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Semi di canapa da coltivazione

Scritto da STAFF ENECTA | 3 febbraio 2021

I coltivatori di cannabis si trovano spesso di fronte ad alcuni interrogativi che vanno dalla scelta dei migliori semi di cannabis da coltivare, ai potenziali utilizzi della biomassa da estrazione, a quali sono le certificazioni necessarie per coltivare piante di cannabis regolarmente. 

In questo articolo cercheremo di fare un po' di chiarezza.

La coltivazione della canapa industriale

La cannabis sativa è una specie delle Cannabinacee, coltivata in Cina fin dal 2800 a.C. Dalla Cina questa coltura si è diffusa rapidamente fino a raggiungere l’Europa.

Storicamente è stata utilizzata a scopo ricreativo per rituali religiosi e come pianta medicinale dalle doti curative per poi adattarsi, data la ricchezza in sostanze nutritive, anche come cibo e olio grezzo di semi di canapa e naturalmente come fibra per la produzione tessute e corde.

Sapevate che le corde delle caravelle di Cristoforo Colombo erano proprio di canapa? Se non fossero state così resistenti forse non lo avrebbero condotto a scoprire l’America.

Dalla metà del XVIII secolo, i semi di canapa venivano regolarmente piantati in Europa, in Cina, in Unione Sovietica e in Nord America per ricavare fibra, corda e tela di alta qualità. Nel frattempo, John Ford sperimentava con successo la canapa per la produzione di carburante e di automobili ecologiche.

Dagli anni ‘30 del 1900 i coltivatori di cannabis hanno cominciato ad avere dei problemi per via della corrente proibizionista partita dagli Stati Uniti e dal Canada e diffusasi rapidamente a livello globale, che ha imposto tasse e divieti per la coltivazione di piante di cannabis/canapa.

Dietro questa scelta, c’era senz’altro il pregiudizio per l’uso ricreativo delle varietà di cannabis ad alto contenuto di THC (solo molti anni dopo vennero prodotte varietà ad alto contenuto di CBD) ma anche una certa esigenza di evitare che il potenziale dei semi e delle piante di cannabis, minacciasse determinati settori economicamente molto redditizi come per esempio quello petrolifero.

Anche in Italia, il regime fascista vietò la produzione di canapa e i coltivatori di cannabis vennero convertiti in soldati.

Tuttavia, lo scoppio del secondo conflitto mondiale e la relativa difficoltà nell’importare fibra, pose temporaneamente fine ai divieti e alle restrizioni. La canapa era talmente indispensabile che il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti produsse addirittura un video divulgativo per formare e motivare nuovi coltivatori di cannabis.

Con la fine della guerra però, i divieti furono ripristinati e gli investimenti destinati ad altre colture.

Anche in Cina, Unione Sovietica ed Europa il proibizionismo aveva ripreso il sopravvento. Deve essere stata anche l’invenzione dell’acrilico nonché la più facile reperibilità di altre fibre sintetiche come il nylon e il poliestere, un’altra delle cause fondamentali della progressiva sparizione della canapa dal settore industriale.

Il divieto di coltivare piante di cannabis a scopo industriale viene revocato solo nel 1998 e ufficialmente regolamentato dall’Hemp Regulation Program (per quanto riguarda gli USA), documento al quale di certo si sono ispirati quelli successivi un po’ in tutto il mondo. In modo da tenere sotto controllo la qualità e i principi attivi contenuti nelle piante di cannabis.

Oggi (in Italia), con la legge 242/16 sulle Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, è possibile coltivare piante di cannabis a scopo industriale purché si piantino semi di cannabis certificati (inclusi nel Catalogo comune Europeo) e i contenuti di THC si mantengano tra lo 0,2 e lo 0.6%.

È possibile coltivare piante di cannabis ad alto contenuto di CBD (cannabidiolo) o CBG (cannabigerolo), che non causano alcun effetto psicotropo. Una varietà di cannabis ad alto contenuto di cbd, oltre a fornirci le stesse prestazioni della canapa (tessile, energetico, chimico) ci immette in un mercato fiorente.

Grazie alle sue proprietà terapeutiche e al suo recentissimo successo (Epiodiolex, il primo farmaco antiepilettico a base di cbd) c’è una richiesta sempre maggiore di cbd di alta qualità.

Le richieste provengono non solo dal settore farmaceutico ma anche da quello alimentare-nutraceutico in cui c’è una tendenza ad orientarsi verso prodotti naturali altamente nutritivi. Questo è il motivo del successo dell’olio di CBD. Anche il settore cosmetico investe sempre di più su attivi a base di cannabinoidi.

Si potrebbe dire che siamo in un momento storico in cui i coltivatori di cannabis o gli imprenditori, che vogliono investire nei migliori semi di cannabis per creare prodotti a contenuto di cbd d’alta qualità, hanno un futuro di successo assicurato.

Biomassa da estrazione a cosa serve?

La biomassa di canapa è formata da alcune parti della materia vegetale prodotte dalle piante di cannabis, soprattutto i fiori, in cui risiedono i fitocannabinoidi ad alto contenuto di principio attivo. Le altri parte della pianta come foglie, semi, rami e steli vengono utilizzate a seconda delle destinazioni d’uso.

È proprio la biomassa la materia prima da cui si parte per estrarre CBD.

La biomassa viene impiegata per la produzione di:

  • Olio di cbd
  • Cristalli purissimi ad alto contenuto di cbd
  • Farmaci a base di cannabinoidi
  • Edibili alla canapa e ai cannabinoidi
  • Cosmetici a base di cannabinoidi
  • E-liquid a base di cannabinoidi
  • Tessuti
  • Carta
  • Carburante (biodiesel di canapa)
  • Energia rinnovabile

La versatilità e il potenziale della biomassa sono notevoli. È importante però per i coltivatori di cannabis, scelgano dei semi certificati, per iniziare una coltivazione propria da gestire al meglio o in alternativa optare per una biomassa già pronta ma certificata. In tutti e due i casi, la certificazione assicura che i prodotti rispettino una serie di standard europei che garantiscono l’alta qualità, la stabilità e il buon rendimento del vostro investimento.

Chiaramente ci sono anche tutta una serie di condizioni e processi standardizzati da rispettare legati all'ambiante e a fattori soggettivi.

Tecniche di coltivazione

Qualora vogliate diventare dei coltivatori di cannabis legale, dovrete scegliere tra semi regolari, semi di cannabis femminizzati o semi di cannabis autofiorenti. 

La cosa importante: qualunque sia la vostra scelta, acquistate semi certificati.

I semi regolari producono un 50% di pianta femmina e un 50% di pianta maschio. Si tratta di piante di cannabis molto robuste, ideali per la produzione di fibre e la lavorazione della canapa in biomassa da estrazione e anche per chi ha interesse nella raccolta del seme.

I semi femminizzati sono più adatti a chi è interessato a raccogliere unicamente infiorescenze ricche di tricomi e, dunque, di principi attivi, in quanto la pianta non “spreca” energia nella produzione dei semi, in seguito ad impollinazione.

Infine, i semi di cannabis autofiorenti sono per tutti quei coltivatori di cannabis appassionati che hanno poco tempo o semplicemente per chi vuole accelerare la produzione. Le piante di cannabis prodotte dagli autofiorenti sono pronte per il raccolto in circa due mesi dalla germinazione dei semi.

Una volta scelti i migliori semi di canapa, si dovrà fare attenzione a come conservarli. Conservare i semi è semplice, ma non seguire alcune accortezze potrebbe rovinarli. Deve essere evitata un’esposizione al sole diretta, meglio un luogo buio, non umido e al riparo da sbalzi climatici o correnti d’aria. Inoltre, è meglio evitare di maneggiarli con le mani se non pulitissime perché qualsiasi batterio potrebbe contaminarli.

Conservare i semi è una responsabilità di chi li acquista ma anche di chi li produce.

In fase di stoccaggio, facciamo in modo che i nostri prodotti siano adeguatamente conservati e protetti, sempre garantiti, tracciabili e sicuri. Abbiamo sviluppato le condizioni più adatte per la gestione e la spedizione dei semi e garantiamo che i lotti di semi siano sempre freschi e accuratamente conservati.

Ora che siete in possesso dei vostri semi di canapa, seguite questa piccola ed efficace guida divisa in sei fasi:

Preparazione terreno:

è importante preparare il terreno con un’aratura profonda almeno 30 centimetri. Il terreno deve essere ben drenato e privo di avvallamenti.

È consigliabile effettuare un’analisi del terreno per assicurarsi l’assenza di residui chimici, che possono essere nocivi per il vostro prodotto.

Per mantenere drenato, leggero e arioso il terreno deve essere usato qualcosa di naturale come la perlite o l’argilla espansa.

Concimazione:

durante la fase vegetativa, le piante di cannabis hanno bisogno di una quantità importante di azoto che va sempre verificata. Nella fase di fioritura invece, la quantità di azoto deve essere diminuita ma è importante mantenere alte le quantità di magnesio, potassio e fosforo. È consigliabile concimare in modo naturale le proprie piante utilizzando compost, letame e liquami.

Semina:

è consigliabile iniziare a primavera inoltrata, a partire da aprile. Se messo direttamente nel terreno, ogni seme deve essere posizionato a 1,5 o 2 cm di profondità e la distanza tra i semi deve essere circa di 3 cm. Parliamo comunque di una densità che va dai 7000 ai 10000 semi di canapa per ettaro. (per produzione da biomassa, per le infiorescenze risulta minore e dipende dalle varietà)

Controllo infestanti:

le piante di cannabis sono particolarmente resistenti alle malerbe, ma è opportuno procedere a un controllo ancora prima della semina e continuare a tenerle sotto controllo durante tutta la fase di germinazione in cui la pianta di cannabis sativa/indica che sia, è più fragile e delicata.

Irrigazione:

in outdoor solitamente le piante di cannabis si autoregolano con il ciclo delle piogge, o serbatoi aggiungitivi ma in indoor o in condizioni di particolare siccità, deve essere garantita un’adeguata quantità d’acqua. Una maggiore quantità d’acqua è necessaria soprattutto poco prima della fase di fioritura per stimolare la crescita di un buon apparato fogliare e dopo la fase di fioritura per la raccolta di semi pieni.

Raccolta del fiore e raccolta del seme:

dipende dal tipo di raccolta che si vuole fare, si può raccogliere tutto insieme una volta che la pianta ha raggiunto la sua maturità completa. Considerando che la raccolta del seme si ha solo nell’allestimento di colture dedite al seme; ad esempio, in caso di produzione di infiorescenze i maschi non devono assolutamente esserci, quindi la raccolta del seme non deve avvenire perché i maschi sono eliminati a monte. Quando gli steli delle piante di cannabis sono ancora verdi, si procede alla raccolta del seme, che può avvenire tramite normali trebbiatrici o con trebbiatrici con battitore assiale.

Infine, è il momento di tagliare e raccogliere il resto della materia vegetale che, ci servirà per la produzione di biomassa da estrazione.

La lavorazione della canapa

Nel raccogliere la materia vegetale si procede con l’essiccazione in un luogo buio.  La lavorazione è diversa relativamente alla biomassa e alle infiorescenze. L’umidità deve essere stabile e non superare il 40%, per la biomassa ci si avvale di forni ventilati, per i fiori è sufficiente il controllo delle temperatura e dell’umidità. Per l’estrazione di fibra si procederà a una sfilacciatura meccanica della stessa, che deve essere successivamente lavorata. Bisognerà munirsi di adeguati strumenti tecnologici progettati apposta per facilitare questa operazione.

Per la produzione di biomassa la materia vegetale viene gestita a lotto di produzione, quindi proveniente dallo stesso campo e lavorato allo stesso modo, cercando di non mischiare diverse varietà con diverse caratteristiche. Per fare in modo in modo che tutta la biomassa abbia e mantenga lo stesso contenuto di cbd.

Il processo di confezionamento e quello di stoccaggio sono molto delicati, servono a conservare al meglio il nostro prodotto e vanno eseguiti mantenendo i massimi livelli di igiene e sicurezza per garantire un’alta qualità del prodotto nel tempo.