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Le proprietà neuroprotettive del CBG nella malattia di Huntigton

    INDICE

Le proprietà neuroprotettive del CBG nella malattia di Huntington sono state analizzate in uno studio pubblicato nel 2015 su PubMed.

Lo studio è stato condotto su topi suddivisi in due categorie, quello che i ricercatori hanno evidenziato è come il cannabigerolo possa contribuire a migliorare il deficit motorio ed a preservare i neuroni stratiali nel contrastare la tossicità.

Il CBG sarebbe in grado di contribuire all’innalzamento dei livelli delle difese antiossidanti ridotte.

Per lo studio sono stati utilizzati topi transgenici, significa che il loro genoma è stato modificato con l’inserimento di geni che appartengono ad altre specie animali. I topi transgenici sono necessari per la realizzazione di sistemi modello utili per lo studio di malattie, soprattutto quelle genetiche.

Grazie ai topi transgenici i ricercatori riescono a sviluppare un’analisi delle risposte farmacologiche rispetto ad una determinata patologia.

La malattia di Huntigton

E' un’affezione ereditaria del Sistema Nervoso Centrale che determina una degenerazione dei neuroni dei gangli della base e della corteccia cerebrale.

Clinicamente è caratterizzata da movimenti involontari patologici, gravi alterazioni del comportamento, disturbi emotivi e dell’umore e un progressivo deterioramento cognitivo. Può essere accompagnata da episodi psicotici e da apatia.

L’esordio avviene di solito tra i 30 e i 50 anni (esistono rare forme giovanili) e il decorso è lentamente progressivo e fatale dopo 16-20 anni di malattia.

La probabilità di ereditare il gene della corea da un genitore malato è del 50%, spesso nella stessa famiglia convivono più malati. Uomini e donne hanno la stessa probabilità di ereditare il gene.

Grazie alla scoperta del gene, avvenuta nel 1993, la cui mutazione è causa della malattia, è oggi possibile individuare tramite un test genetico chi ne è portatore.

Questo test è effettuato in laboratori specializzati, ma richiede un’attenta valutazione dei candidati per i molti problemi di natura psicologica ed etica che solleva.

Non vi sono farmaci in grado di prevenire, bloccare o rallentare la progressione della malattia.

Esistono molti farmaci a disposizione del neurologo che possono modificare o attenuare alcuni effetti come i movimenti involontari più gravi, la depressione, ecc. ma che non possono fermare l’avanzamento della malattia.
 

Quanto è diffusa?

Secondo le stime calcolate all’Università della British Columbia, presentate nel 2013 alla Conferenza Annuale sulle Terapie per la Malattia di Huntington promossa da Cure Huntington’s Disease Initiative nel 2013 a Venezia e pubblicate dalla rivista Lancet, i casi di Huntington sono in aumento.

L’incidenza epidemiologica della malattia è stata calcolata di circa 1 caso ogni 10.000. Studi recenti tendono ad aumentare tale incidenza fino a 12,3 malati ogni 100.000.

In Italia, le persone malate ammontano a 6.000 casi circa con almeno altri 12.000 soggetti a rischio di presentare la malattia (va precisato che si tratta di stime basate su studi epidemiologici ormai datati).

Solo in Lombardia i “portatori di gene con sintomi” si stimano essere più di 1000. A questi si aggiungono i portatori del gene che non hanno ancora manifestato i sintomi.

Nel grave disagio della malattia vanno però considerati i figli non portatori del gene, i coniugi e gli altri familiari.

Il Cannabigerolo

Il Cannabigerolo, noto come CBG, è un fitocannabinoide, che a differenza del THC, così come il CBD non è psicotropo. Il CBG è stato scoperto per la prima volta nel 1964 da Yehiel Gaoni, ed è composto di acido cannabigerolico (CBGA), uno dei primi cannabinoidi che si formano nella pianta di cannabis.

Il CBG è ritenuto un antagonista del recettore CB1 del sistema endocannabinoide. Significa che può inibire gli effetti degli agonisti del CB1, in maniera particolare del THC, e dunque interferire con gli effetti di altri cannabinoidi.

È spesso chiamato il padre di tutti i cannabinoidi e non a caso: come un padre premuroso il CBG si “piega” alle esigenze della natura dando vita agli altri componenti della Cannabis come CBD e THC.

Il Potenziale Terapeutico del CBG

Nel 2015, i ricercatori del dipartimento di Biochimica e Biologia molecolare dell'università Complutense di Madrid, hanno evidenziato le proprietà neuroprotettive del CBG.

I ricercatori hanno usato due differenti modelli in vivo della malattia di Huntington nei topi, caratterizzata da un progressivo collasso delle cellule nervose nel cervello.

Lo studio ha scoperto che il CBG era molto attivo come neuroprotettore, apportando migliorie nei deficit motori e nello stesso tempo proteggendo i neuroni.

Se assumiamo troppo CBG, quali sono i possibili effetti collaterali?

La ricerca scientifica sul CBG al momento non è corposa come potrebbe essere se parliamo di CBD, tuttavia quando parliamo di effetti collaterali dobbiamo partire dalla premessa che ogni sostanza, anche l’acqua, assunta in dosi eccessive può creare effetti collaterali.

 

Vuoi sapere esattamente quanti milligrammi di CBG assumere?

Ascoltarsi è la risposta giusta, se decidiamo di usare Olio di CBG, il consiglio è partire da poche gocce ed inseguito cercare la dose necessaria per le proprie esigenze individuali, aumentando o diminuendo il dosaggio.

Se pensate di usare il CBG è importante e consigliato consultare un medico!

 

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