Torniamo ad occuparci delle proprietà terapeutiche della Cannabis, su ciò che sta accadendo in Italia e non solo, attraverso l’intervista con dottor Carlo Privitera, Medico Chirurgo, Specialista in Chirurgia Generale e d’Urgenza. Da qualche anno sta approfondendo Studi sulle proprietà farmaceutiche della Cannabis e dei Cannabinoidi! Dottor Privitera oggi sui media, sul web ed in generale si fa un gran parlare di Cannabis Terapeutica, dal suo punto di vista, come giudica lo stato delle cose in Italia? Schizofrenico. Da un lato una buona normativa che regolamenta l’uso medico della cannabis, dall’altro una burocrazia che sembra volta a porre insensati ostacoli al diritto alla cura dei malati. Poi ci sono i dottori (da distinguere dai Medici), per i quali non esiste informazione, educazione scientifica e che spesso confondono i pazienti con i fatidici “nel tuo caso non si può usare”, o, ancora più esilarante “io non ci credo” (come se stessimo parlando di religione!). Da qualche anno sta approfondendo gli studi sulle proprietà terapeutiche della Cannabis e dei cannabinoidi assistendo oltre cento pazienti. Quali sono le evidenze maggiori che sono emerse nelle sue Ricerche in merito all’efficacia della Cannabis? I pazienti sono ormai più di 800, ma è ancora troppo presto per parlare di evidenze (in senso scientifico): a fronte di una corposa mole di lavori cosiddetti preclinici (che riguardano gli studi di laboratorio), solo da pochi anni stanno iniziando ad apparire studi circa i risultati ottenuti sull’uomo e ancor meno sono i lavori che interessano elevati numeri di pazienti. Le evidenze che posso riferire in questa sede, al momento sono quelle che sapevamo già: la cannabis è una sostanza priva di rischi, che trova indicazione per il trattamento di numerosi quadri patologici, grazie all’interazione che si stabilisce tra il farmaco ed il complesso sistema endocannabinoide, la cui funzionalità è praticamente sempre compromessa negli stati cronici di malattia. Quali le perplessità e le esigenze maggiori che i pazienti esprimono? Le perplessità dei pazienti sono quelle relative al rischio di carenza del farmaco. Ogni anno, a causa di “calcoli fatti male”, lo Stato richiede (e/o produce) una quantità di infiorescenze assolutamente insufficiente a soddisfare un mercato che ha un tasso di incremento superiore al 300%. E, puntualmente, ogni anno viene apposta una cifra sottostimata almeno dell’80%. Lei è fautore del progetto MediComm, di cosa si tratta? Si tratta del risultato di una riflessione, che mi ha portato a lasciare la mia attività ospedaliera, per cercare, nel mio piccolo, di trovare una soluzione per quel 14% (in Sicilia 24%) di italiani che non possono curarsi per motivi economici (dati ISTAT). Il buon vecchio Ippocrate diceva “Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa”: non ho più ritrovato tutto ciò nell’impostazione della medicina moderna. Che importa quanto sia bravo e quanto possa essere alto il mio onorario, se comunque le persone non possono permettersi i miei servizi? Progetto MediCOmm è il primo portale di “teleassistenza medica attiva” in Italia. Acquisiamo i dati clinici dei pazienti (e i referti medici), per “cucire” su ogni paziente il migliore protocollo terapeutico personalizzato, utilizzando la tecnologia dell’informazione per poter restare sempre in contatto con il paziente. Nelle visite di controllo ambulatoriali, vengono perse il 90% delle informazioni (il paziente dimentica e il medico non chiede). Il sistema di teleassistenza non fa diagnosi (la acquisisce dal paziente, attraverso certificati medici e referti di esami strumentali), e permette l’abbattimento dei costi di gestione del paziente cronico fino all’80% (in un periodo in cui economicamente davvero poche persone possono permettersi il farmaco, è un obbligo morale di ogni operatore cercare di aiutare tutti!). Ci sono abbastanza studi scientifici in Italia per asserire che la Cannabis può essere utilizzata in sicurezza dai pazienti? Per nostra fortuna siamo nel 2018 e non servono “studi italiani”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sancito che la cannabis medica è uno dei farmaci più sicuri al mondo, che non ha mai determinato complicanze maggiori. Nella letteratura medica internazionale (v. pubmed.org) sono presenti più di 25 mila articoli inerenti la cannabis medica. La Legge italiana consente, pertanto, la prescrizione (secondo la Legge 94/98 o Legge Di Bella), ma questo prevede che un Dottore debba studiare, per cui la cosa si fa molto più complessa. Cosa significa oggi in Italia lavorare nel settore ‘Cannabis Terapeutica’, quali sono le principali difficoltà per la sua categoria professionale? Non ci sono difficoltà, a parte la burocrazia (e la confusione dei burocrati), la logistica, la carenza di farmaco, e gli aspetti “religiosi”, ovvero quelli di quei Dottori (non Medici), che pur di non informarsi dicono al paziente che “non credono nella cannabis” (come se si trattasse di fede e non di Scienza!). L’unica vera difficoltà è dover affrontare ogni giorno la cosiddetta “guerra dei poveri”, condotta da associazioni di malati e di antiproibizionisti, medici, farmacisti che piuttosto che far fronte comune, stanno a misurare le rispettive qualità anatomiche, facendo una gara che negli ultimi anni ha portato solo un rallentamento del reale processo di definizione di un ambito sanitario complicatissimo. Poi la lotta si fa anche (e so di risultare poco simpatico), contro chi immette giornalmente sul mercato prodotti di dubbia qualità, efficacia e sicurezza. Per tirare le somme, la maggiore difficoltà la incontriamo quando siamo costretti a dover “contraddire” quello che spesso, ignorantemente e in maniera tendenziosa, viene propinato all’utenza. Sul web circolano molte informazioni, c’è il pericolo di imbattersi spesso in notizie non sempre corrispondenti al vero, la Cannabis non è la “bacchetta magica” che può essere utile in ogni caso, lei cosa consiglia alle persone che cercano la Cannabis Terapeutica? Dico sempre questo: la cannabis non è la panacea per tutti i mali, né un farmaco che può curare tutte le malattie; la cannabis è però un farmaco che può curare tutte le Persone. In ogni patologia, come detto sopra, si assiste ad una riduzione della funzionalità del sistema endocannabinoide; pertanto “reintegrare” tali molecole (di origine naturale) tende a ristabilire, per quanto possibile in relazione al quadro clinico, il normale funzionamento dei due principali sistemi di regolazione del nostro corpo: il Sistema endocannabinoidi regola la funzionalità del Sistema Nervoso Centrale e del Sistema Immunitario. Inoltre la cannabis medica può essere associata ai farmaci convenzionali, con un duplice fine: ridurre il dosaggio del farmaco chimico (i cannabinoidi incrementano l’efficacia terapeutico degli altri farmaci), e migliorare i risultati (si pensi, ad esempio, in ambito oncologico, a quegli studi che dimostrano i benefici dell’associazione tra cannabinoidi e i protocolli di chemio/radio terapia, sia per il controllo degli effetti collaterali di queste ultime, sia in relazione ai migliori risultati oncologici). Senza entrare nello specifico delle vicende politiche italiane, dal suo punto di vista quali potrebbero essere i provvedimenti più efficaci che le Istituzioni dovrebbero adottare per incentivare il settore ed i professionisti? Provo ad elencare: Ormai rasenta l’assurdo quel vecchio, ma sempre attuale paradigma italiano per il quale se io non so fare una cosa, allora non la deve fare nessuno (ogni riferimento alla gestione ministeriale del progetto pilota terminato a ottobre del 2017 è puramente casuale). Il business della cannabis medica produce, nel mondo, miliardi di dollari (o di euro) per il semplice fatto che la produzione non è lasciata ad un impiegato pubblico, ma ad aziende private che hanno molto più interesse a far bene il proprio lavoro, sia in termini qualitativi, che economici (Leggi di mercato) E’ assurdo come lo Stato sia entrato a gamba tesa sul mercato, imponendo il prezzo di vendita delle infiorescenze, e poi chiuda un accordo per 100 kg di cannabis canadese a 5,60€/g (ai quali, ovviamente, deve aggiungersi il costo della filiera). Piuttosto che autorizzare la produzione all’interno dei confini nazionali, magari gestita e regolata dall’ICFM di Firenze, si preferisce continuare a negare il diritto di cura alle Persone. I dottori devono essere informati con corsi obbligatori (magari non tenuti da chi ha studiato la cannabis in qualche trafiletto del Corriere della Sera) (n.b.: i Medici hanno una pulsione per la conoscenza che li spinge a studiare sempre, i dottori…sono dottori!) I dirigenti ministeriali ed ospedalieri dovrebbero ricordarsi di come si calcola l’impatto sociale di una patologia (ovvero spesa sanitaria + perdita di produttività), piuttosto che chiudere in capitolati di spesa stagni le varie voci. Mi spiego meglio: un paziente con fibromialgia, ad esempio, riesce a tornare alla propria attività lavorativa: tradotto in termini più immediati: non solo non costringe lo Stato a pagare per lui centinaia di euro al mese per il trattamento del dolore, ma torna pure a produrre (e, nella migliore delle ipotesi, anche a pagare le tasse). Ogni altro discorso circa le possibili soluzioni non potrà essere affrontato fino a quando lo Stato non accetterà il fatto che troppe persone stanno male e per troppe persone c’è necessità di questo farmaco. Finché non sarà realmente regolamentata e sbloccata in Italia la produzione da parte di aziende private, ahimè penso non ci sarà soluzione realmente applicabile. Intervista di Giuseppe Cantelmi Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Il cannabidiolo in forma farmaceutica sembra ridurre la frequenza delle crisi epilettiche resistenti ai farmaci, specialmente nei bambini. Questo quanto emerge da una revisione sistematica pubblicata sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry. Premessa “Attualmente la ricerca supporta l’uso del cannabidiolo (CBD) come terapia aggiuntiva a quella standard in bambini e giovani con forme rare di epilessia, come la sindrome di Lennox-Gastaut e Dravet, che non rispondono ai trattamenti tradizionali – spiega Emily Stockings del National Drug and Alcohol Research Center, UNSW Sydney, in Australia – Dal momento che nessuno studio ha mai usato il CBD da solo, non sappiamo ancora se il trattamento sia o meno efficace quando altri farmaci risultano inefficaci”. I cannabinoidi sono stati proposti come trattamento aggiuntivo per l’epilessia e sono in corso numerosi studi clinici di fase 3 sull’utilizzo della molecola per le epilessie resistenti pediatriche e non. Diversi Paesi hanno approvato l’uso di cannabinoidi a scopo medicinale. Lo Studio Stockings e colleghi hanno valutato la sicurezza e l’efficacia dei cannabinoidi come trattamenti aggiuntivi per l’epilessia resistente ai farmaci in una revisione sistematica di sei studi randomizzati (555 pazienti) e 30 studi osservazionali (2865 pazienti). In due studi randomizzati controllati (RCT), i pazienti che assumevano cannabidiolo rispetto a chi assumeva placebo aveva il 74% in più di probabilità di vedere dimezzate le crisi epilettiche, dopo 8 somministrazioni. n 17 studi osservazionali, il 48,5% dei pazienti ha raggiunto una riduzione del 50% o più elevata del numero di crisi. La probabilità di una riduzione del 50% o maggiore delle convulsioni era leggermente più elevata nel gruppo dove c’erano solo bambini (57,7%) rispetto ai gruppi misti adulti e bambini (36,2%). Tra gli esiti secondari ci sono state evidenze che l’uso del cannabidiolo potrebbe aiutare a eliminare nuovi episodi di crisi convulsive, che è in grado di migliorare la qualità della vita del paziente se usato come coadiuvante del trattamento e che i pazienti che hanno ricevuto cannabidiolo avevano maggiori probabilità di sospendere il trattamento. Le evidenze suggeriscono anche che i pazienti alla cui terapia si aggiunge cannabidiolo abbiano più probabilità di manifestare eventi avversi lievi o moderati, rispetto a quelli trattati con placebo. CBD prodotto secondo linee guida e monitoraggio “È importante notare che questo rapporto non fornisce prove a sostegno di tutte le forme di cannabis medicinale per tutti i tipi di convulsioni, in tutte le popolazioni – dice Stockings – ma un componente specifico, il Cbd, può aiutare a ridurre la frequenza delle crisi e a migliorare la qualità della vita per i giovani con forme rare e resistenti di epilessia, se usato in combinazione con farmaci standard. È anche importante considerare che è improbabile che il CBD aiuti a fermare completamente le crisi, e potrebbero verificarsi alcuni effetti collaterali (come la sonnolenza)”. Stockings ha sottolineato anche che: “In primo luogo, non sappiamo molto sull’efficacia a lungo termine e sulla sicurezza del CBD. La maggior parte degli studi è limitata a un periodo di trattamento di 14 settimane, quindi se i medici prescrivono il CBD per i loro pazienti, suggeriamo un attento monitoraggio e una revisione a 14 settimane per determinare se il paziente ha risposto e se eventuali effetti collaterali sono tollerabili. In secondo luogo, il CBD utilizzato negli studi nella nostra revisione era principalmente di formulazione farmaceutica; cioè, era stato prodotto in base a linee guida di produzione molto rigide con dosi standardizzate. Non possiamo dire se altre forme di cannabis medicinale, compresi i prodotti a base di erbe provenienti da fornitori di cannabis medicinali, o la cannabis ricreativa e gli estratti (come succhi, oli e tinture) siano efficaci per ridurre le crisi epilettiche”. Fonte: J Neurol Neurosurg Psychiatry di Will Boggs (Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
Il CBD può essere assunto giornalmente anche in assenza di disturbi specifici da contrastare, sfruttando le caratteristiche del Cannabidiolo si contribuisce al raggiungimento di un ideale equilibrio del sistema psicofisico. Tuttavia sono in molti ormai gli utenti che utilizzano il CBD in modalità terapeutica. CBD e Metabolismo, quanto assumerne? Il metabolismo del CBD essendo implicato in molti processi fisiologici come modulatore di altri sistemi, non solo quello endocannabinoide, è molto soggettivo. Quando decidiamo di usare il CBD è molto importante ascoltarsi! Se stabiliamo di utilizzare, ad esempio, Olio di CBD, il consiglio è quello di partire da poche gocce ed inseguito cercare la dose necessaria per le proprie esigenze, aumentando o diminuendo il dosaggio. C’è chi avvertirà i benefici dopo appena quattro gocce e chi invece ha necessità di assumerne un numero decisamente superiore! E’ molto importante la costanza, pazienza e la continuità nell’assunzione del cannabidiolo per ottenere i benefici attesi. Ovviamente se usato per patologie specifiche è importante e consigliato consultare un medico. Quale prodotto e concentrazione di CBD scegliere? Se non sai quale Olio scegliere puoi scrivere alla nostra info mail, info@enecta.com, o contattarci attraverso la nostra pagina Facebook, il Team Enecta sarà a tua disposizione per fornirti informazioni sui prodotti. Non si tratta di pareri medici, ma l’esperienza accumulata negli anni potrebbe essere utile per fornirti indicazioni pratiche. Quando usare CBD ad alta concentrazione? L’esperienza di Enecta racconta di casi in cui è necessario usare CBD ad alte concentrazioni in maniera massiccia per contrastare in maniera decisa una patologia. Molti dei nostri clienti acquistano Premium Hemp Extract 24% con finalità terapeutiche affrontando costi importanti, come Azienda siamo disponibili, dinanzi a difficoltà di tipo economico, a creare un canale di comunicazione, studiare il caso per cercare una possibile soluzione. Non avete bisogno di CBD ad alta concentrazione? Se non siete sicuri che l’Olio di CBD ad alta concentrazione non è ciò che cercate, il nostro consiglio è quello di provare Premium Hempo Extract 10% a cui associare uno stile di vita nuovo. Apportate dei cambiamenti alle vostre abitudini, meditate, fate sport, cercate di riposare meglio, ciò associato ad un prodotto naturale come Olio di Canapa con CBD non potrà far altro che aumentare la qualità della vostra vita! Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Nel spazio del nostro Blog dedicato al rapporto tra Food e Canapa parliamo oggi del formaggio di Canapa, delle sue proprietà e di come realizzarlo in maniera semplice e pratica. Un prodotto delicato dal gusto vicino a quello dei semi di canapa e dalla consistenza solida rispetto ad esempio alle classiche ricotte di latte vaccino. Come realizziamo il nostro formaggio? Prendiamo 200 grammi di Canapa e li lasciamo in ammollo in mezzo litro di acqua calda. Dopo quattro ore circa aggiungiamo mezzo litro di acqua e frulliamo il tutto per un paio di minuti, fino a quando i semi non saranno ben tritati. Prendiamo il nostro frullato e lo filtriamo, facendo attenzione, utilizzando un panno di lino o di cotone, cercando di far passare tutto il liquido. Al termine di questa operazione avremmo ottenuto un litro circa di Latte di Canapa spremuto a freddo. Prendiamo il nostro latte e lo mettiamo a bollire in una pentola, a vostra descrizione, decidete se aggiungere o meno del sale. Quando il composto comincerà a bollire noteremo la cagliata che si formerà in superfice, a quel punto lasceremo bollire il latte per ancora quattro minuti, spegniamo il fuoco, prendiamo la cagliata che si è formata e la inseriamo in una fuscella, quelle classiche da ricotta. Il consiglio è quello di aggiungere sulla fuscella un peso per far sì che il composto scoli al meglio. Dopo un paio d’ore ribaltiamo la fuscella nel piatto ed avremmo così ottenuto un formaggio di Canapa! Se volete potete aggiungere delle spezie o degli aromi a piacere tipo salvia, pepe, timo, origano o delle olive. Potete aggiungere sul vostro formaggio anche alcune gocce di Olio di Canapa con CBD per sfruttare anche le potenzialità del cannabidiolo. Se non avete aggiunto il sale durante la preparazione, potete ideare una variante ‘dolce’, e quindi aggiungere del miele o altri composti similari. Provate a realizzare il vostro formaggio di Canapa e…buonappetito! Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Il CBD può aiutare a ridurre il deterioramento del cervello? Secondo alcuni Studi potrebbero esserci ottime possibilità sfruttando le caratteristiche del cannabidiolo. Andiamo a vedere! Di cosa parliamo? A causa di patologie o per il naturale invecchiamento del sistema cognitivo, il cervello dell’uomo può subire alterazioni cognitive che vanno ad influire ad esempio sulla memoria, sulla capacità di risolvere i problemi, sul linguaggio o su svariati altri fattori. Il ruolo del CBD e gli Studi condotti Per capirne di più citiamo uno studio pubblicato su Frontiers in Pharmacology, realizzato da due team di scienziati dell’Università di Harvard e quella di Tuft. Sono state prese in esame 24 persone che usano abitualmente la Cannabis in modalità terapeutica e sono state analizzate le loro capacità cognitive. Queste persone hanno problemi di depressione e impulsività. Dopo tre mesi di osservazione i due Team hanno riscontrato una migliore capacità di sviluppare alcune funzioni di carattere cognitivo. Questo perché? Probabilmente perché è aumentata la qualità del sonno e in generale del loro stato psicofisico, a cui si è accompagnata una diminuzione dell’uso di oppiacei. Le persone che hanno preso parte allo Studio hanno assunto il CBD con dosaggi diversi, e in taluni casi, va precisato, gli scienziati hanno utilizzato anche THC. CBD e Alzheimer Uno Studio, datato 2014, condotto da un Team di studiosi, formato da David Cheng, Jac Kee Low, Warren Logge, Brett Garner e Tim Karl, ha messo il luce come il Cannabidiolo potrebbe riportare a zero il deficit cognitivo causato dall’Alzheimer sperimentato in laboratorio sui topi, mentre in un medesimo Studio viene indagata l’azione neuroprotettiva dei cannabinoidi come fattore di prevenzione dell’Alzheimer. Conclusioni La Scienza ha fatto enormi passi in avanti nell’indagare il rapporto tra Scienza e Cannabis, di come alcuni estratti, vedi il CBD, possano essere molto importanti in alcune patologie. Tuttavia, come spesso ripetiamo, è importante che la Ricerca vada avanti, che si investa sempre più in Studi per migliorare la qualità del quotidiano delle persone e non fermarsi a risultati parziali e incompleti. Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Il CBD negli ultimi anni ha attirato l’attenzione del mondo della Scienza, che ha cercato di studiare e comprendere le proprietà del Cannabidiolo, i suoi campi di applicazione e di come interagisce con il corpo umano. Un aspetto sicuramente molto interessante riguarda l’interazione del CBD con il nostro metabolsimo. CBD, Grasso e Metabolismo Lo studio che citiamo per approfondire il Tema è molto recente, datato 2016, realizzato da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Daegu, in Corea del Sud, pubblicato poi sul Journal of Molecular and Cellular Biochemistry. Premessa, quando parliamo di grasso, esso va distino in ‘grasso bruno’ e ‘grasso bianco’, il primo è quello buono, aiuta a bruciare le calorie a differenza di quello bianco, ritenuto colui che mette a rischio da malattie cardiovascolari, diabete ed altre patologie. Può il CBD supportare il grasso cattivo trasformandolo in buono? Cosa emerge dallo Studio? Secondo lo Studio il Cannabidiolo stimola i geni e le proteine coinvolte nell’abbattimento del grasso, aiutando a incrementare il numero e le attività dei mitocondri, migliorando così la capacità del corpo di bruciare energia. Sulla base di questi, parziali, risultati, i Ricercatori sono giunti alla conclusione che il CBD può contribuire a convertire il grasso bianco nel benefico grasso bruno, influenzando positivamente sul metabolismo del corpo umano. Interazione CBD e Sistema Endocannabinoide Il sistema endocannabinoide regola gli stati emotivi e fisiologici come lo stress, gli stati ansiosi, il dolore e le infiammazioni. Quando parliamo di sistema endocannabinoide parliamo di una rete di recettori presente su tutto il corpo che segue gli stessi circuiti del sistema nervoso centrale. E’ interessante sottolineare come i cannabinoidi sono prodotti in natura solo dalla Cannabis e dal corpo umano e come il sistema endocannabinoide interagisce con i cannabinoidi stessi svolgendo un ruolo fondamentale come quelli già citati a cui si aggiunge il controllo del sistema immunitario e di molti altri processi. Il sistema endocannabinoide è formato da due principali recettori, chiamati CB1 e CB2. Come interagisce il CBD con il CB1 e il CB2? Il CBD non si lega in maniera stabile con questi due recettori e quindi ciò stimola una determinata attività cellulare senza che esso sia legato ad una zona particolare del corpo. (Per saperne di più Clicca Qui) Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Cosa succede nel mondo del CBD? Cerchiamo di saperne di più in questa intervista – conversazione con Goffredo, Team Enecta, che quotidianamente lavora nel mondo della Cannabis interfacciandosi con le più disparate richieste degli utenti. “Rispetto allo scorso anno troviamo clienti maggiormente informati sul mondo del CBD, sulle caratteristiche del cannabidiolo ed i suoi possibili campi di applicazione, tuttavia sul campo della comunicazione c’è ancora tanto da fare perché al contempo troviamo tanti utenti scarsamente informati”. Abbiamo spesso parlato attraverso il nostro Blog delle proprietà del CBD e di come alcuni prodotti possano essere un supporto importante per le persone. “Quando qualcuno si rivolge da noi – racconta Goffredo – ed ha una patologia specifica e cerca supporto nel CBD, la prima cosa che facciamo è quella di mettere l’utente in contatto con i nostri collaboratori medici. In linea di massima le richieste che arrivano una volta acquistato il prodotto, riguardano gli effetti, il dosaggio e modalità di assunzione”. Ciò testimonia al contempo il grande successo che il CBD sta avendo sul mercato italiano ed europeo “Posso dire che il mercato del CBD in Italia ed Europa sta vivendo una fase di espansione importante. Se fino a qualche anno fa il mercato si caratterizzava soprattutto su canali online oggi registriamo richieste sul mercato offline, sempre più soggetti intendono investire in attività commerciali attraverso la vendita di estratti di Cannabis”. Un aspetto molto importante nel rapporto tra Azienda e Cliente riguarda la logistica “Ci teniamo molto – sottolinea Goffredo – una volta che l’ordine è stato completato, in 72 ore assicuriamo la consegna del prodotto a casa. Nel caso, per varie ragioni, si registrano inconvenienti di varia natura assistiamo i nostri clienti con un apposito customer market personalizzato su ogni mercato in cui operiamo”. Il futuro cosa ci svelerà? “Ci saranno delle sorprese, presenteremo nuovi ed interessanti prodotti sul mercato”. Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Nella nostra rubrica dedicata alle testimonianze degli utenti e di come il CBD abbia contribuito ad un miglioramento significativo della salute, in taluni casi rivelandosi risolutivo, parliamo di come il cannabidiolo possa rivelarsi efficace nel contrastare la psoriasi. Francesca V., da anni combatte con la sua psioriasi e con Premium Hemp Extract ha trovato un valido alleato per contrastarla. “Con il CBD ho risolto i miei problemi con la psoriasi che mi perseguita da circa dodici anni” esordisce durante il nostro incontro. Cosa è la Psoriasi? La Psoriasi è un’infiammazione cronica della pelle, non contagiosa e non infettiva. Solitamente la psoriasi si presenta con un’area di eritema caratterizzata da rossore con squame di colore bianco provocate da anormale ispessimento dello strato corneo. Le zone del corpo generalmente più colpite sono gomiti, ginocchia, mani, coccige, cuoio capelluto, piedi. Quali sono le cause? Le cause posso legarsi a fattori di tipo genetico o fattori ambientali di carattere emotivo, fisico, causata in taluni casi anche dai farmaci. Uno stile di vita caratterizzato da fumo, alcool, obesità, stress e alimentazione scorretta sicuramente favorisce la psoriasi. Le persone con elevato indice di Massa Corporea hanno un maggior rischio di svilupparla. La Testimonianza di Francesca “Sono entrata per la prima volta a conoscenza della Cannabis con finalità terapeutiche per via di una mia amica, che ne ha fatto uso in un ciclo di chemioterapia. Molte persone sull’argomento danno giudizi spesso negativi che sono frutto, secondo me, di scarse informazioni sul tema”. “Mi sono documentata in maniera particolare sul CBD ed i suoi benefici – racconta Francesca - ed ho deciso di provarlo. Ho utilizzato, previo consiglio di una mia amica, Premium Hemp Extract 10%”. Quanto Olio assumevi? Per dare sollievo alla mia psoriasi utilizzavo circa dieci gocce giornaliere. L’Olio è riuscito nell’obiettivo di risolvere il problema, lì dove le creme cortisoniche che fino a quel momento mi erano state prescritte, hanno fallito”. “Un problema che mi ha angosciato per molto tempo, sia fisicamente che mentalmente – conclude Francesca nel suo racconto - e non posso che ringraziare Enecta per aver creato questo prodotto che mi ha permesso di ottenere questo straordinario risultato”. Intervista di Giuseppe Cantelmi Foto coperte da Copyright Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Enecta ha dedicato ai clienti italiani un portale web in cui è possibile informazioni e procedere all’acquisto dei prodotti in totale sicurezza. Premium Hemp Extract - Enecta presenta sul mercato tre tipologie di Olio concentrato Premium Hemp Extract 3% nasce dal desiderio di promuovere un primo approccio al CBD, è dedicato a tutti coloro che utilizzano il CBD concentrato con una finalità non prettamente terapeutica. Premium Hemp Extract 10% è utilizzato da utenti che intendono migliorare in maniera generalizzata il proprio benessere e sfruttare al massimo i valori nutrizionali dell’Olio di Canapa e le proprietà del CBD concentrato. Usato da sportivi, da chi vive momenti di stress ed ansia generalizzata, a chi intende sfruttarne le proprietà antinfiammatorie, il CBD concentrato è usato da una platea molto vasta di consumatori. Premium Hemp Extract 24% risponde esattamente alle esigenze dei nostri clienti, tante persone usano il CBD concentrato a dosaggi alti più volte durante il giorno per tenere sotto controllo e contrastare stati psicofisici importanti. CBD Crystal 99ONE - I Cristalli rappresentano probabilmente la maniera più efficace e salutare per consumare e apprezzare le proprietà del CBD. Con un Vaporizzatore o un’apposita sigaretta possiamo consumare i Cristalli tenendo però la temperatura sotto controllo perché deve essere compresa in una forbice che varia tra i 140 e i 180° affinché il processo di vaporizzazione avvenga in maniera corretta. Prodotto di Qualità - I Cristalli Enecta sono estratti da Cannabis Sativa L. e successivamente purificati fino al 99%. Basta un quantitativo grande come un chicco di riso per ottenere un buon risultato. Per buon risultato si intende più svapate con l'ottenimento di un’ottima performance. Premium Hemp Extract Capsule - Parliamo di una perla di Olio di CBD che oltre ad assicurare la qualità nella produzione del prodotto permette al consumatore di avere un dosaggio perfetto sul CBD da assumere. Inodore e con un sapore delicato di cannabis, ogni capsula contiene 33,6 mg di CBD del nostro olio di Canapa. Tempi di Consegna - Enecta consegna i propri prodotti in Italia e Europa in tre giorni lavorativi. Nel caso il pacco fosse smarrito l’azienda provvede ovviamente a spedire un nuovo ordine e se la consegna dovesse avvenire oltre i sei giorni lavorativi, il cliente può contattare l’Azienda per chiedere un rimborso. Nel caso tu abbia dei problemi nel concludere i tuoi acquisti sul sito, che possono essere causati da una cattiva connessione web o altro, puoi scrivere una mail a info@enecta.com. Canali Social - Oltre a scrivere una mail puoi contrattarci attraverso i nostri canali social, sulla nostra pagine Facebook, lascia un messaggio e ti risponderà un addetto del team Enecta pronto a prendere carico del tuo problema di acquisto e a risolverlo. Non usi Facebook ma interagisci su altri Social? Puoi scriverci anche su Instagram, con un messaggio al nostro canale e riceverai una risposta immediata.