Le patologie della pelle colpiscono un grande numero di persone. Malattie come la psoriasi o le dermatiti, molto comuni e dolorose, possono rendere la vita di chi ne soffre difficile e problematica. Il cannabidiolo (CBD), uno dei principi attivi della pianta di cannabis, si è dimostrato utile nel trattamento di numerose malattie della pelle. I benefici del CBD per la salute della pelle sono emersi anche in contesti particolarmente delicati. Un recente caso di studio mostra l’azione del CBD sulla pelle di un paziente che subisce gli effetti collaterali cutanei della chemioterapia. Abbiamo intervistato Nuria Sanchez dell’Onchology Institute Aesthetic e il Professor Pere Gascon, direttore del Laboratorio di oncologia molecolare e traslazionale dell’Università di Barcellona, che hanno seguito il paziente.
La pelle è un organo prezioso. Protegge muscoli, ossa e organi interni. Ci rende sensibili al calore o alla pressione, grazie al suo ruolo di mediatrice del senso del tatto. Nonostante l’enorme importanza della pelle nel fare da “filtro” o “barriera” verso l’esterno, spesso tendiamo a non prendercene cura a sufficienza. Una scarsa attenzione alla salute della pelle può avere anche delle conseguenza; e non si tratta solo di secchezza o di prurito temporaneo.
Molte persone si scontrano quotidianamente con i sintomi e i disagi provocati dalle patologie che colpiscono la pelle. Per esempio, un prurito costante o una sensazione di secchezza e dolore protratta nel tempo, possono avere effetti molto seri sulla vita della persona. Negli anni, si è sviluppata un’ampia letteratura scientifica che ha indagato i benefici di alcune sostanze nel trattamento dei disturbi della pelle. Fra questi, uno dei più promettenti è il cannabidiolo (CBD).
È già da alcuni anni che il cannabidiolo (CBD) ha trovato impiego in ambito dermatologico. L’interesse, sia da parte della comunità scientifica che del pubblico, deriva dal crescente numero di risultati, riportati in contesti differenti, che evidenziano un potenziale effetto benefico del CBD sullo stato di salute della pelle. Gli ambiti applicativi sono molteplici e, più di recente, è emerso il potenziale del cannabidiolo nel trattare i particolari effetti collaterali sulla pelle causati da alcuni trattamenti chemioterapici. I meccanismi con cui il cannabidiolo agisce sul nostro corpo sono oggetto di numerosi e accurati studi. L’azione del CBD avviene nella cornice del sistema endocannabinoide, presente anche nella cute e coinvolto in numerosi processi biologici.
Il sistema endocannabinoide esercita molteplici funzioni di regolazione del nostro organismo. Questa complessa rete di enzimi, recettori e molecole che agiscono su essi, è presente anche nella cute. Sono molti gli studi che suggeriscono un coinvolgimento del sistema endocannabinoide nei processi biologici che riguardano il derma.
Di conseguenza, il cannabidiolo (CBD) ha attirato un'attenzione significativa negli ultimi anni per il suo potenziale terapeutico per varie patologie cutanee, e per un suo impiego in ambito cosmetico. Negli anni si accumulano i casi riportati d’efficacia che suggeriscono come l'applicazione topica del CBD possa essere di grande utilità per alcuni disturbi della pelle, come l'eczema, la psoriasi, il prurito e alcune condizioni infiammatorie. Uno dei contesti in cui, più di recente, il cannabidiolo ha trovato ambito di applicazione, riguarda i problemi della pelle derivanti da un trattamento chemioterapico.
Alcuni farmaci usati in chemioterapia possono rendere la pelle secca e sensibile o provocare reazioni cutanee. In certi casi, infatti, le sostanze chemioterapiche utilizzate possono bloccare il turn over cellulare della pelle del viso. Alcune persone, vedono comparire un rossore, spesso associato a una sensazione di bruciore diffusa sul volto. I pazienti impegnati in un trattamento chemioterapico o radioterapico devono affrontare anche effetti collaterali come quelli che colpiscono la pelle del viso, portatori di ricadute ulteriori sulla propria quotidianità. Si tratta di un inconveniente per il quale la ricerca medica sta ricercando una soluzione che sia efficace e, al contempo, non intrusiva su chi sta già affrontando un percorso terapeutico impegnativo. Il cannabidiolo, sotto forma di olio o di pomata, potrebbe fornire ottimi risultati in questo senso. Le prime sperimentazioni stanno, infatti, già fornendo risultati più che soddisfacenti.
Di recente, il cannabidiolo (CBD) è stato impiegato con ottimi risultati nel caso di un paziente di 52 anni, affetto da tumore in stadio avanzato e trattato con Folfox e Panitumumab. Il paziente, dopo avere intrapreso un ciclo di chemioterapia, ha manifestato una forte infiammazione alla pelle del viso, accompagnata da un intenso dolore. La sperimentazione è stata condotta presso il centro medico Micromédical di Barcellona, specializzato in servizi per malati di cancro. Il trattamento è stato coordinato da Nuria Sanchez, specialista in estetica oncologica e responsabile dell’Onchology Institute Aesthetic, che ci ha raccontato come si sta svolgendo il trattamento e quali possano essere le nuove frontiere di applicazione del CBD nell’ambito dermatologico e cosmetico.
Che cosa l’ha spinta a specializzarsi nell’estetica oncologica?
Per un periodo mi sono dedicata alla consulenza d'immagine. Ho avuto una cliente con un cancro al seno e attraverso lei ho capito la vulnerabilità che la malattia provoca e gli effetti collaterali dei trattamenti. Il cancro è una malattia che colpisce duramente a livello psicologico, a volte di piú che a livello cellulare. Quando una persona viene informata di essere stata colpita da un tumore, è il momento in cui tutto crolla e inizia una fase in cui è fondamentale avere un alto grado di amor proprio. L'estetica oncologica si occupa della cura della pelle, dei muscoli e della capacità di fare percepire noi stessi come prima di conoscere la malattia. É questo ciò che mi ha fatto decidere di fare questo lavoro. Ho pensato che attraverso questa professione avrei potevo aiutare tutte queste persone.
Quali sono i danni a livello cutaneo più comuni causati delle terapie oncologiche e quali le problematiche che ne derivano?
Sono molteplici. A livello cutaneo dobbiamo considerare il tipo di trattamento a cui ci si sottopone. Gli effetti collaterali cutanei della chemioterapia hanno una vasta gamma di manifestazioni e un grado di intensità che varia a seconda del farmaco e della dose utilizzata.
Tra gli effetti collaterali possono manifestarsi: xerosi, secchezza estrema, prurito, desquamazione o arrossamento, alopecia, fotosensibilità. Inoltre possono comparire problemi alle unghie, come lo scolorimento o l’infiammazione del tessuto attorno alla lamina ungueale che può portare in alcune occasioni a un'infezione. L'immunoterapia è un trattamento che rinforza le difese naturali del corpo per combattere il cancro e tra le manifestazioni di tossicità più comuni troviamo la xerosi (con rischio di fessure e crepe dolorose), l’eruzione acneiforme, la mucosite, l’arrossamento della pelle, il prurito, il coinvolgimento delle unghie e le alterazioni nella crescita delle ciglia.
La radioterapia è un trattamento locale che interessa solo la pelle dell'area trattata e gli effetti collaterali cutanei dipendono dal tipo di radiazione, dalla dose totale, dall'area anatomica da trattare e se ci troviamo di fronte a trattamenti concomitanti.
Può provocare eritema, desquamazione secca o umida, perdita di elasticità, ulcerazione (nei casi gravi). L'insieme di tutti questi sintomi cutanei si chiama radiodermite.
Infine, la terapia ormonale che, inibisce la sintesi degli ormoni bloccando il loro legame al corrispondente recettore sulla superficie delle cellule tumorali, insieme alla chemioterapia, è un altro dei trattamenti che invecchia di più a livello epidermico. Alcuni farmaci per la terapia ormonale inducono la menopausa provocando un improvviso deterioramento della carnagione e allo stesso tempo una pelle più sottile e secca e una perdita di compattezza ed elasticità. In questo contesto, i prodotti cosmetici da utilizzare devono essere morbidi, lenitivi e senza ingredienti irritanti come fragranze o profumi.
Quanto un adeguato trattamento estetico può migliorare la qualità di vita di un paziente oncologico?
La salute della pelle viene spesso trascurata nel corso delle terapie oncologiche. Se il derma è in perfette condizioni durante tutta la terapia (alla diagnosi, durante i trattamenti e dopo), i trattamenti farmacologici come la chemioterapia o la radioterapia non devono essere interrotti in qualsiasi momento (a causa di radiodermite o xerosi, per esempio.). Questo sarebbe il principale e più importante degli argomenti da considerare poiché la malattia non si ferma mai. Gli effetti collaterali della radiodermite possono anche portare allo sviluppo di fibrosi anche tre anni dopo che si è verificata a causa della tossicità tardiva. La cessazione del trattamento o gli effetti secondari derivati da esso colpirebbero il paziente, con l’aggravante di dovere interrompere i trattamenti per le tossicità derivate da un processo oncologico. Di fronte a una malattia come il cancro, la pelle deve prepararsi ad affrontare le terapie antitumorali nelle migliori condizioni.
Quando ha iniziato ad utilizzare i prodotti al CBD nel trattamento della pelle dei pazienti?
Mi piace essere aggiornata sui prodotti e sui principi attivi che possono aiutare a rigenerare e migliorare la pelle dei pazienti oncologici. Circa un anno e mezzo fa mi sono interessata all'olio di CBD e sul suo potenziale antiossidante e antinfiammatorio. Esistono studi clinici sul suo potenziale in dermatologia. I cannabinoidi hanno dimostrato proprietà antinfiammatorie, antipruriginose, antietà. Per questo motivo dopo aver conosciuto i prodotti al CBD dell’azienda Enecta ho contattato il professor Pere Gascón, medico esperto e dalla lunga esperienza in ambito oncologico, per cominciare una collaborazione e testare il CBD sugli effetti collaterali cutanei dei trattamenti oncologici.
Come descrive lo studio che sta portando avanti sull’uso del CBD nel trattamento estetico di un suo paziente oncologico?
Lo studio è iniziato nell'ottobre 2020, e riguarda un paziente di 52 anni con neoplasia colon-rettale, trattato con FOLFOX + Panitumumab (chemioterapia + terapia mirata), con sedute ogni 15 giorni. Tra gli effetti collaterali cutanei ha manifestato xerosi, desquamazione, rush, infiammazione, dolore. Abbiamo condotto lo studio presso il centro medico Micromédical specializzato in servizi per malati di cancro, con il suo fondatore, Montse López Novella, un'infermiera specializzata in chirurgia plastica e ricostruttiva. I trattamenti estetici al viso sono settimanali e consistono in una pulizia e nell'utilizzo di olio di cannabidiolo ENECTA (C 3000 CBD 10%), utilizzato a livello topico, e nell'applicazione di LED ( luce infrarossa ad effetto antinfiammatorio, che permette ai principi attivi di penetrare più facilmente e rigenera i tessuti). A volte e secondo le condizioni della pelle, introduciamo un diverso ingrediente attivo complementare come il burro di karitè o l'acido ialuronico.
Quali sviluppi avrà questo primo studio? Che risultati sta raccogliendo per ora?
La pelle è fondamentalmente idratata e nutrita grazie alla crema di karitè e all’olio di CBD. Quando eseguiamo il trattamento in cabina aggiungiamo qualche altro principio attivo. La pelle del paziente si è stabilizzata nonostante continui a sottoporsi a sessioni bisettimanali di chemioterapia. Gli sfoghi cutanei non sono gravi come al principio, anche se la pelle continua a sfaldarsi e di conseguenza l'idratazione e il monitoraggio devono essere continui. Ma la secchezza non è come prima.
In questo momento stiamo trattando un rush che è apparso in tutto il tronco, il petto e la schiena. Il caso è supervisionato da un medico, il Professor Pere Gascón, e il paziente viene seguito dal suo dermatologo quando lo ritiene opportuno, prescrivendo anche una crema antibiotica quando necessario (in alcuni casi di lesioni dovute alla chemioterapia). Il risultato finora ottenuto dal trattamento con l'olio di CBD e l'applicazione di LED, è una evidente stabilizzazione della pelle del viso. Si tratta di un miglioramento della sua qualità di vita di cui il paziente stesso ci ha dato testimonianza.
Il professor Pere Gascón è direttore del Laboratorio di oncologia molecolare e traslazionale e direttore della cattedra di oncologia e conoscenza multidisciplinare dell'Università di Barcellona. È specialista in medicina interna, ematologia e oncologia medica. L’uso del cannabidiolo è ritenuto promettente sia nell’ambito dell’estetica oncologica che in molti altri settori. Ha seguito di persona il caso di studio presentato e ha raccontato quelli che potrebbero essere i futuri sviluppi.
Perché usare il cannabidiolo nel contesto dell'estetica oncologica? A che risultati ha portato il trattamento oggetto del caso di studio?
Per me, è stato facile e direi normale accettare di supervisionare l'uso di olio di cannabinoidi in pazienti con cancro che presentano effetti collaterali cutanei. Nei miei anni di lavoro negli Stati Uniti molti dei miei pazienti hanno usato cannabis prima della chemioterapia per prevenire la nausea e il vomito. Questa pratica è continuata con i miei pazienti in Spagna, in particolare nelle donne affette da cancro. Quando Nuria Sanchez mi ha spiegato il suo progetto, sono stato felice.
Sapevo di alcune pubblicazioni in letteratura che parlavano dell’uso del cannabidiolo in dermatologia: psoriasi, dermatiti, dolori cutanei. Avevo anche una certa familiarità con le sue proprietà antiproliferative, i suoi effetti antinfiammatori, antiprurito e anti-invecchiamento. Quindi, era abbastanza naturale trattare con il cannabidiolo i pazienti affetti da cancro con problemi di pelle come l'acne secondaria indotta dagli anticorpi monoclonali, contro l'EGFR (anti-recettore del fattore di crescita epidermico).
Lo studio mostra miglioramenti nella salute della pelle del viso. In che modo il cannabidiolo ha contribuito a questo miglioramento?
Ci aspettavamo buoni risultati, in linea con la letteratura scientifica. Inizialmente, Nuria Sanchez ha usato solo l'olio di cannabidiolo con ottimi risultati. In seguito, lo ha combinato con luce infrarossa, crema di karité e/o acido ialuronico con risultati notevoli. In particolare, la tossicità cutanea simile all'acne indotta dagli ant-EGFR (Cetuximab, Panitumumab) è migliorata notevolmente con l'olio di cannabidiolo. C'è un altro fattore biologico rilevante, i cannabinoidi agiscono attraverso recettori specifici nella pelle legando i recettori endocannabinoidi: il 2-AG e l'AEA tra gli altri.
Le sostanze contenute nella cannabis, in particolare CBD e THC, sono sempre più utilizzate in ambito medico. Nel caso dei malati di cancro, quali sono le aree di applicazione della cannabis?
Una volta approvati dalle agenzie di regolamentazione, il CBD e il THC vengono usati per trattare/prevenire la nausea o il vomito indotti dalla chemioterapia. Questi due principi attivi della pianta di cannabis sono stati usati anche per trattare l'acne secondaria ai trattamenti anti-EGFR. Inoltre sono stati usati per trattare l'ansia. Per quanto riguarda l'uso dei cannabinoidi per il trattamento del dolore cronico, non ci sono prove conclusive e il loro uso non è incorporato in nessun consenso sul trattamento anti-dolore. Detto questo, perché è usato e apparentemente utile per questa situazione clinica cronica? La spiegazione più probabile è perché il cannabinoide modifichi lo stato mentale del paziente. Si sa che i recettori CB1 partecipano alla risposta analgesica e si sa che l'attivazione di questi recettori cerebrali crea gli effetti di piacere, rilassamento e ansietà della droga.
I cannabinoidi hanno dimostrato buoni risultati contro la spasticità dei pazienti con sclerosi multipla. Migliorano anche le alterazioni del sonno, in particolare nei pazienti con dolore cronico e con sclerosi multipla, fibromialgia, e con alterazioni di ansia
Negli ultimi 15 anni, il tetraidrocannabinolo (THC) è stato utilizzato nella ricerca, in modelli animali di cancro al cervello, in particolare nei topi con ottimi risultati. Purtroppo, la maggior parte delle prove a favore della sua efficacia derivano dagli studi su questi da modelli animali. La combinazione di CBD e THC ha mostrato una marcata riduzione della crescita tumorale: glioma, melanoma, seno, pancreas, fegato e prostata. È interessante notare che una ricercatrice spagnola, la dottoressa Cristina Sánchez, utilizzando una preparazione ottenuta dall'intera pianta, ha ottenuto migliori effetti antitumorali nel cancro al seno rispetto agli estratti puri di THC.
L'unico test clinico randomizzato negli esseri umani ha ben utilizzato un medicinale a base di cannabis per un tumore incurabile al cervello, il glioblastoma multiforme. La sopravvivenza a un anno è stata dell'83% per il gruppo a cui era stato somministrato il cannabinoide, contro il 53% di chi aveva assunto il placebo. La sopravvivenza complessiva del gruppo di pazienti trattati con cannabinoidi è stata di 550 giorni, mentre quella del gruppo trattato con placebo è stata di soli 369 giorni. Infine, una nuova sperimentazione clinica sugli esseri umani per il glioblastoma multiforme è in corso in Australia per trattare i pazienti con questo tipo di cancro. Sarà di grande interesse se questo secondo test clinico potrà confermare i risultati del primo.
Autore: Redazione Cannabeta