Negli ultimi anni, Il cannabidiolo, uno dei principali fitocannabinoidi estratti dalla Cannabis sativa, ha ricevuto grande attenzione da parte dell’intera comunità scientifica grazie al suo profilo di sicurezza e alle sue comprovate proprietà antipsicotiche, antidepressive, neuroprotettive [1] e soprattutto, antiepilettiche [2,3]. I meccanismi d’azione che determinano le proprietà anticonvulsive del CBD sono ancora da chiarire.
Tuttavia, evidenze scientifiche hanno mostrato che il CBD è in grado di modulare l’azione di diversi recettori localizzati nel cervello, tra cui il TRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloid), coinvolto nella modulazione delle crisi convulsive e dell’epilessia; e il GPR55 (localizzato negli assoni terminali e responsabile del rilascio del glutammato), la cui inibizione determina un effetto anticonvulsivo [4].
L’efficacia del CBD nella riduzione delle crisi convulsive in pazienti con DS è stata dimostrata in due studi randomizzati, in doppio cieco, controllati versus placebo. In entrambi gli studi è stata utilizzata una soluzione oleosa di CBD somministrata per via orale.
Nel primo studio (GWPCARE1 Part B), la somministrazione di CBD 20 mg/die (4 settimane al basale, 2 di titolazione e 12 di mantenimento) in 120 pazienti con DS (2-18 anni;≥4 crisi convulsive/mese), ha mostrato una riduzione mediana nella frequenza mensile di crisi convulsive del 38,9% rispetto al 13,3% del gruppo controllo 5; Inoltre, nei soggetti trattati con CBD è stato registrato un miglioramento (misurato con la scala P/CGIC- Patient or Caregiver Global Impression of Change) delle condizioni generali del 62%, rispetto al 34% del gruppo placebo [5].
Nel secondo studio (GWPCAR2), la somministrazione di CBD 10 o 20 mg/die su 133 soggetti con DS ha mostrato una response rate (proporzione di soggetti con una riduzione delle crisi convulsive ≥50%) significativamente più alta rispetto al gruppo controllo [6].
L’efficacia del CBD come intervento terapeutico aggiuntivo in pazienti pediatrici e adulti affetti da LGS è stata testata in due studi clinici randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo (GWPCARE3 e GWPCARE4). In entrambi i casi, l’aggiunta del CBD ha notevolmente ridotto la frequenza mensile delle crisi convulsive con un profilo di sicurezza accettabile [7,8].
In conclusione, l’efficacia e la buona tollerabilità del CBD hanno portato all’approvazione della formulazione farmaceutica a base di cannabidiolo (Epideolex®) come terapia aggiuntiva nel trattamento delle sindromi farmaco-resistenti, LGS e DS [9].
I risultati ottenuti dagli studi clinici per queste sindromi epilettiche hanno aperto alla possibilità di sperimentare la molecola in altre forme di epilessia refrattarie al trattamento, come l’epilessia da sclerosi tuberosa (TSC). Dai dati preclinici si registra una riduzione importante della frequenza per le convulsioni tonico-cloniche (-91,4%), degli spasmi infantili (-87,5%) e delle convulsioni atoniche (-86,5%), portando ad ipotizzare che il CBD possa costituire una potenziale opzione di trattamento in questi pazienti [10].
Sebbene, l’efficacia del CBD sia stata testata da diversi studi preclinici e clinici, non è ancora chiaro come questa agisca. Comprendere più a fondo i meccanismi molecolari e i bersagli nei quali agisce il CBD, potrebbe essere utile per aprire nuove strade e ulteriori applicazioni cliniche [9].
Fonti:
Autore: Simona M. Purrello, PhD
Per un approfondimento sul tema: intervista al Prof. Pasquale Striano dell’ Università degli Studi di Genova