Nel giugno del 2019 sul British Journal of Clinical Pharmachology la ricercatrice Sophie Anne Millar dell’Università di Nottingham (UK) ha pubblicato un interessante review [3] su quanto fino ad ora si è sperimentato in termini di dosaggi del CBD nella pratica clinica, cercando di fare chiarezza al riguardo.
Cerchiamo di capire insieme quali sono le conclusioni di questo rilevante lavoro.
La review in questione è stata recentemente pubblicata (settembre 2019) da una delle più importanti riviste nel mondo della farmacologia clinica, il British Journal of Pharmacology (impact factor 4.2).
Il sistema di ricerca adottato è stato effettuato secondo le linee guida PRISMA utilizzando come motori di ricerca PubMed, MEDLINE e ClinicalTrials.gov.
Dopo l’applicazione di selettivi criteri di inclusione (per esempio somministrazione di CBD ad una popolazione clinica e preciso riferimento a dosaggi e outcomes per la valutazione dell’efficacia nel trattamento della malattia) ed esclusione (per esempio somministrazione a soli volontari sani e cosomministrazione con altri cannabinoidi come il THC) il numero finale di articoli esaminati è stato di 35 (di cui 15 trials clinici randomizzati controllati), per un totale di 1223 pazienti.
Dai risultati emerge che:
Questa stimolante review confermerebbe l’enorme potenziale terapeutico del CBD nel trattamento di numerose condizioni patologiche; la questione dei dosaggi rimane tuttavia irrisolta nonostante gli ottimi spunti forniti.
Dalla lettura del lavoro si può infatti dedurre che probabilmente per alcune malattie sono necessari dei dosaggi più alti (per esempio nell’epilessia e nel Parkinson) mentre in altre potrebbero essere sufficienti dei dosaggi inferiori (vedi gli stati d’ansia); la review sembra tuttavia orientarsi verso degli outcomes migliori per i dosaggi più alti.
Altro spunto interessante è che nelle condizioni patologiche come per esempio Crohn e dolore cronico per le quali non sono emersi risultati incoraggianti (contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare sulla base di numerosi studi preclinici) sono stati verosimilmente utilizzati dei dosaggi che gli autori definiscono “subterapeutici”, incoraggiando pertanto in questi casi dei trials clinici con dosaggi maggiori.
In definitiva la strada per la comprensione dei dosaggi effettivi del CBD nel trattamento di tutte quelle malattie per le quali è ipotizzabile un suo effetto terapeutico inizia finalmente a delinearsi (grazie a lavori come questo esaminato oggi), servono tuttavia ancora numerosi sforzi per arrivare a dei risultati più solidi e pertanto realmente applicabili nella pratica clinica.
Bibliografia
1: Pisanti S. et al., Cannabidiol: State of the art and new challenges for therapeutic applications; Pharmacology & Therapeutics; 2017.
2: Kerstin Iffland, Franjo Grotenhermen, An Update on Safety and Side Effects of Cannabidiol: A Review of Clinical Data and Relevant Animal Studies; Kerstin Iffland and Franjo Grotenhermen; Cannabis and Cannabinoid Research; vol 2.1 2017.
3: Millar SA et al., A systematic review of cannabidiol dosing in clinical populations; British Journal of Clinical Pharmachology Sep. 85(9):1888-1900, 2019.
Autore:
Dott. Francesco Buia
Medico Chirurgo