La Insys Therapeutics ha annunciato che la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ("Agenzia per gli alimenti e i medicinali", l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) ha inserito nell’elenco dei farmaci orfani uno dei suoi prodotti a base di cannabidiolo indicato per il trattamento del glioma (un tipo di tumore che colpisce il cervello o la colonna vertebrale).
Per rientrare nell’elenco dei farmaci orfani, in genere un farmaco deve essere destinato al trattamento di una malattia rara: una patologia che colpisce meno di 200.000 persone all’anno.
Le aziende farmaceutiche possono richiedere l’inserimento nella lista dei farmaci orfani presentando un’apposita domanda alla FDA.
All’interno della domanda devono essere indicate tutti i risultati scientifici che spiegano per filo e per segno l’utilità del farmaco nel combattere una particolare malattia. Le prove scientifiche che sono ritenute valide ai fini della domanda includono gli studi in vitro, i test preclinici che vengono eseguiti sugli animali e, infine, tutti i test che sono stati fatti sull’essere umano.
Se i risultati presentati dovessero essere insoddisfacenti, la FDA può riservarsi in ogni caso di respingere la richiesta.
Il fatto che un organo ufficiale come la Food and Drug Administration abbia fatto rientrare un farmaco a base di cannabidiolo all’interno dell’elenco dei farmaci orfani rappresenta una pietra miliare.
Di fatto, il governo degli Stati Uniti di cui la FDA rappresenta una emanazione ufficiale, ha ritenuto che i risultati scientifici che sono stati presentati fossero così solidi al punto da motivare l’impiego di un farmaco al cannabidiolo per il trattamento di una patologia grave come il glioma. Una decisione di questo tipo sancisce ufficialmente l’utilità terapeutica del cannabidiolo. Si tratta di un evento molto significativo, ma c'è ancora molta ricerca da fare. Sempre più studi evidenziano come si possano raggiungere migliori risultati terapeutici utilizzando tutti i cannabinoidi presenti nella pianta di cannabis e non uno solo di essi.
È noto, inoltre, che gli estratti di cannabis organici - i cosiddetti full spectrum - abbiano meccanismi d’azione migliori sotto una miriade di punti di vista.
Le prove scientifiche e aneddotiche a sostegno del trattamento del glioma con la cannabis sono forti. Di recente, il gruppo di ricerca coordinato dal dr. Manuel Guzman è salito agli onori delle cronache di tutto il mondo per uno studio che ha mostrato come il THC sia in grado di indurre la morte cellulare programmata nelle cellule che costituiscono il glioma. È stato anche dimostrato che il cannabidiolo è capace di inibire la sua migrazione, crescita e proliferazione.
In aggiunta, ci sono molte altre descrizioni cliniche degli effetti positivi della cannabis sui gliomi.
È il caso, ad esempio, di Sophie Ryan, una paziente molto giovane affetta da glioma ottico, di cui sono stati documentati i sorprendenti risultati della terapia a base di cannabinoidi. I prodotti a base di cannabis erano stati inizialmente impiegati solo per la loro riconosciuta capacità di mitigare gli effetti indesiderati della chemioterapia mentre si è osservato come intervenissero e contribuissero anche a contrastare la malattia.
Mentre si aggiunge anche questo, ulteriore, successo nell’impiego di un principio attivo della cannabis in ambito medico, non bisogna mai dimenticare che c’è ancora molta ricerca da fare. Da anni, ormai, l’utilizzo dei prodotti al cannabidiolo (CBD) in ambito oncologico è una realtà di fatto. Il cannabidiolo può accompagnare una tradizionale terapia oncologica e l’olio di CBD viene comunemente assunto per ridurre la nausea e altri sintomi sgradevoli che affliggono le persone che lottano, ogni giorno e con grande forza, contro il cancro.