Il cannabidiolo come rimedio per l'ansia
INDICE
Il cannabidiolo è un rimedio naturale per trattare una condizione, l’ansia, molto comune e dalle mille sfumature.
Il CBD come trattamento naturale per ansia e attacchi di panico
In questo articolo parleremo di una delle possibili soluzioni naturali per il trattamento dell’ansia, e conseguentemente di come evitare che possano degenerare e sfociare in attacchi di panico.
Si tratta di una delle possibili soluzioni da adottare per chi vuole evitare una cura farmacologica e i relativi effetti collaterali, con un approccio totalmente naturale assimilabile alla fitoterapia, sfruttando un principio attivo della pianta di Cannabis Sativa assolutamente non psicotropo e che quindi non crea alterazioni percettive.
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Molte persone stanno cominciando ad apprezzare il CBD e i suoi benefici, e diversi studi scientifici stanno portando avanti ricerche sugli effetti e sulle possibili applicazioni. L'interesse da parte della comunità scientifica per il potenziale terapeutico del CBD è sempre maggiore: è già stato utilizzato in diversi studi scientifici, per il trattamento di numerose problematiche di salute ed è oggi riconosciuto tra gli elementi principali della cosiddetta "Cannabis Terapeutica".
Come interagisce il CBD con il nostro corpo?
Il cannabidiolo (CBD) modula alcuni meccanismi che già sono esistenti e in atto nel nostro organismo. In sostanza, nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel nostro corpo, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) - che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio - tende a ripristinare l'equilibrio originario.
Il CBD esercita la sua azione entrando in combinazione con i recettori del Sistema Endocannabinoide, un sistema biologico presente nel corpo umano che agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.
I suoi recettori, che si dividono in due tipologie, denominate CB1 e CB2, sono quindi come delle caselle di posta che ricevono le informazioni dai cannabinoidi, a loro volta “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo.
IL CBD però è in grado anche di attivare il recettore 5-HT1A, uno dei recettori della serotonina, responsabile della regolazione di diverse aree cognitive come dipendenza, aggressione, ansia, appetito, pressione sanguigna, funzione cardiovascolare, emesi, frequenza cardiaca, impulsività, memoria, stato d'animo, nausea, nocicezione, erezione del pene, dilatazione delle pupille, respirazione, comportamento sessuale, sonno, socievolezza, termoregolazione, e la vasocostrizione.
Il Recettore 5-HT1A è responsabile della neurotrasmissione di serotonina – svolgendo quindi un ruolo fondamentale nella regolazione dell'umore.
All'effetto che il CBD esercita su questo recettore sono attribuiti gran parte dei suoi effetti ansiolitici, considerato che questo recettore svolge un ruolo mediatore nei comportamenti ansiosi e depressivi.
Di cosa parliamo, quando diciamo la parola “ansia”?
La parola ansia è un termine usato, per non dire abusato, che indica prevalentemente uno stato d’animo o una sensazione che si traduce spesso anche in una percezione fisica, in seguito all’identificazione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire.
E’ una condizione molto normale e comune, un’emozione che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.
Quando l’ansia diventa un problema?
Il confine tra un’ansia sana e uno stato ansioso patologico non è chiaro.
L’ansia è un’emozione che tutti quanti abbiamo provato di fronte alla percezione di una minaccia, ma questo non implica necessariamente che in seguito si sia sviluppato un disturbo d’ansia.
Esistono differenze individuali nel modo in cui ci rapportiamo con il mondo che ci circonda e verso noi stessi. Queste differenze influenzano la nostra propensione a provare ansia. Normalmente quando proviamo ansia mettiamo in atto delle strategie per ridurre o eliminare la minaccia, ripristinando in questo modo la precedente situazione di normalità.
La nostra storia di vita, le nostre esperienze e il contesto sociale in cui viviamo generano in ognuno di noi una percezione del livello di pericolosità del mondo esterno e delle nostre capacità nell’affrontare il pericolo.
Quindi che cosa fa sì che l’ansia fisiologica si trasformi in ansia patologica e si strutturi un disturbo d’ansia?
Quando l’ansia percepita è vissuta come qualcosa di pericoloso che sta avvenendo dentro di noi, essa diventa una minaccia per la persona. I sintomi d’ansia possono essere presenti per una parte consistente della giornata e la persona può essere assorbita da comportamenti e pensieri per evitare o controllare ciò che crea timore.
Si crea così un circolo vizioso in cui l’interpretazione errata e catastrofica dei sintomi dell’ansia aumenta le sensazioni sgradevoli e queste a loro volta rinforzano l’interpretazione catastrofica.
Contrariamente a quanto si può pensare, gli attacchi di ansia non sono tutti uguali, ma si distinguono in:
- disordine ossessivo compulsivo;
- ansia sociale;
- disturbo d'ansia generalizzato;
- disturbo depressivo persistente;
- disturbo post-traumatico da stress;
- disturbo depressivo maggiore.
Dall’ansia all'attacco di panico
A volte l’ansia diventa così eccessiva che il nostro organismo non riesce a gestirla, si scatenano nervosismo e preoccupazione eccessivi. Si parla in questo caso di attacchi di panico.
Questa condizione si manifesta con: forte accelerazione del battito cardiaco, respiro più frequente e difficoltoso, sudorazione fredda, capogiri, stanchezza, fremito degli arti.
Di solito si tratta di situazioni allarmanti sia che abbiano durata breve o lunga (circa una mezz’ora nei casi in cui sono più lunghi). È un segnale che il corpo manda per avvertire che c’è qualcosa di grave da correggere, a livello psico-fisico.
E i sintomi possono essere così violenti che la persona può confonderli con quelli di un attacco di cuore o un ictus. La loro comparsa viene messa in relazione a eventi significativi, come la morte di una persona, ma anche una nascita, un divorzio o altre situazione di grandi cambiamenti nella nostra vita, non per forza negative.
È importante riuscire a controllare l’ansia, in modo da poter gestire gli attacchi di panico.
Come trattare l’ansia: rimedi naturali e farmacologici
I rimedi naturali contro l'ansia comprendono:
- Cannabidiolo: è il tema di questo articolo, abbiamo visto sopra come il CBD può interagire con la neurotrasmissione della serotonina e interagire con il sistema endocannabinoide, per poter regolare e lenire stati di ansia di diversa intensità e natura; CBDay Plus è stato formulato appositamente per ansia e stress, oltre al CBD infatti, contiene una selezione di terpeni calmanti.
- Terapia psicologica: non trattandosi di una terapia che coinvolge l'assunzione di farmaci, la possiamo considerare naturale, soprattutto quando sono gli stati emotivi (che possono essere causati da diverse situazioni come un lutto, un amore infranto, la perdita del lavoro ecc) ad essere il motivo dominante, e quindi la psicoterapia è sicuramente la strada più corretta per la guarigione.
I farmaci possono essere complementari nella riduzione del sintomo e degli effetti percepiti ma non agiscono sulla causa scatenante. - Fitoterapia: si tratta di un metodo che si fonda sull'assunzione di piante capaci di incrementare i livelli di rilassamento e diminuire quelli dello stress psicofisico, come ad esempio: cannabidiolo, valeriana, biancospino, melissa e soprattutto passiflora.
- Oligoterapia: basata sulla somministrazione di minerali, in particolare manganese e cobalto, che influiscono su processi metabolici e aiutano diverse funzioni vitali a svolgersi in maniera più naturale, agendo indirettamente sull'umore.
- Gemmoterapia: sicuramente la meno conosciuta, si basa sull'utilizzo di tessuti embrionali vegetali in via di crescita come i giovani getti, le gemme fresche e le radicelle, in particolare: Ficus carica (fico) e Tilia tormentosa (tiglio). La possiamo considerare una branca della fitoterapia.
- Aromaterapia: basata sull'inalazione (o l'assorbimento cutaneo) di oli essenziali volatili neurosedativi, in particolare: lavanda, melissa, camomilla e arancio amaro.
Il trattamento farmacologico dell'ansia
I farmaci di prima scelta sono le benzodiazepine, farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale, in particolar modo agiscono a livello del recettore GABAergico di tipo A, un recettore di tipo inibitorio.
Il trattamento prolungato per l’ansia può esser effettuato con farmaci antidepressivi soprattutto con gli inibitori della ricaptazione della serotonina, su cui abbiamo già visto sopra come il Cannabidiolo possa intervenire in modalità di antagonista e attivatore.
Questi farmaci si sono dimostrati utili nel trattamento degli stati d’ansia generalizzati, nei disturbi post-traumatici da stress, nei distrubi ossessivo-compulsivo (caratterizzati da pensieri che generano ansia cioè ossessione e comportamenti ripetitivi messi in atto per ridurre l’ansia cioè compulsivi), negli attacchi di panico e nei disordini alimentari come bulimia.
Le benzodiazepine possono portare a una dipendenza di utilizzo del farmaco, a depressione del sistema nervoso centrale e amnesia. Inoltre, se assunte contemporaneamente ad altri farmaci deprimenti il sistema nervoso centrale o alcol, i loro effetti sono potenziati. Per questo motivo, ricordati sempre, di riferire al medico se stai assumendo farmaci per terapie croniche. Importanti interazioni si verificano anche con gli antidepressivi. Questi non dovrebbero essere somministrati insieme ad altri ansiolitici, ad alcol, ad antistaminici o anticolinergici.
La revisione degli studi scientifici sugli effetti del CBD
Abbiamo visto sopra come il CBD interagisce con il nostro corpo, e come di riflesso potrebbe aiutare a combattere una situazione in cui si manifesta ansia, stress o addirittura un attacco di panico.
La letteratura scientifica offre degli interessanti spunti su come il Cannabidiolo potrebbe rivelarsi un ottimo alleato con cui combattere quei momenti della vita in cui si è assaliti da una forte forma di stress che si trasforma in ansia rendendo, nei casi più gravi, la vita quotidiana davvero difficile in un costante consumo di energie fisiche e cognitive.
Ponendo il fatto che i prodotti con CBD (che siano eliquid per sigarette elettroniche, cristalli o olii) debbano rispettare rigorosi standard di qualità, l’efficacia di questo principio attivo continua, gradualmente, a guadagnare il consenso della comunità scientifica.
Nel 2015 è stata pubblicata sulla rivista Neuroterapeuthics la revisione degli studi condotti fino a quel momento volti a verificare i potenziali effetti del CBD nel trattare uno stato d’ansia.
I risultati sono molto incoraggianti. La revisione ha preso in esame 49 studi preclinici, clinici ed epidemiologici; e ha incluso anche le ricerche fatte con tecniche di neuroimmagine (le tecnologie che permettono di studiare il metabolismo cerebrale).
Dalla revisione, curata da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, Jorge Manzanares e Charles R. Marmar della New York School of Medicine, è emerso che gli studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia provocata da molti disturbi come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico, quello d’ansia generalizzata, quello ossessivo-compulsivo e molti altri.
CBD e l’ansia di parlare in pubblico: lo studio su Nature
Da segnalare, tra le ricerche parte di questa revisione, un’indagine del 2011 sugli effetti del CBD nel placare l’ansia sociale che provano alcune persone prima di parlare in pubblico.
Lo studio, pubblicato sulla rivista del gruppo Nature, Neuropsychopharmacology, ha coinvolto 24 persone con una comprovata fobia sociale: la paura - scarsamente controllabile - di trovarsi in una situazione sociale in cui si possa essere giudicati dagli altri.
I partecipanti allo studio sono stati sottoposti a un test di simulazione di un discorso in pubblico.
A metà dei soggetti affetti da fobia sociale sono stati somministrati 600 mg di CBD, mentre all’altra metà è stato dato un placebo. Al contempo, anche un gruppo di controllo di 12 persone si è sottoposto alla prova: persone prive di ansia sociale a cui non è stato somministrato né il CBD né il placebo.
Le performance dei volontari sono state valutate tramite una scala visiva dell’umore, una scala atta a valutare l’autostima negativa e una serie di misure fisiologiche come la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e la conduttanza cutanea (la misura delle variazioni nelle caratteristiche elettriche della pelle, come ad esempio a seguito della variazione della sudorazione del corpo umano).
Il pretrattamento con CBD ha ridotto in modo significativo l'ansia, la paura e il disagio avvertito nel corso della prova. Il CBD ha inoltre ridotto significativamente lo stato di “allerta” che le persone con fobia sociale provano nei momenti precedenti all’esecuzione di una qualsiasi performance in pubblico. Il gruppo a cui era stato somministrato il placebo ha presentato una maggiore ansia, maggior disagio e livelli più alti di allerta rispetto al gruppo di controllo.
Le persone che soffrono di fobia sociale a cui era stato somministrato il CBD hanno ottenuto punteggi simili e in linea con quelli delle persone che non soffrono di questo disturbo.
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I risultati della ricerca su CBD e ansia
È del 2018, invece, lo studio degli scienziati dell’Università di Washington, pubblicato sul Journal of Affective Disorders, che ha preso in considerazione un campione di persone decisamente consistente – più di 1.400 volontari e volontarie – per indagare l’efficacia dei prodotti a base di cannabis nei confronti di ansia e stress.
I ricercatori si sono avvalsi di un’applicazione (Strainprint), con cui i partecipanti indicavano i propri dati (raccolti anonimamente), la quantità e il tipo di cannabis usata e, infine, gli effetti riscontrati.
Gli autori dello studio hanno utilizzato i dati d'archivio di Strainprint per comprendere se i sintomi auto-rappresentati di depressione, ansia e stress siano significativamente ridotti dopo l'uso di cannabis, se ci siano differenze di genere in questi effetti, se le interazioni tra THC e CBD prevedano una modifica o una variazione dei sintomi, se il cambiamento dei sintomi vari a seconda della dose, se l'efficacia percepita della cannabis cambi nel tempo, e se i sintomi di base (precedenti all’uso della cannabis) cambino nel tempo.
Per rispondere alle loro domande di ricerca, gli scienziati hanno ricavato i dati d'archivio dall'applicazione per la cannabis medica chiamata Strainprint.
Utilizzando questa applicazione gratuita, i consumatori di cannabis medica possono tenere traccia dei cambiamenti nella gravità dei loro sintomi in funzione dei diversi chemiotipi e dosi di cannabis. Prima di usare l'app per tracciare il loro uso di cannabis medica, gli individui inseriscono informazioni demografiche di base (ad esempio, sesso e data di nascita).
Successivamente, inseriscono tutte le loro condizioni mediche e i sintomi di tali condizioni selezionando da un elenco di 279 condizioni e 46 sintomi.
Dalle 12.000 risposte pervenute agli autori dello studio, è risultato che più della metà (il 58%) percepiva una netta riduzione dell’ansia. In particolare, la cannabis con alto contenuto di CBD e basso di THC è stata indicata come la più efficace per trattare ansia e depressione.
Un particolare che i ricercatori hanno evidenziato è dato dal fatto che la percezione di riduzione dell’ansia è risultata maggiore tra i partecipanti di sesso femminile piuttosto che tra quelli di sesso maschile.
Mentre la ricerca va avanti, passo dopo passo, aumentano le conferme sui benefici del CBD per trattare l’ansia e lo stress. Sempre grazie alla ricerca, oggi è possibile consumare CBD in prodotti alla cannabis garantiti e controllati a partire dalla coltivazione delle piante.
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