Una piccola guida per orientarsi tra i termini più utilizzati per parlare di cannabis
La cannabis light è spesso associata, in modo del tutto errato, alla cannabis terapeutica. Ci sono grandi differenze tra le due tipologie di prodotti e queste differenze riguardano sia la composizione in sé dei tipi di cannabis, che il loro utilizzo e il modo in cui questo viene regolamentato.
Se, da una parte la cannabis viene sempre più utilizzata a uso medico, dall’altra la libera vendita di prodotti contenenti cannabidiolo (CBD) e basse percentuali di THC ha avvicinato molte persone che li utilizzano per trattare alcuni sintomi.
A maggior ragione, è necessario fare chiarezza su che cosa si intende per cannabis terapeutica e per cannabis light.
Per cannabis terapeutica si intendono quei farmaci a base di cannabinoidi – i principi attivi della cannabis – che sono stati sviluppati e approvati in un numero ormai consistente di paesi del mondo.
Le concentrazioni dei vari principi attivi (i principali sono il cannabidiolo CBD e il Delta-9-tetraidrocannabinolo THC) contenute nei farmaci a base di cannabis vengono calcolate con estremo rigore.
La sempre maggiore apertura verso l’utilizzo della cannabis terapeutica ha inizio dal momento in cui la ricerca scientifica ha identificato e individuato le strutture dei principali cannabinoidi e dei recettori cannabinoidi.
Ad oggi sono state pubblicate numerose ricerche sulle attività farmacologiche della cannabis e dei cannabinoidi e sulle possibili applicazioni terapeutiche in una moltitudine di casi.
Ad esempio, la cannabis terapeutica può essere prescritta a pazienti oncologici oppure può essere utilizzata – per la sua azione indiretta sul sistema nervoso centrale – per contrastare una condizione di dolore cronico.
In Italia l’uso medico della cannabis è consentito dal 2006.
Ai medici è consentita la prescrizione di preparazioni galeniche magistrali, ovvero medicinali preparati dal farmacista in base alle indicazioni ricevute dal medico stesso. Per preparare il farmaco, in Italia è possibile utilizzare il Dronabinol (composto medico contenente Delta-9-tetraidrocannabinolo THC) o una sostanza attiva a base di cannabis a uso medico e che si ottiene dalle infiorescenze di cannabis coltivata dietro autorizzazione di un organismo nazionale per la cannabis. Questi preparati possono essere assunti in vari modi, ad esempio per inalazione o per via orale. Inoltre, dal 2013 in Italia c’è la possibilità, per i medici neurologi, di prescrivere un prodotto a base di cannabis denominato SativexR e che viene utilizzato per ridurre gli spasmi dolorosi nella sclerosi multipla.
Fino a poco fa, i prodotti per realizzare queste preparazioni venivano importati grazie a un accordo con il Ministero olandese della Salute e secondo la procedura per l’importazione prevista dal Decreto Ministeriale 11/2/97.
Nel 2016, il nostro Paese ha avviato una produzione nazionale di cannabis per uso medico presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM), grazie alla collaborazione tra il Ministero della salute e il Ministero della difesa.
La prescrizione di cannabis ad uso medico in Italia segue il Decreto Ministeriale 9/11/2015 e riguarda l'impiego nel dolore cronico e di quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale; nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.
Ogni regione ha la possibilità di legiferare sulla materia e bisogna tenere conto di questa differenziazione. Le prescrizioni si effettuano quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci. Il Ministero della Salute ha diramato da tempo le linee guida necessarie e sono disponibili le informazioni per i medici e farmacisti e le istruzioni per la preparazione di medicinali contenenti cannabis.
La coltivazione di canapa, invece, è regolata dalle norme contenute nella Legge 242 del 2016 ed entrata in vigore il 14 gennaio 2017. Con la circolare pubblicata il 23 maggio 2018 dal Ministero delle politiche agricole sono state chiarite le regole con cui devono essere attuate le norme contenute nella Legge 242. A oggi, in Italia, è possibile coltivare piante di canapa con un tasso di THC (tetraidrocannabinolo) inferiore allo 0,2% con una soglia di tolleranza fino allo 0,6%. Il coltivatore non ha responsabilità se le piante superano lo 0,2% di THC ma, invece, ne ha se superano lo 0,6% come spiega l’articolo 4, comma 5 della legge 242. Tuttavia la Legge n. 242 non riguarda direttamente la legalizzazione della cannabis, tanto meno ne consente l’uso a scopo ricreativo, ma è una legge rivolta ad agricoltori e produttori e il cui obiettivo è la promozione della coltivazione della canapa industriale.
Quella che viene chiamata – forse in maniera troppo semplicistica – cannabis light, è da intendersi come l’intera gamma di vari preparati derivati da infiorescenze essicate di cannabis in cui la concentrazione di THC sia compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%.
Light (leggero) è l’aggettivo che indica, per l’appunto, una bassissima concentrazione del principio attivo che è responsabile degli effetti psicotropi della cannabis.
Se si considera esclusivamente questo fattore (la quantità di THC) l’aggettivo “light” non potrebbe essere più appropriato. Per fare una comparazione, il Bedrocan, il farmaco a base di cannabis, ha una concentrazione di THC del 22%.
La cannabis light non ha alcun effetto psicoattivo e le sue infiorescenze essiccate di cannabis sativa hanno un tenore di THC così basso da poter essere venduta liberamente.
Il cannabidiolo (CBD) è uno dei principali principi attivi della pianta di Cannabis sativa. L'essere umano è dotato di un sistema endocannabinoide e il cannabidiolo (CBD) agisce indirettamente sui recettori di questo sistema. Il cannabidiolo (CBD) nello specifico non agisce su una particolare patologia.
Il cannabidiolo (CBD) modula dei meccanismi che già sono esistenti e in atto nell’organismo. Nel momento in cui è in atto uno squilibrio o uno scompenso nel sistema endocannabinoide, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) - che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio - tende a ripristinare l'equilibrio originario. Il cannabidiolo (CBD) comporta una modulazione indiretta di una alterazione del sistema endocannabinoide umano provocata da patologie o traumi ed è per questo motivo che viene sempre più utilizzato da molte persone.
Per cannabis light si intendono i prodotti ricavati da infiorescenze essiccate di cannabis in chi la concentrazione di THC sia compresa tra lo 0,2% e lo 0,6%
Il CBD è il cannabidiolo: uno dei principali principi attivi della pianta di Cannabis sativa.
La cannabis terapeutica, a differenza della cannabis light, contiene tutt’altre quantità di THC e CBD presente e può essere acquistata solo sotto prescrizione medica
Ogni persona si avvicina al mondo della cannabis spinta da diverse esigenze. L’utilizzo della cannabis terapeutica avviene grazie a una stretta sinergia tra il paziente e il proprio medico, la figura-guida e l’unica che può prescrivere una terapia.
Nel caso della cannabis light, invece, può accompagnare una regolare terapia medica (sempre sotto consiglio medico) oppure può essere utilizzata nel contesto quotidiano, prestando sempre attenzione a consumare un prodotto che sia certificato e preparato seguendo criteri rigorosi, che garantiscano la qualità e la precisione nella concentrazione del cannabidiolo.