L’assunzione di cannabidiolo (CBD) può comportare dei benefici nel trattamento della depressione. Il principale principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, infatti è in grado di esercitare un effetto positivo sui recettori della serotonina, aiutando a stabilizzare i livelli di serotonina.
Una qualche forma di depressione colpisce, secondo i dati Istat riferiti al 2018, ben 2,8 milioni di persone. Ogni anno si è registrato, inoltre, una particolare incidenza della depressione nelle persone anziane. Si tratta di un problema considerevole, una malattia mentale contro cui molti individui lottano ogni giorno.
Ci sono molti farmaci che vengono impiegati per il trattamento della depressione; tuttavia, di recente, in molti preferiscono impiegare prodotti a base di CBD per evitare gli effetti collaterali di certi farmaci. È stato dimostrato da vari studi scientifici, infatti, che l’azione del cannabidiolo sul sistema endocannabinoide del corpo umano comporta un effetto positivo.
Negli anni è diventato comune associare la carenza di serotonina come l’unico fenomeno responsabile dell’insorgere della sindrome depressiva. Allo stesso modo si tende a semplificare e a chiamare “depressione” quello che è un insieme di manifestazioni e sintomi estremamente variegati e diversi da persona a persona.
In questo contesto si è osservato, negli anni, che il cannabidiolo e la sua funzione “regolatrice” del sistema endocannabinoide potrebbero avere un ruolo importante come agente terapeutico per quelle persone che soffrono di depressione.
Nel 2018 gli scienziati dell’Università di Washington hanno pubblicato uno studio condotto su 1.400 pazienti a cui sono state somministrati vari tipi di cannabis (con diverse percentuali di CBD e THC) per poi registrarne gli effetti su particolari sintomi, fra cui quelli tipici della depressione. I risultati sono stati sorprendenti. Più del 50% dei volontari ha percepito un attenuarsi della depressione. In particolare era la cannabis ad alto contenuto di cannabidiolo (CBD maggiore del 9%) e basso di THC (inferiore allo 5,5%) ad ottenere il risultati migliori.
Da molti anni i ricercatori di varie università stanno indagando sempre più le potenzialità della cannabis nell’intervenire su quelle persone che soffrono di depressione. Nello studio pubblicato nel 2014 dai ricercatori dell’Istituto di Psichiatria della Federal University di Rio de Janeiro è emerso come il cannabidiolo (CBD) abbia quasi sempre dimostrato la sua efficacia sui modelli animali per ridurre i sintomi di ansia e depressione. Il potenziale psicoterapeutico del cannabidiolo è enorme, basti pensare che il CBD è in grado di stemperare gli effetti psicotropi più acuti del THC, l’altro famoso principio attivo della pianta di cannabis.
Anche in tempi recenti, le sperimentazioni che vengono compiute sui modelli animali indicano chiaramente quanto il cannabidiolo si promettente per intervenire sulla depressione. C’è ancora molta strada da fare e vanno condotte ancora molte ricerche per fare luce sui potenziali terapeutici della pianta di cannabis. L’importante, al momento, è rivolgersi sempre a produttori che seguano scrupolose linee guida per la produzione e il confezionamento dei propri prodotti.