Il Glaucoma è una malattia oculare che colpisce il nervo ottico provocando un continuo aumento della pressione che può condurre ad una progressiva perdita della vista.
Se si guarda alla storia dell’uso medico della cannabis, il glaucoma è uno dei motivi più frequentemente citati per l'uso della cannabis terapeutica.
Nella camera posteriore dell’occhio viene prodotto l’umor acqueo, un liquido che ha il compito di nutrire ed ossigenare quella parte del bulbo oculare come la cornea ed il cristallino.
Questo liquido si muove dalla pupilla alla camera anteriore per poi essere riassorbito dalla rete trabecolare. Quando questo processo viene in qualche modo ostacolato si determinerà un aumento della pressione intraoculare arrivando al Glaucoma.
Il Glaucoma può essere ereditario, congenito, può essere causato come effetto ‘negativo’ da farmaci o scatenarsi a seguito di altre patologie come ad esempio il Diabete.
Il Glaucoma porta ad una perdita delle fibre nervose del nervo ottico fino a giungere ad una possibile perdita della vista. Dopo la cataratta, il glaucoma è una delle principali cause di cecità in tutto il mondo e colpisce più di 60 milioni di persone. La sua forma più comune, il glaucoma primario ad angolo aperto (POAG), è un disturbo progressivo che distrugge le cellule della retina dell'occhio e degrada il nervo ottico. Queste perdite restringono il campo visivo, che alla fine scompare, insieme alla vista del paziente, fino a portare alla completa cecità.
I risultati della ricerca già negli anni '70 mostravano che sia la cannabis che il THC, uno dei suoi più noti principi attivi, riducono la pressione intraoculare, un fattore chiave per il glaucoma.
I primi studi che hanno evidenziato questo fattore hanno generato un notevole interesse da parte della comunità degli oculisti, anche per il fatto che all'epoca i farmaci convenzionali per il glaucoma causavano una varietà di effetti collaterali negativi.
Questi primi risultati spinsero il National Eye Institute, una divisione dei National Institutes of Health (un'agenzia del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti), a finanziare una ricerca per verificare se la cannabis o il THC, potessero essere impiegati in modo sicuro per mantenere la pressione intraoculare a livelli bassi.
Ciò che emerse è che il THC è sì in grado di ridurre anche drasticamente la pressione intraoculare ma solo per un breve periodo: tra le tre alle quattro ore.
Si tratta di un grande limite dato che il glaucoma deve essere trattato sempre, 24 ore su 24.
Ciò comporta che un paziente dovrebbe assumere THC dalle 6 alle 8 volte al giorno per ottenere un beneficio costante. Ma un’assunzione di questo tipo comporta tutta una serie di effetti collaterali. Essere costantemente sotto gli effetti del THC compromette alcune delle attività di base di una persona; come guidare, oppure utilizzare macchinari complessi o pericolosi.
Per questi motivi, la cannabis per il trattamento del glaucoma è stata superata, nel corso degli anni, da altre terapie convenzionali che riescono a trattare il disturbo.
Per queste ragioni, la ricerca scientifica si è impegnata a indagare i potenziali benefici del cannabidiolo (CBD) nel trattamento del glaucoma.
Il CBD, infatti, è il principio attivo non psicoattivo della pianta di cannabis, una caratteristica che “annullerebbe” gli effetti negativi di una terapia a base di solo THC.
Nel 1979, uno studio pubblicato sull’International Journal of Pharmacology and Biopharmacology ha analizzato gli effetti del CBD su 16 pazienti affetti da glaucoma ad angolo aperto.
A seguito dell’assunzione, nei partecipanti allo studio è stata riscontrata una riduzione della pressione sanguigna e un aumento della frequenza cardiaca. Il tutto ha comportato una diminuzione sostanziale della pressione intraoculare per un periodo di tempo ben più lungo.
È questo il motivo per cui alcune persone che soffrono di glaucoma hanno fatto ricorso al cannabidiolo (CBD), assunto soprattutto tramite vaporizzazione o sotto forma di olio.
Tuttavia, siamo ben lontani da considerare il CBD come una soluzione definitiva al glaucoma.
È importante notare come uno studio del 2006 ha evidenziato che dosi di CBD superiori a 40 mg possono effettivamente aumentare la pressione intraoculare nell'occhio, vanificando così qualsiasi possibile speranza di curare il glaucoma tramite la cannabis. Si tratta di evidenze che sono state confermate anche da studi più recenti.
Al momento si sta cercando di capire come e in che dosaggio il CBD possa abbassare efficacemente la pressione intraoculare. Inoltre, è dimostrato che il cannabidiolo esercita una azione antinfiammatoria e può fornire sollievo, non solo per il glaucoma.
Tuttavia i risultati scientifici sono ancora a uno stadio così preliminare che è inopportuno suggerire la cannabis come unico trattamento per contrastare il glaucoma.
Per il momento l’unica cosa da fare è parlarne con il proprio oculista e concordare una terapia basata sulle attuali conoscenze. D’aiuto alla prescrizione terapeutica sarà senza dubbio dichiarare al proprio medico se si fa già uso di cannabis.