I cannabinoidi sono composti chimici contenuti nella pianta di cannabis sativa in grado di interagire con i recettori presenti nel nostro sistema nervoso centrale.
Questa caratteristica fa in modo che possano essere utilizzati con successo per uso terapeutico.
La cannabis terapeutica utilizza i cannabinoidi per trattare il dolore cronico, sintomi complessi della sclerosi multipla, alcune forme di epilessia farmaco resistente e molte altre patologie.
Il cannabidiolo (CBD) è un cannabinoide privo di proprietà psicotropo, che sempre più spesso viene utilizzato per trattare ansia, stress, dolori cronici, dolori muscolari e dolori mestruali. Essendo perfettamente legale e avendo effetti collaterali praticamente inesistenti, non ha bisogno di alcuna prescrizione medica. Il CBD rinforza il sistema immunitario, ha benefici a lungo termine sull'umore e sul ciclo sonno-veglia.
Il cannabigerolo (CBG) è un altro cannabinoide senza alcuna proprietà psicoattiva. Si tratta del primo cannabinoide a svilupparsi sulla pianta e responsabile della formazione di CBD e THC. Ha proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, secondo alcuni studi potrebbe essere utile nella cura della psoriasi e dell'ansia.
Il cannabinolo (CBN) è un altro cannabinoide sicuro, privo di proprietà psicotrope ma ricco di proprietà calmanti, ansiolitiche e leggermente sedative. In combinazione con il CBD e la melatonina è ottimo per combattere l'insonnia.
Il tetraidrocannabinolo THC è il principale composto della cannabis sativa e anche quello con il maggiore effetto psicotropo, non è ancora legale in Italia. Tuttavia anche il THC viene utilizzato per uso terapeutico per le sue proprietà. Oltre ad essere uno stimolante dell 'appetito, può diventare necessario per alleviare dolori, nausee ed altri sintomi davvero spiacevoli di alcune patologie invalidanti.
Nel 2018, in Italia, sono stati effettuati controlli antidoping nel corso di 141 manifestazioni sportive che hanno coinvolto 594 atleti, di cui:
388 maschi (65,3%) e 206 femmine (34,7%), con un’età media di di 25,7 anni (26,3 i maschi e 24,7 le femmine).
Dai risultati delle analisi [1] condotte dal laboratorio antidoping della FMSI (Federazione medico Sportiva Italiana), è emerso che dei 594 atleti controllati, 13 sono risultati positivi ai test antidoping. Dunque il 2,2% degli atleti sottoposti a controllo. I principi attivi che sono stati rivelati ai controlli si suddividono in:
L’attività di controllo antidoping del Ministero è affidata dalla legge 14 dicembre 2000, n.376 alla Sezione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive.
I casi di positività al THC, uno dei più noti principi attivi della pianta di Cannabis, hanno rilanciato l’interesse nei confronti delle norme che regolano l’impiego in ambito sportivo del cannabidiolo (CBD).
Anche il CBD infatti, per le sue proprietà antinfiammatorie e ansiolitiche, negli ultimi anni viene impiegato da alcuni atleti e non è assolutamente considerato sostanza dopante.
Secondo la Legge 14 dicembre 2000, n. 376 che disciplina in Italia la tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping, per doping si intende:
“la somministrazione o l´assunzione di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’ adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche e idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’ organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”.
Nell’elenco delle sostanze ritenute dopanti rilasciato a gennaio 2018 dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA-AMA) [2], sono suddivise per categoria tutte le sostanze che sono proibite nell’ambito della pratica sportiva.
Il cannabidiolo non figura tra queste, con esplicita esclusione dall’elenco. Con il decreto dell’11 giugno 2019, anche l’Italia recepisce l’elenco elaborato dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA-AMA).
I cannabinoidi sono naturalmente prodotti dalla pianta di Cannabis oppure possono essere sintetizzati chimicamente (e in questo caso si parla di cannabinoidi sintetici).
Di oltre 100 cannabinoidi presenti nella pianta, il tetraidrocannabinolo (THC) è il principale composto psicoattivo. Molti altri cannabinoidi includono composti come il cannabidiolo (CBD), il cannabinolo (CBN) e il cannabigerolo (CBG).
Il motivo dell’esclusione del cannabidiolo può essere probabilmente ricercato nel suo recente impiego da parte degli atleti come sostanza sostitutiva per uso medico. Da affiancarsi magari a farmaci antidolorifici e dal corpus di conoscenze raggiunte sulle sue proprietà biochimiche e attivitá farmacologiche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa da tempo in merito al cannabidiolo e al suo ottimo profilo di sicurezza [3].
In parallelo, la ricerca scientifica sta mettendo gradualmente in luce quelli che sono gli effetti benefici di questo principio attivo, sempre più apprezzato anche in ambito sportivo.
Gli effetti analgesici, antinfiammatori e miorilassanti del CBD hanno fatto sì che venisse sempre più impiegato dagli atleti di varie discipline. È il caso, ad esempio, di quegli atleti che competono in discipline dove è abbastanza comune incorrere in dei traumi.
A eccezione del cannabidiolo, i principi attivi della cannabis sativa sono inclusi nella lista stilata dall’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA-AMA). Il dibattito sul considerare ancora i cannabinoidi come sostanze dopanti resta aperto. La Cannabis - nella totalità dei suoi principi attivi - non migliora le prestazioni in senso tradizionale.
Negli studi e review scientifiche sugli effetti della Cannabis sulla performance sportiva [4,5,6] si evidenzia come la Cannabis non comporti alcun miglioramento nella prestazione. Tuttavia, restano dubbi sull’effettivo impatto della Cannabis sulla salute dell’atleta. In particolare sul THC e sui possibili effetti collaterali nel contesto della competizione sportiva [4].
Per il momento, l’impiego, a vario titolo, di prodotti a base di cannabis da parte degli atleti rappresenta una novità. La legittimità di mantenere i principi attivi della pianta di Cannabis tra le sostanze dopanti continua a essere oggetto di discussione [7].
Il cannabidiolo viene utilizzato a scopo terapeutico da quegli atleti - ancora attivi o a fine carriera - che si trovano a fare i conti con il dolore.
La ricerca riporta il suo potenziale impiego nel trattamento del dolore provocato da un’infiammazione e vi sono studi che hanno indagato gli effetti terapeutici del cannabidiolo su molte condizioni infiammatorie [8,9].
Emergono anche i primi dati che indicano come il CBD protegga le articolazioni contro danni gravi e riduca il processo infiammatorio [10]. L’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA-AMA) ricorda, però, di fare sempre attenzione.
Benché il cannabidiolo non sia proibito, gli atleti dovrebbero sempre considerare che alcuni oli di CBD o altri prodotti a base di cannabidiolo potrebbero contenere anche una modesta - quantità di THC, comunque sensibile ai test.
Per evitare di risultare positivi ai controlli, è bene assicurarsi di assumere un prodotto al cannabidiolo privo di altri principi attivi “proibiti”.
Utilizzare olio di CBD per supportare il recupero dal'attività sportiva è un'ottima opportunità di prendersi cura dei propri muscoli in modo naturale.
La cosa importante è scegliere prodotti provenienti da genetiche certificate e quindi rigorosamente controllate, che non avranno mai livelli di THC superiori ai limiti di legge.
Meglio orientarsi su prodotti certificati e provenienti da coltivazioni organiche.
Enecta collabora da anni con diverse università e istituti di ricerca italiani, siamo garanzia di qualità e sicurezza in Italia e all'estero.
Studiamo i cannabinoidi da quasi dieci anni, abbiamo creato le nostre genetiche proprietarie, che sono regolarmente iscritte nel Registro Europeo.
Coltiviamo le nostre piante in Abruzzo. Abbiamo completamente abolito l'utilizzo di additivi chimici e creiamo ogni prodotto con la cura di chi sa che saremo i primi ad utilizzarli.
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Bibliografia
Autore: Redazione Cannabeta