Torniamo ad occuparci delle proprietà terapeutiche della Cannabis, su ciò che sta accadendo in Italia e non solo, attraverso l’intervista con dottor Carlo Privitera, Medico Chirurgo, Specialista in Chirurgia Generale e d’Urgenza. Da qualche anno sta approfondendo Studi sulle proprietà farmaceutiche della Cannabis e dei Cannabinoidi! Dottor Privitera oggi sui media, sul web ed in generale si fa un gran parlare di Cannabis Terapeutica, dal suo punto di vista, come giudica lo stato delle cose in Italia? Schizofrenico. Da un lato una buona normativa che regolamenta l’uso medico della cannabis, dall’altro una burocrazia che sembra volta a porre insensati ostacoli al diritto alla cura dei malati. Poi ci sono i dottori (da distinguere dai Medici), per i quali non esiste informazione, educazione scientifica e che spesso confondono i pazienti con i fatidici “nel tuo caso non si può usare”, o, ancora più esilarante “io non ci credo” (come se stessimo parlando di religione!). Da qualche anno sta approfondendo gli studi sulle proprietà terapeutiche della Cannabis e dei cannabinoidi assistendo oltre cento pazienti. Quali sono le evidenze maggiori che sono emerse nelle sue Ricerche in merito all’efficacia della Cannabis? I pazienti sono ormai più di 800, ma è ancora troppo presto per parlare di evidenze (in senso scientifico): a fronte di una corposa mole di lavori cosiddetti preclinici (che riguardano gli studi di laboratorio), solo da pochi anni stanno iniziando ad apparire studi circa i risultati ottenuti sull’uomo e ancor meno sono i lavori che interessano elevati numeri di pazienti. Le evidenze che posso riferire in questa sede, al momento sono quelle che sapevamo già: la cannabis è una sostanza priva di rischi, che trova indicazione per il trattamento di numerosi quadri patologici, grazie all’interazione che si stabilisce tra il farmaco ed il complesso sistema endocannabinoide, la cui funzionalità è praticamente sempre compromessa negli stati cronici di malattia. Quali le perplessità e le esigenze maggiori che i pazienti esprimono? Le perplessità dei pazienti sono quelle relative al rischio di carenza del farmaco. Ogni anno, a causa di “calcoli fatti male”, lo Stato richiede (e/o produce) una quantità di infiorescenze assolutamente insufficiente a soddisfare un mercato che ha un tasso di incremento superiore al 300%. E, puntualmente, ogni anno viene apposta una cifra sottostimata almeno dell’80%. Lei è fautore del progetto MediComm, di cosa si tratta? Si tratta del risultato di una riflessione, che mi ha portato a lasciare la mia attività ospedaliera, per cercare, nel mio piccolo, di trovare una soluzione per quel 14% (in Sicilia 24%) di italiani che non possono curarsi per motivi economici (dati ISTAT). Il buon vecchio Ippocrate diceva “Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa”: non ho più ritrovato tutto ciò nell’impostazione della medicina moderna. Che importa quanto sia bravo e quanto possa essere alto il mio onorario, se comunque le persone non possono permettersi i miei servizi? Progetto MediCOmm è il primo portale di “teleassistenza medica attiva” in Italia. Acquisiamo i dati clinici dei pazienti (e i referti medici), per “cucire” su ogni paziente il migliore protocollo terapeutico personalizzato, utilizzando la tecnologia dell’informazione per poter restare sempre in contatto con il paziente. Nelle visite di controllo ambulatoriali, vengono perse il 90% delle informazioni (il paziente dimentica e il medico non chiede). Il sistema di teleassistenza non fa diagnosi (la acquisisce dal paziente, attraverso certificati medici e referti di esami strumentali), e permette l’abbattimento dei costi di gestione del paziente cronico fino all’80% (in un periodo in cui economicamente davvero poche persone possono permettersi il farmaco, è un obbligo morale di ogni operatore cercare di aiutare tutti!). Ci sono abbastanza studi scientifici in Italia per asserire che la Cannabis può essere utilizzata in sicurezza dai pazienti? Per nostra fortuna siamo nel 2018 e non servono “studi italiani”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sancito che la cannabis medica è uno dei farmaci più sicuri al mondo, che non ha mai determinato complicanze maggiori. Nella letteratura medica internazionale (v. pubmed.org) sono presenti più di 25 mila articoli inerenti la cannabis medica. La Legge italiana consente, pertanto, la prescrizione (secondo la Legge 94/98 o Legge Di Bella), ma questo prevede che un Dottore debba studiare, per cui la cosa si fa molto più complessa. Cosa significa oggi in Italia lavorare nel settore ‘Cannabis Terapeutica’, quali sono le principali difficoltà per la sua categoria professionale? Non ci sono difficoltà, a parte la burocrazia (e la confusione dei burocrati), la logistica, la carenza di farmaco, e gli aspetti “religiosi”, ovvero quelli di quei Dottori (non Medici), che pur di non informarsi dicono al paziente che “non credono nella cannabis” (come se si trattasse di fede e non di Scienza!). L’unica vera difficoltà è dover affrontare ogni giorno la cosiddetta “guerra dei poveri”, condotta da associazioni di malati e di antiproibizionisti, medici, farmacisti che piuttosto che far fronte comune, stanno a misurare le rispettive qualità anatomiche, facendo una gara che negli ultimi anni ha portato solo un rallentamento del reale processo di definizione di un ambito sanitario complicatissimo. Poi la lotta si fa anche (e so di risultare poco simpatico), contro chi immette giornalmente sul mercato prodotti di dubbia qualità, efficacia e sicurezza. Per tirare le somme, la maggiore difficoltà la incontriamo quando siamo costretti a dover “contraddire” quello che spesso, ignorantemente e in maniera tendenziosa, viene propinato all’utenza. Sul web circolano molte informazioni, c’è il pericolo di imbattersi spesso in notizie non sempre corrispondenti al vero, la Cannabis non è la “bacchetta magica” che può essere utile in ogni caso, lei cosa consiglia alle persone che cercano la Cannabis Terapeutica? Dico sempre questo: la cannabis non è la panacea per tutti i mali, né un farmaco che può curare tutte le malattie; la cannabis è però un farmaco che può curare tutte le Persone. In ogni patologia, come detto sopra, si assiste ad una riduzione della funzionalità del sistema endocannabinoide; pertanto “reintegrare” tali molecole (di origine naturale) tende a ristabilire, per quanto possibile in relazione al quadro clinico, il normale funzionamento dei due principali sistemi di regolazione del nostro corpo: il Sistema endocannabinoidi regola la funzionalità del Sistema Nervoso Centrale e del Sistema Immunitario. Inoltre la cannabis medica può essere associata ai farmaci convenzionali, con un duplice fine: ridurre il dosaggio del farmaco chimico (i cannabinoidi incrementano l’efficacia terapeutico degli altri farmaci), e migliorare i risultati (si pensi, ad esempio, in ambito oncologico, a quegli studi che dimostrano i benefici dell’associazione tra cannabinoidi e i protocolli di chemio/radio terapia, sia per il controllo degli effetti collaterali di queste ultime, sia in relazione ai migliori risultati oncologici). Senza entrare nello specifico delle vicende politiche italiane, dal suo punto di vista quali potrebbero essere i provvedimenti più efficaci che le Istituzioni dovrebbero adottare per incentivare il settore ed i professionisti? Provo ad elencare: Ormai rasenta l’assurdo quel vecchio, ma sempre attuale paradigma italiano per il quale se io non so fare una cosa, allora non la deve fare nessuno (ogni riferimento alla gestione ministeriale del progetto pilota terminato a ottobre del 2017 è puramente casuale). Il business della cannabis medica produce, nel mondo, miliardi di dollari (o di euro) per il semplice fatto che la produzione non è lasciata ad un impiegato pubblico, ma ad aziende private che hanno molto più interesse a far bene il proprio lavoro, sia in termini qualitativi, che economici (Leggi di mercato) E’ assurdo come lo Stato sia entrato a gamba tesa sul mercato, imponendo il prezzo di vendita delle infiorescenze, e poi chiuda un accordo per 100 kg di cannabis canadese a 5,60€/g (ai quali, ovviamente, deve aggiungersi il costo della filiera). Piuttosto che autorizzare la produzione all’interno dei confini nazionali, magari gestita e regolata dall’ICFM di Firenze, si preferisce continuare a negare il diritto di cura alle Persone. I dottori devono essere informati con corsi obbligatori (magari non tenuti da chi ha studiato la cannabis in qualche trafiletto del Corriere della Sera) (n.b.: i Medici hanno una pulsione per la conoscenza che li spinge a studiare sempre, i dottori…sono dottori!) I dirigenti ministeriali ed ospedalieri dovrebbero ricordarsi di come si calcola l’impatto sociale di una patologia (ovvero spesa sanitaria + perdita di produttività), piuttosto che chiudere in capitolati di spesa stagni le varie voci. Mi spiego meglio: un paziente con fibromialgia, ad esempio, riesce a tornare alla propria attività lavorativa: tradotto in termini più immediati: non solo non costringe lo Stato a pagare per lui centinaia di euro al mese per il trattamento del dolore, ma torna pure a produrre (e, nella migliore delle ipotesi, anche a pagare le tasse). Ogni altro discorso circa le possibili soluzioni non potrà essere affrontato fino a quando lo Stato non accetterà il fatto che troppe persone stanno male e per troppe persone c’è necessità di questo farmaco. Finché non sarà realmente regolamentata e sbloccata in Italia la produzione da parte di aziende private, ahimè penso non ci sarà soluzione realmente applicabile. Intervista di Giuseppe Cantelmi Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Il cannabidiolo in forma farmaceutica sembra ridurre la frequenza delle crisi epilettiche resistenti ai farmaci, specialmente nei bambini. Questo quanto emerge da una revisione sistematica pubblicata sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry. Premessa “Attualmente la ricerca supporta l’uso del cannabidiolo (CBD) come terapia aggiuntiva a quella standard in bambini e giovani con forme rare di epilessia, come la sindrome di Lennox-Gastaut e Dravet, che non rispondono ai trattamenti tradizionali – spiega Emily Stockings del National Drug and Alcohol Research Center, UNSW Sydney, in Australia – Dal momento che nessuno studio ha mai usato il CBD da solo, non sappiamo ancora se il trattamento sia o meno efficace quando altri farmaci risultano inefficaci”. I cannabinoidi sono stati proposti come trattamento aggiuntivo per l’epilessia e sono in corso numerosi studi clinici di fase 3 sull’utilizzo della molecola per le epilessie resistenti pediatriche e non. Diversi Paesi hanno approvato l’uso di cannabinoidi a scopo medicinale. Lo Studio Stockings e colleghi hanno valutato la sicurezza e l’efficacia dei cannabinoidi come trattamenti aggiuntivi per l’epilessia resistente ai farmaci in una revisione sistematica di sei studi randomizzati (555 pazienti) e 30 studi osservazionali (2865 pazienti). In due studi randomizzati controllati (RCT), i pazienti che assumevano cannabidiolo rispetto a chi assumeva placebo aveva il 74% in più di probabilità di vedere dimezzate le crisi epilettiche, dopo 8 somministrazioni. n 17 studi osservazionali, il 48,5% dei pazienti ha raggiunto una riduzione del 50% o più elevata del numero di crisi. La probabilità di una riduzione del 50% o maggiore delle convulsioni era leggermente più elevata nel gruppo dove c’erano solo bambini (57,7%) rispetto ai gruppi misti adulti e bambini (36,2%). Tra gli esiti secondari ci sono state evidenze che l’uso del cannabidiolo potrebbe aiutare a eliminare nuovi episodi di crisi convulsive, che è in grado di migliorare la qualità della vita del paziente se usato come coadiuvante del trattamento e che i pazienti che hanno ricevuto cannabidiolo avevano maggiori probabilità di sospendere il trattamento. Le evidenze suggeriscono anche che i pazienti alla cui terapia si aggiunge cannabidiolo abbiano più probabilità di manifestare eventi avversi lievi o moderati, rispetto a quelli trattati con placebo. CBD prodotto secondo linee guida e monitoraggio “È importante notare che questo rapporto non fornisce prove a sostegno di tutte le forme di cannabis medicinale per tutti i tipi di convulsioni, in tutte le popolazioni – dice Stockings – ma un componente specifico, il Cbd, può aiutare a ridurre la frequenza delle crisi e a migliorare la qualità della vita per i giovani con forme rare e resistenti di epilessia, se usato in combinazione con farmaci standard. È anche importante considerare che è improbabile che il CBD aiuti a fermare completamente le crisi, e potrebbero verificarsi alcuni effetti collaterali (come la sonnolenza)”. Stockings ha sottolineato anche che: “In primo luogo, non sappiamo molto sull’efficacia a lungo termine e sulla sicurezza del CBD. La maggior parte degli studi è limitata a un periodo di trattamento di 14 settimane, quindi se i medici prescrivono il CBD per i loro pazienti, suggeriamo un attento monitoraggio e una revisione a 14 settimane per determinare se il paziente ha risposto e se eventuali effetti collaterali sono tollerabili. In secondo luogo, il CBD utilizzato negli studi nella nostra revisione era principalmente di formulazione farmaceutica; cioè, era stato prodotto in base a linee guida di produzione molto rigide con dosi standardizzate. Non possiamo dire se altre forme di cannabis medicinale, compresi i prodotti a base di erbe provenienti da fornitori di cannabis medicinali, o la cannabis ricreativa e gli estratti (come succhi, oli e tinture) siano efficaci per ridurre le crisi epilettiche”. Fonte: J Neurol Neurosurg Psychiatry di Will Boggs (Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
Di cosa parliamo quando parliamo di Cannabis? Parliamo di una pianta dalle straordinarie proprietà, come dimostrano gli Studi spesso citati, e di come possa contribuire ad un nuovo stile di vita. In questi nuovi articoli del nostro Blog vogliamo fornire ai nostri lettori, soprattutto a chi si avvicina al mondo della Cannabis per la prima volta, delle pratiche nozioni tecniche. Quali sono le differenze tra Cannabis, Fitocannabinoidi, Cannabinoidi, recettori Cannabici/Cannabinoidi? La Cannabis si divide in due specie: Indica e Sativa. quali sono le differenze? Clicca Qui. I Fitocannabinoidi, invece, identificano i Cannabinoidi naturali presenti nella pianta di Cannabis, i più noti sono il THC (Tetraidrocannabinolo), CBD (Cannabidiolo), CBG (Cannabigerolo). - Enecta, introduzione al CBG (Cannabigerolo): di cosa parliamo? Clicca Qui - Olio di CBD, benefici e proprietà: perché utilizzarlo? Clicca Qui Gli Endocannabinoidi interagiscono con i recettori cannabinoidi e vengono prodotti dal nostro corpo e si sviluppano a livello del sistema nervoso centrale o nel sistema nervoso periferico. Ricoprono un ruolo importante nei processi cognitivi, motori, sensoriali e affettivi a essi correlati. I due endocannabinoidi maggiormente conosciuti e studiati sono la N-arachidonoiletanolamide (anandamide, AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) I recettori Cannabinoidi cosa sono? I Cannabinoidi agiscono principalmente legandosi a specifici recettori che si trovano sulla superficie della membrana di diverse cellule, principalmente localizzate nel cervello e nel sistema immunitario. Ad oggi sono stati identificati 2 recettori, anche se paiono esistere altri potenziali recettori dei cannabinoidi, i CB1 e CB2. I CB1 si trovano principalmente sulle cellule nervose del SNC, mentre i recettori CB2 sono presenti principalmente nelle cellule immunocompetenti. Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Cosa succede nel mondo del CBD? Cerchiamo di saperne di più in questa intervista – conversazione con Goffredo, Team Enecta, che quotidianamente lavora nel mondo della Cannabis interfacciandosi con le più disparate richieste degli utenti. “Rispetto allo scorso anno troviamo clienti maggiormente informati sul mondo del CBD, sulle caratteristiche del cannabidiolo ed i suoi possibili campi di applicazione, tuttavia sul campo della comunicazione c’è ancora tanto da fare perché al contempo troviamo tanti utenti scarsamente informati”. Abbiamo spesso parlato attraverso il nostro Blog delle proprietà del CBD e di come alcuni prodotti possano essere un supporto importante per le persone. “Quando qualcuno si rivolge da noi – racconta Goffredo – ed ha una patologia specifica e cerca supporto nel CBD, la prima cosa che facciamo è quella di mettere l’utente in contatto con i nostri collaboratori medici. In linea di massima le richieste che arrivano una volta acquistato il prodotto, riguardano gli effetti, il dosaggio e modalità di assunzione”. Ciò testimonia al contempo il grande successo che il CBD sta avendo sul mercato italiano ed europeo “Posso dire che il mercato del CBD in Italia ed Europa sta vivendo una fase di espansione importante. Se fino a qualche anno fa il mercato si caratterizzava soprattutto su canali online oggi registriamo richieste sul mercato offline, sempre più soggetti intendono investire in attività commerciali attraverso la vendita di estratti di Cannabis”. Un aspetto molto importante nel rapporto tra Azienda e Cliente riguarda la logistica “Ci teniamo molto – sottolinea Goffredo – una volta che l’ordine è stato completato, in 72 ore assicuriamo la consegna del prodotto a casa. Nel caso, per varie ragioni, si registrano inconvenienti di varia natura assistiamo i nostri clienti con un apposito customer market personalizzato su ogni mercato in cui operiamo”. Il futuro cosa ci svelerà? “Ci saranno delle sorprese, presenteremo nuovi ed interessanti prodotti sul mercato”. Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Enecta ha dedicato ai clienti italiani un portale web in cui è possibile informazioni e procedere all’acquisto dei prodotti in totale sicurezza. Premium Hemp Extract - Enecta presenta sul mercato tre tipologie di Olio concentrato Premium Hemp Extract 3% nasce dal desiderio di promuovere un primo approccio al CBD, è dedicato a tutti coloro che utilizzano il CBD concentrato con una finalità non prettamente terapeutica. Premium Hemp Extract 10% è utilizzato da utenti che intendono migliorare in maniera generalizzata il proprio benessere e sfruttare al massimo i valori nutrizionali dell’Olio di Canapa e le proprietà del CBD concentrato. Usato da sportivi, da chi vive momenti di stress ed ansia generalizzata, a chi intende sfruttarne le proprietà antinfiammatorie, il CBD concentrato è usato da una platea molto vasta di consumatori. Premium Hemp Extract 24% risponde esattamente alle esigenze dei nostri clienti, tante persone usano il CBD concentrato a dosaggi alti più volte durante il giorno per tenere sotto controllo e contrastare stati psicofisici importanti. CBD Crystal 99ONE - I Cristalli rappresentano probabilmente la maniera più efficace e salutare per consumare e apprezzare le proprietà del CBD. Con un Vaporizzatore o un’apposita sigaretta possiamo consumare i Cristalli tenendo però la temperatura sotto controllo perché deve essere compresa in una forbice che varia tra i 140 e i 180° affinché il processo di vaporizzazione avvenga in maniera corretta. Prodotto di Qualità - I Cristalli Enecta sono estratti da Cannabis Sativa L. e successivamente purificati fino al 99%. Basta un quantitativo grande come un chicco di riso per ottenere un buon risultato. Per buon risultato si intende più svapate con l'ottenimento di un’ottima performance. Premium Hemp Extract Capsule - Parliamo di una perla di Olio di CBD che oltre ad assicurare la qualità nella produzione del prodotto permette al consumatore di avere un dosaggio perfetto sul CBD da assumere. Inodore e con un sapore delicato di cannabis, ogni capsula contiene 33,6 mg di CBD del nostro olio di Canapa. Tempi di Consegna - Enecta consegna i propri prodotti in Italia e Europa in tre giorni lavorativi. Nel caso il pacco fosse smarrito l’azienda provvede ovviamente a spedire un nuovo ordine e se la consegna dovesse avvenire oltre i sei giorni lavorativi, il cliente può contattare l’Azienda per chiedere un rimborso. Nel caso tu abbia dei problemi nel concludere i tuoi acquisti sul sito, che possono essere causati da una cattiva connessione web o altro, puoi scrivere una mail a info@enecta.com. Canali Social - Oltre a scrivere una mail puoi contrattarci attraverso i nostri canali social, sulla nostra pagine Facebook, lascia un messaggio e ti risponderà un addetto del team Enecta pronto a prendere carico del tuo problema di acquisto e a risolverlo. Non usi Facebook ma interagisci su altri Social? Puoi scriverci anche su Instagram, con un messaggio al nostro canale e riceverai una risposta immediata.
Artrite rientra nella categoria delle malattie reumatiche, letteralmente significa “articolazione dolorante” può avere diverse forme e caratteristiche, un termine con cui si indica una macro categoria all’interno della quale possono esistere oltre 200 malattie. Nel nostro articolo parliamo di Artrite e di come e se il CBD possa essere un alleato per dare sollievo e combattere il dolore. Lo Studio che citiamo, realizzato presso l’Oxford Scienze Park, ha preso in esame pazienti affetti da artrite reumatoide, a cui è stato somministrato un estratto di Cannabis contenente principalmente THC e CBD. Dopo cinque settimane di trattamento i pazienti hanno registrato un significativo miglioramento nel dolore e nella mobilità oltre ad un aumento consistente della qualità del sonno. Il secondo Studio che citiamo parte dal presupposto che l’organismo umano contiene un consistente numero di recettori di cannabinoidi. Secondo il Team di scienziati, l’intero sistema dei recettori dei cannabinoidi potrebbe essere lo spettro su cui lavorare per trattare le forme di artriti reumatoidi. Uno studio più recente, dal titolo “The nonpsychoactive cannabis constituent cannabidiol is an oral anti-arthritic therapeutic in murine collagen-induced arthritis” analizza invece il ruolo del CBD nel trattamento di questa patologia. Assunto oralmente, il Cannabidiolo contribuirebbe a lenire i dolori provocati dall’Artrite. Uno studio del 2016 afferma come il CBD potrebbe essere un potenziale farmaco per contrastare l’artrite reumatoide mentre questa ricerca datata 2013 mette in evidenza come il recettore CB2 possa regolare la sensibilizzazione centrale e contrasta il dolore associato alla osteoartrosi del ginocchio. Tutti gli Studi citati non dimostrano in maniera univoca come il CBD e la Cannabis in generale possano essere un rimedio efficace contro l’Artrite, tuttavia i dati emersi sono incoraggianti nel proseguire gli Studi per cercare una risposta efficace ai dolori attraverso il Cannabidiolo. Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Il Team Enecta quotidianamente cerca di fornire risposte ed informazioni rapide e concrete ai propri clienti – utenti affinché possano compiere acquisti consapevoli ed ottenere informazioni chiare sul mondo del CBD Vapers. Oggi ci occupiamo di Vape ed eliquid, rispondendo ad alcune domande che ci sono arrivate. Non sono ovviamente esaustive, ma è un primo capito a cui seguiranno altri. Buonalettura! 1 - Perché quando Svapo avverto sensazione di bruciato? Il motivo potrebbe essere nel Coil, cioè dalle resistenze che contribuiscono allo Svapo del nostro eliquid. Dunque se avvertite una sensazione di bruciato i motivi potrebbero essere che la vostra coil è vecchia e va cambiata, non è stata piazzata correttamente magari dopo una sostituzione o la potenza che avete impostato è troppo alta. 2 - Tiro di Guancia e tiro di Polmoni, di cosa parliamo? Sono due modalità, tecniche, differenti di fumare/svapare. Quando parliamo di tiro di guancia ci riferiamo al modo con cui si fumano le sigarette. Le guance si contraggono, il Vapore viene immagazzinato dalla bocca fino ai polmoni. Il tiro di polmoni invece è caratteristico del Vapers, viene diciamo ‘saltato’ il passaggio in bocca perché il vapore finisce direttamente nei polmoni per via dell’espansione toracica. 3 - E’ necessario usare il controllo temperatura? Alcuni dispositivi elettronici permettono di tenere la temperatura sotto controllo, può essere molto utile perché avendo questo dato a disposizione non rischiate di svapare sostanze tossiche che verrebbero sprigionate dall’eccessivo calore. Usando nella maniera più precisa possibile la temperatura massimizzate la resa del vostro eliquid. 4 - Siete orientati a scegliere eliquid con CBD, quali scegliere? E’ molto importante conoscere la provenienza del prodotto che avete intenzione di acquistare, conoscere l'origine del CBD, cercare un contatto diretto con l’azienda per chiarire qualsiasi dubbio, verificare da quanto è sul mercato ed evitare l’acquisto di un prodotto poco affidabile. L’Azienda segue tutto il processo produttivo o no? I tempi di consegna, affidabilità significa non solo tempi brevi nella spedizione ma modalità e ‘stato’ del prodotto al momento della consegna. 5 - Quale concentrazione di CBD scegliere? Enecta presenta sul mercato un Vape senza nicotina con tre differenti concentrazioni di CBD. La diversa concentrazione di CBD è un elemento da considerare per la scelta del prodotto perché la maggiore o minore presenza di CBD rappresenta una maniera per rispondere alle diverse esigenze degli utenti, che si tratti di assidui svapatori o di consumatori che “limitano” l’utilizzo di Ambrosia ad un uso esclusivamente “terapeutico” o di relax al termine di una dura giornata di lavoro! 6 - Il CBD Vape aiuta a smettere di fumare? In molti ricorrono al Vape come mezzo per cercare di smettere di fumare. La premessa a questa risposta è che senza determinazione, costanza e buona volontà è molto difficile riuscire nel nostro obiettivo, tuttavia con queste caratteristiche accompagnata da un eliquid di qualità aumentano di molto le probabilità di raggiungere il nostro obiettivo! Per approfondire Clicca Qui. Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Il Vape aiuta a smettere di fumare? Un argomento che abbiamo affrontato in più circostanzeavvalendoci anche delle testimonianze dirette degli utenti che attraverso Ambrosia, ad esempio, hanno trovato un valido alleato con cui combattere la dipendenza dalla nicotina. Cosa dice la Scienza Quella che citiamo è una delle più grandi indagini demoscopiche realizzate su tema, pubblicata sul “British Medical Journal”, realizzata dal dottor Shu-Hong Zhu e i suoi colleghi dell'Università della California a San Diego, basate su indagini demoscopiche condotte tra il 2001 e il 2015. Sono stati interpellati più di 160mila soggetti, di cui 22.500 fumatori, 2100 circa avevano smesso da poco di fumare. Risultati I dati statistici hanno dimostrato che chi usava la sigaretta elettronica aveva una maggiore probabilità di smettere di fumare e di riuscirci per almeno tre mesi. Le domande dei ricercatori non erano molto dettagliate quindi la Ricerca può soffrire di alcune limitazioni tuttavia è interessante evidenziare come chi utilizzi un dispositivo elettronico abbia un alleato in più con cui cercare di smettere di fumare. Altro dato interessante che non emerge dalla Ricerca riguarda ad esempio che tipo di eliquid è stato usato, se con o senza nicotina, se con o senza CBD e con quali concentrazioni. Fumo, CBD e Vape Vape e CBD sono un binomio che nel 2017 ha avuto un enorme successo tra gli utenti, tra coloro che ricorrono alla vaporizzazione in modalità terapeutica e tra chi ne fa un uso ‘ricreativo’, vaporizzando per il piacere di apprezzare le caratteristiche del CBD. Tuttavia non pochi utenti ricorrono al CBD assunto via sigaretta elettronica per cercare di smettere di fumare. Perché svapare? Gli svapatori potremmo suddividerli tra coloro che ricorrono al Vape per mero relax, apprezzando le caratteristiche del CBD, un’altra categoria di svapatori riguarda gli ex fumatori, molti si rivolgono al Vape e al Cannabidiolo per cercare di combattere la dipendenza dalle sigarette. Sempre più sentiamo parlare di Vapeterapy, cioè coloro che usano il Vape per contrastare un mal di testa, uno stato ansioso, stress generalizzato o lievi dolori come può essere un mal di schiena magari anche dopo una lunga uscita in bici o una sessione di trekking. Conclusioni Le conclusioni del nostro articolo sono che il Vape costituisce sicuramente un alleato con cui cercare di smettere di fumare, non è la bacchetta magica ai problemi dei fumatori tuttavia insieme a tanta volontà e determinazione può essere molto utile per raggiungere l'obiettivo! Se hai trovato interessante questo articolo metti Mi piace alla Pagina Facebook Enecta e sarai sempre aggiornato sulle notizie e le novità che riguardano il mondo della Cannabis e del CBD!
Elisabetta Biavati da due anni circa utilizza la Cannabis per curarsi e da tre gestisce un gruppo su Facebook “Dolore e Cannabis Terapeutica” in cui raccoglie le istanze di utenti e pazienti, che si è poi trasformato in un vero e proprio Comitato con cui far valere le ragioni di tutti quei pazienti che ad oggi trovano sollievo e soluzioni terapeutiche nella Cannabis. Con Elisabetta abbiamo scambiato qualche domanda per saperne di più su quella che è la situazione al momento in Italia. Partiamo dai temi dell’attualità, c’è attualmente Cannabis a disposizione per curarsi? E’ tornata nelle farmacie? Negli ultimi mesi leggiamo spesso delle difficoltà di approvvigionamento Purtroppo la situazione Cannabis terapeutica in Italia è veramente incresciosa, ci sono stati piccoli arrivi ma che non possono di certo far fronte a tutte le ricette in lista d'attesa nelle farmacie territoriali e ospedaliere. Soprattutto non riescono ad assicurare la continuità terapeutica di cui necessitiamo. Da maggio abbiamo cominciato a denunciare queste assenze di prodotto, dapprima con Bedrolite e Bediol e a giugno le prime avvisaglie di Bedrocan, poi a venire gli altri. Lei usa la Cannabis terapeutica da quanto tempo? Quando finiscono le scorte, che succede? Io uso cannabis terapeutica ormai da due anni, un piano terapeutico bene preciso a base di Bedica e Bedrocan. Ormai è due mesi che ho finito praticamente la terapia e che non ho più continuità terapeutica assicurata, tutto ciò ha comportato grandissimi peggioramenti del mio stato di salute, dal non controllo assoluto del dolore, a una anoressia secondaria dovuto all'uso di un antiepilettico che da questo problema ad una neuropatia che prende anche l'intestino e che non essendo sotto controllo mi sta facendo perdere tantissimo peso a causa di gravi dissenterie fino al punto che proprio in questi giorni hanno dovuto innestarmi un mid-line per l'alimentazione parentale. Non sarà un salvavita, certo ma dipende sempre da cosa intenda da una persona per la sua qualità di vita. E per me questa non è vita... Su Facebook è una delle amministratici del gruppo “Con la Cannabis mi curo”, quali sono i temi maggiormente sentiti dagli utenti/pazienti Io ho creato nell'agosto del 2016 il gruppo Dolore e Cannabis Terapeutica e dopo anche il gruppo Con la cannabis mi curo che non esiste più ed è confluito all'interno del primo, proprio sulla esigenza che avevo sentito quando mi ero affacciata alla ricerca di come trovare medici, ospedali ed informazioni su questa terapia, volendo evitare ad altri tutto quel caos aprii questo gruppo che era è diventato un Comitato. Gli argomenti più discussi sono sicuramente dove andare, i medici prescrittori, quali sono le terapie più usate e gli eventuali effetti collaterali. Ci si confronta fra di noi e spesso ci si calma e ci si aiuta. Il prossimo Governo tornerà verosimilmente ad occuparsi del Tema Cannabis, dal suo, dal vostro, punto di vista, quali sono le priorità su cui bisognerebbe lavorare? In assoluto il diritto ad una erogazione gratuita su tutto il territorio nazionale a carico del Servizio Sanitario Nazionale come prevede la legge di bilancio 2018, andare avanti con la Legge sulla Cannabis Terapeutica affinché ci sia la possibilità di fare ricerca seria in Italia, ci siano nuovi soggetti che possano coltivare in maniera medica e controllata, si aumenti il numero di patologie e si prepari la classe medica. In passato avete anche scritto al ministro Lorenzin, cosa vi ha risposto? In passato abbiamo fatto due cose ben precise: Una diffida ad adempiere a nome di quasi un centinaio di pazienti proprio per la violazione dell'articolo 32 della Costituzione perchè non ci veniva garantita il diritto alla cura e non ci veniva garantita la continuità terapeutica, fattore importantissimo in qualunque terapia farmacologica cronica! e a cui non abbiamo mai avuto formale risposta!!!! A seguire una lettera aperta al Ministro Lorenzin a cui ha risposto la dottoressa Germana Apuzzo con un non risposta, dicendoci praticamente di aspettare che avevano fatto il bando, autorizzato coltivazioni allo SCFM e avviato importazioni...e noi stiamo ancora aspettando! Un auspicio per il futuro? Come Comitato Pazienti Cannabis Medica ci stiamo muovendo in molte regioni e stiamo vedendo un grande interesse a collaborare, il nostro auspicio è quello che si vada verso ad una apertura culturale e sociale nei confronti di questa terapia, che si smetta di pensarla come droga, e che a noi malati sia concesso di curarci senza sacrifici economici improponibili e con continuità, senza quell'ansia e quella paura di non sapere mai se il mese, settimana o giorno prossimo riuscirò a curarmi!!! Intervista di Giuseppe Cantelmi