E’ composto da una serie di specifici recettori che interagiscono con i cannabinoidi. I recettori cannabinoidi sono quindi come delle caselle di posta che ricevono le informazioni dai cannabinoidi, “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo, e si dividono in due tipologie, denominate CB1 e CB2.
Il CBD e la fibromialgia
Un CBD di alta qualità fa valere questa sua capacità di azione su sistema endocannabinoide, e agisce, ad esempio, su vari tipi di dolore, fra cui quello neuropatico e quello infiammatorio.
È per questa caratteristica - associata al suo ottimo profilo di sicurezza - che il cannabidiolo (CBD) ha iniziato a essere usato sotto varie forme da tutte le persone che lottano quotidianamente con la fibromialgia.
La ricerca scientifica, e nello specifico il dottor Ethan Russo, hanno dimostrato come la fibromialgia, così come altri disturbi, possa dipendere da una deficienza di endocannabinoidi all'interno del corpo umano. Ecco quindi come l'integrazione e rafforzamento del sistema endocannabinoide del corpo umano attraverso l'assunzione di fitocannabinoidi come il CBD può aiutare a riportarlo in equilibrio, diminuendo o eliminando il dolore associato a questa condizione specifica.
I benefici del cannabidiolo per la fibromialgia
Come abbiamo scritto sopra, il cannabidiolo agisce sul nostro corpo ad ampio spettro, con meccanismi che tendono a regolare situazioni di scompenso delle nostre funzioni vitali.
I suoi benefici nel trattamento della fibromialgia si possono quindi ricondurre a tre azioni fondamentali:
1. Il CBD aiuta a ridurre il dolore
Ci sono diversi studi che hanno dimostrato che il CBD riduce il dolore cronico, il dolore infiammatorio e il dolore neuropatico. In uno studio sui dolori articolari, viene dimostrata la correlazione diretta tra il CBD e il Sistema Endocannabinoide e le conseguenti proprietà analgesiche e antidolorifiche del cannabidiolo.
Il cannabidiolo viene impiegato anche per il trattamento del dolore provocato da un’infiammazione. Vari studi scientifici hanno indagato l’efficacia del cannabidiolo su molte condizioni infiammatorie, come nel caso dell’artrosi. È dimostrato che l’assunzione di CBD aiuta a proteggere le articolazioni contro danni gravi e a ridurre l’infiammazione.
Il CBD potrebbe essere una valida opzione per il trattamento di diverse situazioni contraddistinte da dolore infiammatorio. Uno studio pubblicato sulle pagine dello European Journal of Pain ha dimostrato che il CBD applicato sulla pelle può aiutare a ridurre il dolore e l'infiammazione dovuta all'artrite.
2. Il CBD aiuta a combattere l'insonnia
Il cannabidiolo grazie al suo potenziale neuro-protettivo, basato sulla combinazione delle sue proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti potrebbe rivelarsi utile nel contrastare l’insonnia.
Lo studio pubblicato nel 2017 “Cannabis, Cannabinoids, and Sleep: a Review of the Literature”, afferma che “ricerche preliminari su cannabis e insonnia suggeriscono che il cannabidiolo (CBD) potrebbe avere un potenziale terapeutico per il trattamento dell'insonnia."
Da una ricerca condotta invece presso la National Taiwan University di Taipei emergono evidenze di come il CBD possa influenzare direttamente il ciclo notturno, impedendo la soppressione del sonno REM, in questo caso in pazienti con disturbo da stress post traumatico.
“I pazienti con disturbo da stress post-traumatico spesso lamentano disturbi del sonno, come l'insonnia e l'anomalia del sonno dei movimenti oculari rapidi (REM)” e il CBD può “bloccare l'alterazione del sonno REM indotta dall'ansia attraverso il suo effetto ansiolitico, piuttosto che attraverso la regolazione del sonno di per sé”.
3. Il CBD aiuta ad alleviare i sintomi di ansia e depressione
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la capacità del CBD di contrastare i disturbi d’ansia, grazie alla sua interazione con i recettori Cb1 e CB2 e la serotonina, un importante neurotrasmettitore che regola diverse funzioni, quali ad esempio l’umore, il sonno, le emozioni.
Nel 2015 è stata pubblicata sulla rivista Neuroterapeuthics la revisione degli studi condotti fino a quel momento volti a verificare gli effetti del CBD nel trattare gli stati d’ansia. I risultati confermano l’ipotesi iniziale e cioè che il CBD possa essere efficace nel ridurre gli stati d’ansia.
La revisione ha preso in esame 49 studi preclinici, clinici ed epidemiologici e ha incluso anche le ricerche fatte con tecniche di neuroimmagine (le tecnologie che permettono di studiare il metabolismo cerebrale).
Dalla revisione, curata da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, Jorge Manzanares e Charles R. Marmar della New York School of Medicine, è emerso che gli studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia provocata da molti disturbi come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico, quello d’ansia generalizzata, quello ossessivo-compulsivo e molti altri.