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Pazienti, medici, farmacisti e associazioni uniti per chiedere l’approvazione anche al Senato delle norme sulla cannabis terapeutica. Necessario maggiore impegno per garantire formazione e ricerca sull’uso medico della cannabis e soprattutto continuità terapeutica per i pazienti.
 
La Camera ha recentemente approvato una, pur timida, messa a regime della regolamentazione nazionale sulla cannabis terapeutica. Le associazioni che da anni sono impegnate perché si cessi l’ostracismo antiscientifico contro la pianta, si faccia ricerca sulle proprietà terapeutica della cannabis e si riconosca il diritto a curarsi con essa, hanno organizzato ieri, giovedì 30 novembre, una iniziativa di sensibilizzazione dei senatori con l’obbiettivo che anche il Senato approvi tutte le norme in questo scorcio di legislatura.

Alcune delle disposizioni della legge, dopo un laborioso lavoro di emendamenti e sub-emendamenti, sono state infatti inserite nel Decreto Fiscale in corso di approvazione definitiva alla Camera.

Nonostante questo risulta indispensabile assicurare un quadro normativo chiaro, e uniforme per tutta Italia, che possa realmente garantire il diritto a curarsi con la cannabis e assicurare la continuità terapeutica ai pazienti.

Hanno partecipato all’incontro, pazienti, medici e farmacisti insieme alle associazioni promotrici: A Buon Diritto, Antigone, Associazione Cannabis Terapeutica, Associazione Luca Coscioni, CanapaCafè, CGIL, CILD, Forum Droghe, FP CGIL, LaPiantiamoCSC, la Società della Ragione, Legalizziamo.it, Legacoopsociali, LILA, SIRCA.


Elisabetta Biavati (Paziente)

“Per noi malati è fondamentale che venga approvata perché, anche con tutte le lacune, rimane comunque una Legge e non un Decreto Ministeriale come oggi. Rappresenta per noi una maggiore tutela e la sicurezza che non ci possa venir messa in discussione la terapia che stiamo seguendo con grandi risultati a seconda della politica ministeriale sulla cannabis terapeutica. Terapia che comunque viene continuamente messa in discussione dalla difficoltà di reperire il farmaco: per questo sono necessarie da subito maggiori importazioni e quindi aprire a nuovi coltivatori anche in Italia. La possibile apertura a più patologie, a partire dalla sfera oncologica ed epilettica ed altre sindromi (come la Tourette) è la richiesta che speriamo venga al più presto ascoltata.”


Francesco Crestani (Presidente Associazione Cannabis Terapeutica)

“Era il 19 febbraio 2002, quindici anni fa, quando l'Associazione Cannabis Terapeutica, prima in Italia, presentava alla Camera la sua proposta di legge "Norme per agevolare l'utilizzo a fini terapeutici di farmaci contenenti derivati naturali e sintetici della pianta Cannabis indica". La proposta precorreva i tempi anche a livello internazionale ed era stata sottoscritta da deputati di diversa estrazione, ma a causa della fine della legislatura non poté essere discussa. Negli anni ACT ha lavorato, spesso senza apparire e tra grosse difficoltà, pregiudizi ed incomprensioni, al fine di sensibilizzare il mondo medico e quello politico su questa possibilità terapeutica. Ora i tempi sono maturi, la cannabis è entrata in farmacia e ACT, rappresentante in Italia dell'International Association for Cannabinoid Medicine, non può che auspicare che si giunga finalmente a una legislazione chiara e uniforme, che deve avere un approccio razionale e scientifico e scevro da interpretazioni fuorvianti che sarebbero a scapito delle persone che soffrono.” 


Paolo Poli (Presidente Società Italiana Ricerca Cannabis)

“La Società Italiana Ricerca Cannabis (SIRCA) auspica una soluzione legislativa definitiva e univoca per le terapie con la cannabis. Una legge nazionale (o i decreti applicativi di questa) dovrà concedere alle Regioni la possibilità di contribuire alla produzione, eliminando il problema della carenza senza dover ricorrere a fonti straniere; dovrà permettere lo sviluppo di nuove preparazioni anche ad altri enti o imprese, oltre che all'Istituto Farmaceutico Militare; dovrà chiarire il problema della guida di veicoli; eliminare la lista degli "impieghi" riportati nell'allegato tecnico del decreto del Ministero della salute del 2015, che alla luce della legge Di Bella non trovano ragione. Inoltre dovrà affidare l'aggiornamento e la raccolta dei dati a chi veramente in questi anni ha usato la cannabis, l'ha prescritta e sa come il malato risponde ad essa.”

Fonte dichiarazioni: droghe.Aduc.it

 

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