Il cannabidiolo (CBD), uno dei principali principi attivi della pianta di cannabis, si è dimostrato essere utile in un enorme numero di ambiti. Il CBD, ad esempio, può essere di estremo aiuto per aiutare le persone che soffrono di disturbi post traumatici da stress, placando uno stato d’ansia.
Allo stesso modo, il cannabidiolo viene assunto anche per alleviare i sintomi di una condizione di dolore cronico o, ancora, per migliorare il nostro sonno. Quella che, a volte impropriamente, viene chiamata cannabis light comporta una serie di effetti benefici senza provocare effetti psicoattivi o collaterali.
I risultati della ricerca scientifica confermano l’utilità del cannabidiolo in una moltitudine di casi. Si tratta di risultati più che incoraggianti ma che hanno solo spalancato le porte di un nuovo orizzonte di ricerca. Proprio per via di questa sua natura “multi-uso”, si tende a fare confusione sui casi in cui il cannabidiolo può risultare utile. In particolare è bene chiarire su quali parti del nostro organismo il cannabidiolo può esercitare la sua funzione indiretta di regolazione del sistema endocannabinoide.
Spesso il cannabidiolo viene impiegato per stemperare uno stato d’ansia come, ad esempio, al termine di una lunga giornata di lavoro. I suoi effetti benefici in questo caso sono confermati da nuovi studi, come quello condotto nel 2019 dai ricercatori del Dipartimento di Psichiatria dell’Università del Colorado che ha confermato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia.
Il cannabidiolo ha iniziato a essere impiegato anche per contrastare la sindrome depressiva. Nel 2018 gli scienziati dell’Università di Washington hanno pubblicato uno studio condotto su 1.400 pazienti a cui sono state somministrati vari tipi di cannabis (con diverse percentuali di CBD e THC) per poi registrarne gli effetti su particolari sintomi, fra cui quelli tipici della depressione. I risultati sono stati sorprendenti. Più del 50% dei volontari ha percepito un attenuarsi della depressione.
In particolare era la cannabis ad alto contenuto di cannabidiolo (CBD maggiore del 9%) e basso di THC (inferiore allo 5,5%) ad ottenere il risultati migliori.
Il cannabidiolo viene anche impiegato dalle persone che lottano contro le malattie neurodegenerative, un gruppo molto vasto e vario di patologie degenerative che colpiscono il sistema nervoso centrale e che, in genere, hanno come caratteristica comune un processo di morte cellulare dei neuroni.
Le malattie neurodegenerative più note al pubblico sono la malattia di Parkinson o il morbo di Alzheimer.
Negli ultimi anni sempre più persone affiancano l’uso di prodotti alla cannabis per via degli effetti benefici e neuroprotettivi del cannabidiolo (CBD), nonché alla sua spiccata proprietà antiossidante che si può riscontrare soprattutto nell’olio di CBD.
Era il 2006 quando uno studio pubblicato sul Journal of Glaucoma e firmato dai ricercatori dell’Università di Aberdeen, in Scozia, evidenziò l’efficacia della cannabis nel trattare il glaucoma, un ampio insieme di patologie caratterizzate da un danno cronico e progressivo del nervo ottico. I ricercatori scoprirono gli effetti benefici della cannabis nel ridurre la pressione intraoculare e rallentare il corso della malattia. La cannabis oggi viene impiegata comunemente per questo genere di trattamenti atti a contrastare il glaucoma e continuano a essere compiuti studi per comprendere al meglio le sue potenzialità
Ischemia, infarto e, soprattutto, prevenzione. Negli ultimi anni si sta facendo strada un filone di ricerca che sta portando alla luce i benefici del CBD sul nostro cuore.
Sono ancora pochissimi gli studi mirati a scoprire l’influenza del cannabidiolo sul sistema cardiovascolare ma già nel 2013 un’indagine ha scoperto come il cannabidiolo fosse in grado di migliorare la circolazione sanguigna, a ridurre la pressione e a prevenire la formazione di placche nelle arterie.
Gli effetti ansiolitici del CBD possono anche giovare alla salute cardiovascolare diminuendo la risposta cardiaca allo stress e riducendo la probabilità di essere colpiti da un infarto. Il CBD ha un effetto regolatore sulla frequenza cardiaca da sfruttare ai fini della prevenzione.
I cannabinoidi, inoltre, possono stimolare l’appetito, indurre una sensazione di benessere. In generale vengono impiegati per il controllo dell’appetito e, sempre di più, come anti-emetico. L’effetto anti-emetico dei cannabinoidi in generale è stato dimostrato da alcuni studi sugli animali. Sarebbe l’azione sul recettore CB1 del sistema endocannabinoide a comportare la soppressione della sensazione di dover vomitare. Il cannabidiolo (CBD), in particolare, può sopprimere nausea e vomito anche se assunto in dosi limitate.
Uno studio realizzato presso l’Oxford Scienze Park, pubblicato su Rheumatology nel 2005 ha preso in esame pazienti affetti da artrite reumatoide, a cui è stato somministrato un estratto di Cannabis contenente principalmente THC e CBD. Dopo cinque settimane di trattamento i pazienti hanno registrato un significativo miglioramento nel dolore e nella mobilità oltre ad un aumento consistente della qualità del sonno.
Uno studio più recente, “The nonpsychoactive cannabis constituent cannabidiol is an oral anti-arthritic therapeutic in murine collagen-induced arthritis” ha analizzato il ruolo del CBD nel trattamento di questa patologia. Assunto oralmente, il Cannabidiolo contribuirebbe a lenire i dolori provocati dall’artrite. La cannabis ricca di cannabidiolo viene spesso utilizzata per rafforzare le ossa e per lottare contro l’osteoporosi. Da non sottovalutare, da questo punto di vista, il suo impiego in ambito sportivo.
Il CBD è, per il momento, l’unico, principio attivo con cui si sono riscontrati dei benefici sull’intestino, per via della sua azione anti-procinetica.
Il cannabidiolo infatti è in grado di sopire i piccoli spasmi del nostro intestino. Si tratta di una caratteristica estremamente utile per persone che soffrono di particolari malattie o che sono costrette all’assunzione di farmaci che causano una frequente evacuazione.