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Canapa: coltivazione, benefici e proprietà.

Scritto da Redazione Cannaβeta | Aug 30, 2020 6:00:00 AM

Canapa: cos’è e quali sono le sue proprietà

La canapa, il cui nome scientifico è Cannabis sativa, è una pianta angiosperma appartenente alla famiglia delle Cannabaceae. 

Quando si parla di Cannabis, ci si riferisce alla pianta nel suo insieme: stelo, radici, foglie, fiori. 

Il botanico statunitense Richard Evans Schultes, considerato padre della moderna etnobotanica, ne contraddistingueva tre varietà, differenti tra loro per clima, altitudine e tipologia del suolo in cui crescono: la Cannabis Sativa, la Cannabis Indica, la Cannabis Ruderalis. 

Le proprietà della canapa sono numerose, grazie alle sostanze attive naturalmente presenti nel fitocomplesso della pianta. Le sostanze attive agiscono tramite l’attivazione e la modulazione del sistema endocannabinoide, di cui l’organismo umano è dotato e grazie al quale produce cannabinoidi endogeni. Questi, come quelli esogeni, modulano e regolano l’omeostasi dell’organismo, con effetti su umore, memoria, funzioni cognitive, dolore e infiammazione.

Tra i vari impieghi della pianta c’è il trattamento del dolore cronico. Un’altra indicazione terapeutica è rappresentata da nausea e vomito associati alla chemioterapia e alle terapie antivirali per l’infezione da HIV. La Cannabis è anche utilizzata per stimolare l’appetito nelle persone con anoressia nervosa, forme tumorali e AIDS. L’assunzione della Cannabis, inoltre, inibisce l’attivazione dei neuroni coinvolti nella sindrome di Tourette, patologia neurologica caratterizzata da spasticità e comportamenti ossessivo-compulsivi. La Cannabis è indicata anche nel trattamento dell’epilessia.

Canapa a norma di legge, cosa dicono Italia e UE

 

In Italia il mercato è composto maggiormente da produttori di fiori (cannabis light). Il settore fatica a solidificarsi per via di incertezze normative e dell’assenza di disciplinari sulla coltivazione. Lo stesso vale per il mercato dell’estrazione, ove ci sono aziende che spesso operano senza le necessarie certificazioni.

Confagricoltura, insieme a Federcanapa ed Enecta, sta promuovendo diversi tavoli di lavoro per delineare linee guida da poter essere messe a disposizione degli agricoltori per una corretta gestione delle coltivazioni e dei prodotti ricavabili (fibra, canapulo, infiorescenze, biomassa), nel rispetto di standard qualitativi e di sicurezza da applicare in ogni step della produzione, dalla semina all’estrazione dei principi attivi. 

La Legge n. 242 del 2 dicembre 2016, disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, pur rappresentando un notevole passo in avanti, risulta incompleta e necessita di ulteriori revisioni per definire dettagliatamente i criteri e le proprietà legate alla filiera della canapa e ai diversi prodotti ricavabili - dal settore tessile a quello cosmetico e nutraceutico). In ogni caso, la legge 242/2016 consente la coltivazione di sole varietà con tenore di THC inferiore o uguale allo 0,2% (con tolleranza fino a 0,6%), iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/CE.

Negli Stati Uniti il valore limite è di 0,3% - il valore europeo di 0,2%, di fatto, penalizza fortemente l’Europa nel mercato internazionale e limita nella creazione e possibilità di utilizzo di varietà più performanti e utili agli scopi.

A livello europeo, in data 2 dicembre 2020 la Commissione per gli stupefacenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) ha votato favorevolmente per riclassificare i prodotti derivanti dalla Cannabis come sostanze non stupefacenti. La decisione da parte della Commissione potrebbe aprire la strada ad un’espansione della ricerca sull’uso terapeutico ma, in ogni caso, i governi hanno ancora giurisdizione su come classificare la Cannabis.

La coltivazione e il modello Enecta

La coltivazione ha inizio con la preparazione del terreno, per creare l’habitat ideale per la pianta e per verificare, tramite analisi preventive, l’assenza di metalli, pesticidi e contaminanti che potrebbero diminuire la qualità del prodotto. Successivamente, si passa alla semina: il periodo di semina può cambiare a seconda delle condizioni climatiche o che si coltivi outdoor o indoor. In generale, in Italia, l’epoca adatta alla semina è circa marzo (centro-sud) o aprile (centro-nord), con limite massimo maggio. Se si ritarda troppo, le temperature si alzano eccessivamente, le precipitazioni calano e quindi la pianta soffrirebbe. In generale, la stagione della semina è la primavera, quando c’è maggiore intensità di luce solare. Con il passaggio successivo all’estate l’esposizione alla luce diurna diminuisce, permettendo alle piante di entrare nella fase di fioritura (fotoperiodo della pianta), estendersi verso l’alto e massimizzare la produzione di metaboliti secondari (come i cannabinoidi).

Tutto il sistema produttivo, dalla preparazione del terreno alla semina, alla gestione della coltivazione in campo alle fasi di prima lavorazione, come anche lo stoccaggio, segue le ‘Guidelines on Good Agricultural and Collection Practices’ (GACP, buone pratiche agricole e di raccolta delle materie prime di origine vegetale, più precisamente di piante medicinali / sostanze erboristiche utilizzate per scopi medicinali). Tutte le fasi vengono analizzate e studiate per garantire l’assenza completa di contaminazioni ed ottenere una materia prima qualitativamente idonea e sicura.

Le coltivazioni Enecta sono sparse tra l’Abruzzo e la zona del Vicentino. La Cannabis Sativa L. è la materia prima da cui nascono tutti i prodotti della gamma Enecta.

In Abruzzo, a Castelvecchio Subequo (AQ), l’azienda agricola partner di Enecta per la coltivazione, Green Valley, ha a disposizione sei ettari di campo, dediti alla coltivazione di infiorescenza. Qui il prodotto si raccoglie manualmente. A Vicenza, dove i campi si estendono per circa sessanta ettari, dediti alla produzione di biomassa per estrazione, la raccolta avviene attraverso macchine automatizzate costruite per raccogliere solo la parte apicale della pianta, dove è presente il più alto contenuto di Cannabidiolo (CBD). 

La differenza nella tecnica di raccolta dipende proprio dalla tipologia di prodotto. 

Dopo essere state raccolte, le piante vengono sottoposte ad essiccazione. Per le infiorescenze l’essiccazione avviene in ambienti monitorati, dove è necessario mantenere il buio e controllare parametri come temperatura ed umidità, oltre che assicurare la ventilazione, che non deve mai essere diretta sulle piante. Per la biomassa, al contrario, è possibile utilizzare i forni di essiccazione solitamente utilizzati per il tabacco. Anche in questo caso la fase di essiccamento è monitorata attraverso il controllo di parametri operativi quali temperatura e tempo di essiccazione, circolazione dell’aria e umidità relativa.

In seguito alla fase di essiccazione, le piante subiscono una prima-lavorazione che cambia in base al prodotto finale desiderato. Nel caso delle infiorescenze, la lavorazione consiste nel trimming manuale e/o meccanismo del fiore; nel caso della biomassa, invece, è necessaria una separazione e triturazione del materiale che a fine del processo di manipolazione avrà una granulometria di circa 1,5 mm, adatta per la fase di estrazione. In entrambi i casi è fondamentale separare corpi estranei, materiali non utili allo scopo (es. steli, ramoscelli e semi) e ottenere un prodotto finito che rispetti tutti gli standard di qualità e sicurezza prefissati, confezionato e stoccato adeguatamente. 

 

La fase di estrazione chimica, seconda lavorazione a cui è soggetta la biomassa, consiste nella separazione dei componenti d’interesse, cannabinoidi e terpeni, dalla matrice solida vegetale. Il processo di estrazione e la fabbricazione dei prodotti finali è certificata GMP, ovvero risulta conforme ai principi descritti dalle Good Manufacturing Practice (norme di buona preparazione, ovvero un insieme di regole, procedure e linee guida in base alle quali vengono prodotti farmaci, cibi e sostanze farmacologicamente attive). 

Tutto il processo produttivo, quindi, dalla semina alla coltivazione, dall’estrazione alla produzione finale, si basa su un fondamentale sistema di qualità che ha lo scopo di garantire una consistente qualità e sicurezza di tutti i prodotti.

Recentemente, Enecta ha rilasciato sul mercato due nuove varietà di Cannabis (o canapa industriale): Enectaliana, ad alto contenuto di CBD, ed Enectarol, ad alto contenuto di CBG. La collaborazione con ‘Canvasalus’, laboratorio di ricerca, è servita a testare i semi delle nuove varietà e la loro stabilizzazione.

Nel 2019 è iniziato il percorso di registrazione di Enectaliana ed Enectarol nel Catalogo Nazionale Olandese. Dopo aver superato con successo i primi test, l’Autorità Agricola Olandese ha rilasciato l’autorizzazione per l’immissione in commercio delle due varietà in quantità limitata. Nel 2022 le varietà concluderanno il loro processo di registrazione e saranno iscritte nel Catalogo comune europeo, diventando commercializzabili senza alcun limite. 

Le due varietà sono state progettate al fine di ottenere una maggiore quantità di biomassa, circa 2-2,5 tonnellate ad ettaro, con una minore quantità di semi (105 grammi per ettaro), oltre che un’importante percentuale di cannabinoidi: 5-6% di CBD e 4-5% di CBG, circa il doppio rispetto a tutte le varietà momentaneamente presenti sul mercato. Queste percentuali possono anche aumentare in base alle tecniche di coltivazione e alle destinazioni d’uso. Il valore di THC rimane inferiore al limite stabilito dalle normative vigenti.

Il modello di produzione di Enecta è attento alla sostenibilità, volto a minimizzare l’impatto ambientale. Le coltivazioni Enecta sono unicamente outdoor, ovvero coltivate all’esterno e non in ambienti controllati (indoor). L’outdoor, di fatto, permette di sfruttare le sostanze nutritive naturalmente presenti nel terreno come l’esposizione naturale alla luce solare, senza alcuna necessità di organizzare impianti di ventilazione, sistemi di illuminazione e di controllo dei parametri ambientali, che comportano un alto consumo energetico e un forte impatto ambientale. L’outdoor comporta un netto miglioramento delle condizioni ambientali, dalle condizioni del suolo a quelle climatiche (anche grazie alla capacità della Cannabis di sequestrare importanti quantità di CO2).

Per il 2025 Enecta ha l’ambizione di arrivare all’obiettivo dello zero waste, utilizzando tutti gli scarti per una nuova produzione e per altri fini diversi dallo smaltimento. L’obiettivo è introdurre il materiale di scarto in altre produzioni e settori, così da contribuire all’economia circolare.      

Autore: Redazione Cannabeta