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Vendita CBD in Europa: una guida completa

Scritto da Redazione Cannaβeta | Oct 17, 2022 5:45:00 AM

L’intero mercato del cannabidiolo (CBD) in Europa è in continua evoluzione. Dopo le restrizioni del passato, i prodotti al CBD godono di una sempre maggiore diffusione. Al contempo, le leggi che regolano la produzione, la vendita e l’acquisto di CBD si modificano e lasciano intravedere ulteriori aperture.

Vendita di CBD: le regole in EU

Negli ultimi anni si è assistito a un rapido aumento della vendita di prodotti a base di cannabidiolo (CBD).

Il cannabidiolo è uno dei principi attivi della pianta di cannabis e trova impiego in vari ambiti grazie alle sue numerose proprietà. La pianta di canapa sativa, infatti, contiene oltre 480 composti.

Di questi, più di 100 sono cannabinoidi. I cannabinoidi più noti sono il THC (D9-tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). Il THC ha effetti psicoattivo e, a seconda delle normative nazionali, può essere impiegato per scopi ricreativi oppure a fini terapeutici. Il cannabidiolo, invece, non ha effetti psicotropi, è legale in Italia e in altri paesi.

Tuttavia viene ricavato da una pianta che può contenere anche quantità variabili di THC. Questo ha messo a dura prova i quadri normativi dei paesi dell’Unione Europea.

Spesso è difficile destreggiarsi tra le leggi che stabiliscono la produzione, la vendita e il consumo di cannabis legale in Europa e in Italia. Per comprendere meglio quali siano le norme che regolano la filiera di prodotti a base di CBD e a quali categorie di merce appartengano, è necessario guardare al recente passato.

La Convenzione unica sugli stupefacenti delle Nazioni Unite del 1961, a cui l’Italia ha aderito nel 1975, è stata per lunghi anni alla base delle leggi nazionali sul controllo delle droghe.

Tra queste, rientrava anche la cannabis. Ai tempi, la convenzione stabiliva che la vendita non autorizzata di "fiori di cannabis" e di "estratti e tinture di cannabis" dovesse essere soggetta a sanzioni penali.

Tuttavia, nella convenzione del 1961, non vi è una esplicita indicazione in merito al cannabidiolo. Questa mancata specifica ha portato, nel tempo, a interpretazioni molto diverse sull’uso, vendita e regolamentazione del CBD.

CBD: la normativa europea sul prodotto finito

I prodotti al CBD possono essere considerati appartenenti a categorie diverse, così come sono trattati in maniera diversa dalle normative europee. 

A livello europeo, gli alimenti sono disciplinati in generale dal Reg. UE 1178/2002 e da quello 1169/2011 sulle informazioni ai consumatori, mentre gli integratori alimentari dalla Direttiva UE 46/2002.

Per quanto riguarda i prodotti a uso cosmetico, il riferimento è il Regolamento 1223/2009 sui prodotti cosmetici. In relazione ai farmaci, la Direttiva 2001/83/CE riporta un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano.

La legislazione e lo status legale di queste diverse forme di prodotti a base di CBD differiscono, nonostante tutte contengano quantità variabili di CBD.

È necessario sottolineare, inoltre, che a oggi si applicano ulteriori normative, anche di tipo nazionale. Si tratta di un quadro complesso ma spesso necessario, vista la grande varietà di prodotti finiti che hanno il CBD come ingrediente principale.

Tra questi, ci sono i numerosi alimenti o integratori alimentari con un'alta percentuale di CBD.

Una delle normative europee che riguardano più da vicino il mercato del cannabidiolo, è il Regolamento UE 2015/2283 sui cosiddetti novel food.

Il regolamento dispone che i prodotti alimentari “nuovi” debbano essere valutati e autorizzati prima della loro introduzione nell’Unione Europea.

Ci sono vari requisiti da rispettare per rientrare nella categoria dei novel food.

Per “nuovo alimento” si intende “qualunque alimento non utilizzato in misura significativa per il consumo umano nell'Unione prima del 15 maggio 1997, a prescindere dalla data di adesione all'Unione degli Stati membri”.

CBD come novel food

Per quanto riguarda i novel food, gli estratti di canapa light o prodotti con cannabinoidi potrebbero rientrare nell’elenco. Per il momento, le autorità europee che si occupano della valutazione sono in attesa che i produttori forniscano ulteriori informazioni sulle specifiche dei prodotti.

La European Food Safety Authority ha ricevuto numerose richieste di inserimento nell’elenco, ma ha da poco sospeso le proprie valutazioni. Il motivo di questa “pausa” riguarda la necessità di avere dati più precisi su tutte le caratteristiche del nuovo alimento.

Sul sito dell’EFSA, Ana Afonso, responsabile dell’unità Nutrizione e innovazione alimentare ha dichiarato le seguenti informazioni. "Sospendere la valutazione di un nuovo alimento non è un fatto raro se le informazioni sono lacunose. Il compito di colmare le carenze nei dati spetta ai richiedenti. Stiamo collaborando con loro per spiegare in che modo poter fornire informazioni supplementari che contribuiscano a risolvere le incertezze."

Nel frattempo, altri sviluppi permettono di fare luce su una situazione normativa che, ancora oggi, appare molto confusa. Nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha richiesto di modificare la Convenzione Unica sugli Stupefacenti, per escludere il cannabidiolo (CBD) dalla lista delle sostanze dannose. Considerati gli studi che evidenziano l’efficacia e le proprietà del CBD, l’OMS ha proposto di eliminare la cannabis dalla tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961. La Commission on Narcotic Drug ha accolto la richiesta.

Una decisione storica

Più di recente, nel 2020, la Corte di giustizia europea ha sancito che anche il CBD rientra nelle direttive che regolano la libera circolazione di prodotti all’interno dell’Unione.

La decisione deriva da un lungo e tortuoso processo avvenuto in Francia. Il processo riguardava lo Stato francese contro un’azienda che vendeva, tra le altre cose, liquidi con CBD.

La vendita di cannabidiolo proveniente da foglie o fiori della pianta di Cannabis sativa è illegale in Francia.

Tuttavia, nel corso dei processi, è emerso come il liquido fosse stato prodotto in Repubblica Ceca, e quindi importato. La Corte di giustizia europea ha ricordato come la canapa legale sia considerata un prodotto agricolo e una “pianta industriale”.

La Corte ha stabilito che il divieto francese di commercializzare prodotti a base di CBD derivati dalla canapa contraddice il diritto dell'UE sulla libera circolazione delle merci.

Si è trattata di una nuova interpretazione giuridica che ha dato un nuovo impulso alla necessità di rendere omogenee le normative nazionali.

Coltivare cannabis legale: cosa dice la normativa europea

La canapa è una coltura agricola diffusa in tutta Europa. La superficie dedicata alla coltivazione della canapa nel 2019 occupava 34.960 ettari nel con una produzione di 152.820 tonnellate.

Tra i maggiori produttori vi sono la Francia (che ne detiene la quota maggiore), i Paesi Bassi e l’Austria.

La pianta di canapa, infatti, può essere utilizzata nell’industria tessile o in quella cartiera.

Altri usi riguardano la cosmesi e il mercato alimentare, con particolare riferimento al cannabidiolo (CBD). La varietà di canapa coltivata deve avere un contenuto di THC inferiore allo 0,2%.

Inoltre, gli agricoltori devono utilizzare sementi certificate delle varietà elencate nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole dell'UE. In questo catalogo sono registrate 75 diverse varietà di canapa.

In Europa, i principali regolamenti da osservare per coltivare canapa sono: 

●     Il Regolamento UE 1307/2013 - recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune nonché l’obbligo di utilizzare sementi certificate di varietà elencate nel “Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole” - e il successivo Regolamento UE 639/2014 che lo integra.

●       Il Regolamento UE 1308/2013 - che istituisce un'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli. 

●       Il Regolamento di esecuzione UE 809/2014 - che stabilisce misure di controllo specifiche e metodi per determinare i livelli di tetraidrocannabinolo nella canapa.

●     Il Regolamento delegato UE 1237/2016 e il Regolamento di esecuzione UE 1239/2016 - che stabiliscono le norme relative ai titoli di importazione per la canapa

●       La Direttiva 2002/53/CE del Consiglio - relativa al catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole.

●       La Direttiva 2002/57/CE del Consiglio - relativa alla commercializzazione delle sementi di piante oleaginose e da fibra.

●     La Decisione 2003/17/CE del Consiglio - relativa all'equivalenza delle ispezioni in campo effettuate nei Paesi terzi sulle colture di sementi e all'equivalenza delle sementi prodotte nei Paesi terzi.

●     La Decisione 2004/842/CE relativa alle norme di applicazione con cui gli Stati membri possono autorizzare la commercializzazione di sementi appartenenti a varietà per le quali sia stata presentata una domanda di iscrizione nel catalogo nazionale delle varietà delle specie di piante agricole o delle specie di ortaggi.[1] 

 Benché il quadro normativo sulla produzione e vendita dei prodotti con CBD si stia schiarendo, permangono ancora delle sostanziali differenze tra i paesi dell’Unione Europea.

Una panoramica sulla produzione di CBD in Europa

La produzione europea di CBD estratto dalle piante di cannabis segue le direttive europee e le leggi nazionali. Negli ultimi anni, gli incentivi al mercato della canapa hanno fornito nuovi strumenti ai produttori del continente.

Il caso italiano

La legge che regola il mercato italiano della canapa è la n° 242 del 2 dicembre 2016, “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.

È da allora che il cannabidiolo e altri derivati della pianta di canapa hanno iniziato a diffondersi. La legge permette la coltivazione delle sole varietà di Cannabis sativa L., inserite nel Catalogo comune europeo.

Il testo aveva un obiettivo dichiarato; ovvero promuovere lo sviluppo della “produzione di alimenti, cosmetici, materie prime biodegradabili e semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori” derivanti dalla canapa.

È allora che in Italia c’è stato l’avvento di quella che spesso veniva chiamata marijuana light. Successivamente, per chiarire le modalità di commercializzazione e controllo, è stata emanata la circolare ministeriale n.5059 del maggio 2018.

 A complicare il quadro, però, ci pensa il Testo Unico sugli stupefacenti, pubblicato il 31 ottobre 1990 e aggiornato a febbraio 2022.

La resina di cannabis, l’olio, le foglie e l’infiorescenza sono ancora oggi elencate nella Tabella II del Testo Unico. Di conseguenza, le norme riguarderebbero qualsiasi varietà di canapa, anche quella con un livello di THC inferiore a 0,2%.

Tuttavia, sempre il Testo Unico, esclude dalla propria applicazione la “canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali consentiti dalla normativa dell’Unione Europea”.

Si tratta quindi di un’ambiguità non da poco, che richiederebbe ulteriori chiarimenti e aggiornamenti normativi.

 Al contempo, la Direzione Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico ha aperto le porte alla produzione di principi attivi farmaceutici derivanti dalla Cannabis sativa L..

Le aziende agricole che forniscono la materia prima, devono essere autorizzate alla coltivazione. Inoltre, le aziende devono firmare un accordo con un’officina farmaceutica a sua volta autorizzata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

CBD, l’Europa alla ricerca di una normativa armonica

Gli articoli 26 e da 28 a 37 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) garantiscono la libera circolazione delle merci, tra cui la canapa e i suoi derivati. Tuttavia, in ogni paese europeo vigono leggi diverse. A volte le differenze sono minime, in altri casi sono sostanziali.

Produrre CBD in Belgio

Il Belgio non ha una normativa specifica sul cannabidiolo (CBD). Le varietà di canapa consentite dall’Unione Europea possono essere coltivate, con una licenza, per la produzione commerciale di fibre di canapa per scopi industriali (per esempio, in ambito cosmetico).

In Belgio è vietato vendere integratori alimentari e altri prodotti alimentari a base di canapa. Solo per alcuni tipi di alimenti possono essere concesse deroghe. Tuttavia, i limiti di sicurezza del THC per i prodotti alimentari sono molto più bassi del limite dello 0,2% che si applica ad altri prodotti.

Per le tisane a base di foglie e fiori di canapa non sono concesse deroghe, anche in caso di livelli di THC molto bassi

Francia, un’industria in crescita e un risvolto legale significativo

La Francia è il primo produttore di canapa in Europa. L'industria francese della produzione e della lavorazione della canapa è fortemente regolamentata da leggi e regolamenti nazionali.

L'industria francese della canapa sta vivendo una crescita significativa, trainata anche dalle recenti decisioni legali in materia di CBD della Corte di giustizia europea.

Secondo la legge francese, esiste una netta distinzione tra la canapa industriale e la cannabis, chiamata anche canapa ricreativa.

Le piante di Cannabis sativa L. possono essere coltivate e sfruttate commercialmente se la pianta contiene meno dello 0,2% di THC.

La varietà di canapa deve essere presente nell'elenco ufficiale delle specie dell'UE e autorizzata dal governo francese, in base all’articolo 1 dell'ordinanza R. 5132-86. Il prodotto finito deve essere caratterizzato dall'assenza di THC.             

Paesi Bassi, canapa dal 1928 a oggi

Nei Paesi Bassi, in origine, il mercato della canapa veniva regolamentato dalla legge olandese sull’oppio, risalente al 1928.

Secondo questa legge, la coltivazione di fibre e semi di canapa è consentita, ma la produzione di CBD e dei relativi prodotti è rimasta vietata per decenni.

La legge è stata modificata nel 1999 e la coltivazione della canapa industriale è stata legalizzata. L'articolo 12 della legge stabilisce che: "la coltivazione della canapa è consentita se la canapa è destinata all'estrazione di fibre o alla propagazione di semi per la produzione di canapa da fibra".

Di conseguenza, dal 1999 è legale la coltivazione di piante di canapa con un contenuto di THC inferiore allo 0,2% e per tali specifici scopi.

L’incertezza della legge in Spagna

Sebbene in Spagna lavorino molte realtà che si occupano di prodotti con cannabidiolo (CBD), il Paese esporta una larga parte dei propri prodotti ai mercati esteri.

La legalità degli usi possibili della pianta di cannabis rimane ancora oggi in una zona grigia. Secondo la legge in vigore in Spagna, la produzione di olio di CBD è allineata con i regolamenti dell'Unione Europea, che stabiliscono che non può contenere più dello 0,2% di THC.

Germania, tra interpretazioni e novel food

Anche in Germania le leggi che normano la produzione di CBD sono complesse. La recente inclusione del cannabidiolo nel catalogo degli alimenti candidati a essere considerati novel food ha generato una nuova apertura a questo mercato.

Tuttavia, le aziende che scelgono di produrre e commercializzare prodotti alimentari contenenti CBD  si muovono con grande incertezza. Ciò è dovuto, anche in questo caso, alle diverse interpretazioni delle leggi e dei regolamenti, sia europei che nazionali.

La coltivazione di cannabis industriale da parte di aziende agricole non richiede un'autorizzazione solo nel momento in cui vengono utilizzati semi certificati delle varietà elencate nell'articolo 9 del Regolamento (UE) n. 639/2014.

Il contenuto di THC deve essere inferiore allo 0,2%. Ciò che è necessario, se questi requisiti sono rispettati, è solo una notifica alle autorità.

A parte la coltivazione, tutti gli altri usi della cannabis industriale richiedono un'autorizzazione ai sensi della legge tedesca sugli stupefacenti. Tuttavia, anche la produzione di derivati dalla cannabis può avvenire se vengono utilizzati semi certificati con contenuto di THC inferiore allo 0,2%.

Polonia, CBD e coltivazioni industriali

Anche la Polonia richiede specifici standard di sicurezza per qualsiasi sostanza venga estratta dalla canapa e impiegata per la preparazione di prodotti. In Polonia è illegale coltivare piante di cannabis in privato. La coltivazione è concessa solo per dichiarate esigenze dell’industria, dal tessile alla cosmetica/farmaceutica. Deve essere rilasciata una concessione governativa per la produzione, sempre tenendo presente che le sostanze estratte non devono contenere più dello 0,2% di THC.

Come vendere CBD in Italia e in Europa

La recente sentenza della Corte di giustizia europea ha sancito la libera circolazione del CBD tra gli stati membri. Tuttavia, in tutta Europa rimangono molte incertezze relative alla vendita dei prodotti con cannabidiolo. In ogni caso, anche grazie a tale sentenza, al momento nessuna nazione facente parte dell'Unione Europea potrebbe proibire il commercio del cannabidiolo prodotto e certificato a norma di legge.

 Vendita CBD in Italia: cosa serve sapere

In Italia è possibile la vendita dei prodotti con CBD, come sempre certificati e con l’indicazione di provenienza. La legge 242 del 2016 indica chiaramente quali possano essere i prodotti finali contenenti CBD, fra cui cosmetica e florovivaismo.

Secondo la legge, il coltivatore non ha responsabilità se all'esito del controllo il contenuto complessivo di THC risulta superiore allo 0,2 per cento ed entro il limite dello 0,6 per cento.

In questo caso si tratta di quella che viene chiamata cannabis light. Tuttavia, nel 2018, il Consiglio Superiore di Sanità ha suggerito di bloccare la vendita di cannabis light.

Poco dopo, nel 2019, La Corte di Cassazione ha dichiarato lecite sia la coltivazione che il commercio di questo particolare tipo di prodotto ricavato dalla cannabis. In particolare, la Corte ha precisato che è consentita la vendita di prodotti derivati da Cannabis sativa L. solo nel caso in cui i prodotti siano “effettivamente privi di efficacia drogante”.

Tuttavia, ancora oggi, non è possibile dare una definizione concreta a questa espressione, se non rifacendosi ai limiti di THC stabiliti dalla legge 242/2016.

Paesi Bassi, il “limite” della tolleranza

I Paesi Bassi rappresentano un caso unico sotto molti punti di vista. Il CBD non è espressamente vietato dalla Legge olandese sull’oppio.

Ad esempio, grazie alla tolerance policy in vigore, in tale paese è possibile vendere olio con CBD, a condizione che la percentuale di THC sia inferiore allo 0,05%. La legge distingue tra droghe leggere e pesanti.

La cannabis è considerata una droga leggera. Ciò significa che è tollerata dal governo olandese e può essere venduta nei negozi specializzati o nei coffee shop, compresi i prodotti a base di CBD.

Come dichiarato dallo stesso governo dei Paesi Bassi, “è contro la legge possedere, vendere o produrre droghe. (...) I coffee shop sono autorizzati a vendere cannabis a determinate condizioni. Un coffee shop è un locale in cui si vende cannabis ma non si vendono o consumano bevande alcoliche. Questo fa parte della politica olandese di tolleranza”.

Francia, un caso che farà storia

Nonostante la grande produzione di canapa e l’ampia diffusione di negozi e rivenditori di prodotti al CBD, la Francia ha adottato una politica restrittiva fino a non molto tempo fa.

Vi sono state ampie discussioni in ambito legale sulla legittimità della vendita di CBD, non sempre con esiti positivi. Tuttavia, la recente decisione della Corte di giustizia europea ha dato nuove speranze ai rivenditori francesi. La raccolta di fiori e foglie per la produzione di estratti di canapa è autorizzata, sempre rimanendo entro i limiti imposti dalle normative europee.

La vendita di CBD in Germania

Secondo la legge tedesca, il CBD come sostanza pura non è considerato uno stupefacente. Tuttavia, i prodotti con CBD sono stati in diversi casi considerati illegali dai pubblici ministeri e dai tribunali penali alla stregua della canapa industriale.

Al momento, non è ancora certo se i tribunali tedeschi si adegueranno all’interpretazione espressa della sentenza della Corte di giustizia europea del 19 novembre 2020. In base al testo, infatti, gli estratti di CBD ottenuti dall'intera pianta di Cannabis sativa non sono ritenuti stupefacenti.

Spagna, un quadro in evoluzione

In generale, in Spagna lo status legale dei prodotti contenenti CBD è complesso. Molte normative presentano ampi margini d’incertezza e di recente si susseguono varie modifiche e implementazioni. I produttori e i distributori devono, in ogni caso, garantire che i prodotti (come, per esempio, l’olio di CBD) abbiano un livello di THC inferiore allo 0,2%.

Polonia, la vendita al dettaglio di prodotti con CBD

In Polonia, come in molti altri paesi, esiste un'ampia gamma di prodotti a base di CBD.

Per essere venduti, tutti questi prodotti devono essere classificati e regolamentati come ogni attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari. I prodotti a base di CBD devono essere etichettati e identificabili. Inoltre, la vendita deve soddisfare i requisiti stabiliti dai regolamenti nazionali su composizione e informazione al pubblico sui prodotti alimentari e sugli integratori.

A ciò, si aggiunge come sempre il quadro normativo europeo.

Comprare CBD in Italia e in Europa

Tutte le ambiguità e le evoluzioni legislative sul CBD tendono a confondere l’acquirente finale. Tuttavia, l’acquisto di prodotti al CBD è, in genere, consentito in Europa, benché questi rispettino tutte le normative di legge.

Comprare CBD (estratti, semi, fiori, biomassa): come funziona in Italia

Il cannabidiolo, non essendo una sostanza classificata come psicotropa, è da considerarsi come non vietata in Italia.

 

Bisogna fare alcune distinzioni sulle destinazioni d’uso delle piante di cannabis. Una di queste, per esempio, è l’utilizzo come biomassa, ovvero il materiale ricavato dalla pianta, come semi, foglie e tutto il resto.

 

I controlli cominciano all’inizio della filiera, a partire dall’analisi delle piante per verificare che il contenuto di THC sia al di sotto della famigerata soglia di 0,2%. In ogni caso, il consumatore finale è sempre invitato ad acquistare prodotti da aziende certificate e in regola, siano questi semi, fiori o estratti.

 Comprare CBD nel resto d’Europa

Il CBD può essere acquistato e consumato in quasi tutta l’Unione Europea, con poche eccezioni.

Per esempio, fino a poco tempo fa, in paesi come Francia o Svezia, i prodotti finali non potevano contenere tracce di THC, pena la messa al bando dal commercio. In generale, però, si può affermare che in Europa l’acquisto di prodotti al CBD sia consentito.

La gran parte dei paesi europei devono mantenere il limite di THC al di sotto dello 0,2%. Questo limite sale in paesi come Austria e Lussemburgo, dove la soglia massima di THC è dello 0,3%, oppure in Svizzera, dove è l’1%. Al contempo, però, il CBD rimane una sostanza illegale in Slovacchia.

Come comprare CBD online in sicurezza

La vendita e l’acquisto di CBD tramite shop online si sta sempre più consolidando, sia in Italia che in Europa.

Spesso, però, il pubblico si chiede quale sia il canale più sicuro da cui acquistare prodotti al CBD.

È sempre bene affidarsi a ditte che abbiano sotto controllo l’intera filiera produttiva: dalla semina nei campi fino alla distribuzione finale. 

In particolare, bisognerebbe rivolgersi a realtà che seguono gli standard europei GACP (Good Agricultural and Collection Practices) e lavorano i propri prodotti con un protocollo GMP (Good Manufacturing Practices).

Con questo protocollo, i controlli e le verifiche avvengono durante tutto il percorso produttivo, e non soltanto sul prodotto finale.

È solo grazie a una visione trasparente in ogni fase della produzione di CBD, che è possibile garantire un prodotto di alta qualità, sicuro, accessibile e con un prezzo etico.

Concludiamo l'articolo con un'intervista che abbiamo fatto a Lorenza Romanese, direttore generale EIHA, l’Associazione europea della canapa industriale. Un'intervista che si focalizza sulle attività e le politiche che a livello europeo si stanno sviluppando nel settore, le politiche adottate dagli altri Paesi partner dell’UE e quelle che saranno le prospettive future.