoidi che costituiscono il sistema endocannabinoide. Per il momento sono cinque gli endocannabinoidi noti alla comunità scientifica: anandamide, arachidonoglicerolo, noladin, virodamina, N-arachidonoildopamina.

I cannabinoidi naturali o fitocannabinoidi sono presenti nella cannabis e sono concentrati nella sua resina viscosa.

La ricerca scientifica è riuscita a identificare più di 113 diversi cannabinoidi presenti nelle piante di cannabis sativa.

Si continuano a studiare in particolare i tre fitocannabinoidi più abbondanti nella pianta di cannabis:

  • il tetraidrocannabinolo (THC),
  • il cannabidiolo (CBD)
  •  il cannabinolo (CBN)

Oltre ai tre cannabinoidi principali, è necessario considerare la presenza del cannabigerolo (CBG): un cannabinoide non psicoattivo scoperto nel 1964. Il cannabigerolo (CBG) è composto da acido cannabigerolico (CBGA), che durante il processo di crescita della pianta, può trasformarsi grazie all’azione di alcuni enzimi negli altri cannabinoidi già citati.  

I cannabinoidi sintetici sono quelli realizzati in laboratorio per poi essere impiegati a scopo terapeutico come componente di vari farmaci. I cannabinoidi sintetici simulano le caratteristiche degli endocannabinodi, interagendo con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide dell’organismo. 

Quando sono stati scoperti i cannabinoidi?

La pianta di cannabis viene utilizzata da millenni da parte dell’essere umano. Tracce del suo impiego vengono fatte risalire al 2900 a.C., quando in Cina era elencata tra le 50 erbe mediche fondamentali nella farmacopea (l’elenco ufficiale dei farmaci) dell’imperatore Shen Nung.

Secolo dopo secolo la pianta di cannabis si è diffusa in tutto il mondo, acclimatandosi in Europa, nelle Americhe e in Africa e diventando parte di culture, ricettari medici e tradizioni. Tuttavia, i primi studi scientifici e l’individuazione dei componenti fondamentali della pianta - i cannabinoidi - risalgono a tempi assai più recenti. È solo nella seconda metà del XX° secolo che la pianta inizia a essere studiata con un rigore scientifico, grazie alla scoperta dei cannabinoidi.

Il pioniere della ricerca sulla cannabis fu il professor Raphael Mechoulam. Nel 1964, quando lavorava all’Istituto Weizmann in Israele, Mechoulam   assieme ai colleghi Yechiel Gaoni, e Habib Edery – isolò il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC).

Negli anni Mechoulam si impose come il vero precursore di questo filone di ricerca. Lo scienziato israeliano scoprì anche il cannabidiolo (CBD), individuato già nel 1963. Le sue pubblicazioni, frutto del lavoro di oltre 50 anni, costituiscono la base per la ricerca scientifica sulla cannabis.

Da allora l’interesse da parte della comunità scientifica non ha mai smesso di crescere. Dagli anni ‘90, le ricerche sulla cannabis terapeutica hanno permesso agli studiosi di scoprire decine e decine di altri cannabinoidi e, di conseguenza, è stato possibile studiare i meccanismi tramite cui interagiscono con l’organismo.

Come funzionano i cannabinoidi? 

Gli esseri umani sono dotati di una rete composta da milioni di recettori capaci di interagire con i cannabinoidi, che siano essi prodotti all’interno dell’organismo (gli endocannabinoidi) o che possono provenire dall’esterno (i fitocannabinoidi o i cannabinoidi sintetici). Questa rete di recettori è conosciuta con il nome di “sistema endocannabinoide”.

Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore. I cannabinoidi agiscono  indirettamente sui recettori di questo sistema. Da questa relazione è derivato l’interesse del mondo scientifico, impegnato a svelarne i meccanismi più profondi.

I cannabinoidi della cannabis sativa

Come abbiamo detto, ogni pianta di cannabis racchiude decine e decine di diversi cannabinoidi. Conosciamoli:

  • THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo)
    Il THC è il responsabile dell’effetto psicoattivo che si sviluppa nel consumo di Cannabis. Il THC comporta un rilascio di dopamina da cui scaturisce un effetto di euforia e benessere. Nel 1985 la “Food and Drugs Administration” ha riconosciuto la sua capacità terapeutica, sviluppando un farmaco, il Dronabinol, prodotto dall’Unimed Pharmaceuticals su finanziamento dell’istituto nazionale sul cancro. Il Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) viene da allora impiegato anche in ambito terapeutico per intervenire su un grande numero di disturbi, di malattie con cui convivere e anche nel caso di particolare terapie del dolore o di “accompagnamento” alla medicina tradizionale. È il caso dei pazienti oncologici o di quelli affetti da patologie neurodegenerative.

  • CBD (Cannabidiolo)
    Il CBD è un componente attivo della Cannabis sativa e rappresenta il principale fitocannabinoide presente nell'intero complesso vegetale. Da alcuni anni ormai si assiste a un rinnovato interesse per il CBD da parte della comunitá scientifica e medica, soprattutto grazie alla scoperta della sua attività antiossidante, antinfiammatoria, analgesica e neuroprotettiva.
    ll CBD, a differenza del THC, non ha attività psicotropa; al contrario numerosi sono gli studi che evidenziano come possa contrastare o ridurre gli effetti negativi del THC.
    Il cannabidiolo può avere effetti benefici diversi e viene usato in diversi contesti. Per esempio per alleviare una condizione di dolore cronico, per migliorare uno stato d’ansia o la qualità del sonno. Sono emersi benefici per il recupero muscolare, le patologie delle ossa, l’artrosi o l’osteoporosi.

  • CBN (Cannabinolo)
    Il cannabinolo (CBN) si sviluppa quando il THC entra in contatto con l’ossigeno e con il calore. La conseguente ossidazione converte il THC in CBN. È per questo motivo che la presenza di grandi quantità di CBN è associata, in genere, con le infiorescenze di cannabis molto stagionate.
    Il CBN, però, non provoca alterazioni e non ha effetti stupefacenti. Il CBN, infatti, non ha effetti psicoattivi e potrebbe trovare applicazione in ambito dermatologico. La ricerca scientifica sta dimostrando ogni giorno di più i benefici che l’uso topico di prodotti contenenti cannabidiolo (CBD), delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e altri cannabinoidi possono avere sui pazienti affetti da psoriasi.
    I cannabinoidi, infatti, agiscono sullo stato di infiammazione della pelle tipico della malattia. Il CBN, in particolare, pare avere la capacità di regolare la produzione di cellule cutanee e si è rivelato efficace nel trattare i sintomi provocati dallo Staphylococcus aureus, un batterio ormai resistente alla meticillina e che provoca le infezioni che spesso precedono il manifestarsi della psoriasi.

  • CBG (Cannabigerolo)
    Il cannabigerolo è un derivato dell’acido cannabigerolico (CBGA), uno dei primi cannabinoidi che si formano nella pianta di cannabis.
    Durante la fase di maturazione della pianta di Cannabis infatti, alcuni enzimi agiscono trasformando il CBGA in una varietà di cannabinoidi acidi, quali THCA, CBDA, e CBCA. Il CBG è un cannabinoide che svolge la sua funzione come base per molti altri composti prodotti dalle piante durante la crescita.
    Il CBG aumenta la produzione di anandamide, il principale cannabinoide endogeno presente nel nostro corpo. L'anandamide aiuta a regolare il sonno, l'appetito e la memoria, agendo direttamente sui recettori CB1 e CB2.

Cosa sono i recettori cannabinoidi?

I recettori cannabinoidi sono una classe di recettori della famiglia dei recettori accoppiati alla proteina G. I recettori sono proteine che si legano con un fattore specifico (chiamato “ligando”) che, così facendo, provoca una variazione di forma che dà luogo a una risposta cellulare o biologica.

Si tratta di piccole molecole segnale che derivano da un acido grasso polinsaturo: l’acido arachidonico. I due tipi di endocannabinoide fino ad ora individuati (CB1 e CB2) costituiscono il sistema endocannabinoide; un sistema che agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.

Consideriamo i cannabinoidi come dei “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo e i recettori cannabinoidi come i riceventi di questi messaggi. 

Dove si trovano i recettori cannabinoidi?

È stato osservato come i recettori CB1 siano presenti in tutto l’organismo ma con una prevalenza nel sistema nervoso centrale e nel midollo spinale. Si trovano nelle aree del cervello come l’ipotalamo o l’amigdala e in prossimità di molte terminazioni nervose. È per questo motivo che i recettori CB1 possono avere un ruolo per stemperare una sensazione di dolore o un particolare trauma. I recettori CB2 invece si trovano di solito nelle cellule del sistema immunitario e nel sistema nervoso periferico.

Quali sono le droghe cannabinoidi?

Per droghe cannabinoidi si intendono i principi attivi che provocano effetti psicoattivi, in particolare il THC e l'HHC, entrambi al momento illegali in Italia.

Il CBD cannabidiolo invece è legale in Italia e in Europa da molti anni ormai, è un prodotto sicuro e ben tollerato, utilizzato per supportare il corpo umano in caso di ansia, stress, dolore e disturbi del sonno.