È la regione dove siamo cresciuti ma anche una delle regioni italiane a maggior rischio di povertà e disoccupazione, con un 15% di reddito pro-capite inferiore alla media nazionale e un 30% della popolazione a rischio di emarginazione.
Abbiamo scelto Castelvecchio Subequo perché è a pochi passi dal paese in cui siamo nati ma anche perché si tratta di un paesino di soli 800 abitanti in provincia dell’Aquila, dove non si è mai creato un tessuto produttivo in grado di garantire un futuro e delle opportunità ai giovani.
Dopo i danni del terremoto del 2009 inoltre, la situazione si è aggravata, Castelvecchio ha continuato a spopolarsi e il tasso di disoccupazione già altissimo, è schizzato alle stelle.
Con oltre sei ettari di terreno, ci siamo quindi lanciati in quella che molti avrebbero definito un’impresa kamikaze e abbiamo investito su Castelvecchio, un paese che gode di un meraviglioso clima adatto alla coltivazione della canapa.
È stata una grande sorpresa anche per noi vedere come, a distanza di circa otto anni, l’impresa abbia avuto successo, non solo per la qualità delle coltivazioni ma perché questa opportunità imprenditoriale ha creato del reale valore sociale, scuotendo l’assetto economico di un luogo dal contesto delicato e complesso.
Concretamente, con le nostre coltivazioni di cannabis abbiamo creato oltre quindici posti di lavoro. Un terzo dei nostri impiegati è formato da donne, due delle quali hanno un contratto a tempo indeterminato.
Dieci di questi posti sono occupati da persone che erano disoccupate ancora prima del terremoto, persone di cui conosciamo personalmente le storie, che avevano perso l’idea di una prospettiva.
Siamo riusciti a collaborare anche con il centro di accoglienza di Sulmona e abbiamo un lavoratore richiedente asilo che stiamo supportando umanamente e burocraticamente nella richiesta d’asilo.
Questo ragazzo si chiama Sekou e oggi vive insieme ad altri ragazzi in una casa a Castelvecchio, sono tutti al sicuro, con un lavoro e la possibilità di progettare e pensarsi nel futuro.
Oggi, intorno alla nostra filiera produttiva si è creata una vera e propria comunità sociale fatta di persone che sono tornate a vedere un domani, persone di nuovo stimolate nel valorizzare il territorio che le circonda.
Un territorio che dal 2013 ha acquistato valore, grazie al nostro investimento certo, ma soprattutto grazie al lavoro di persone entusiaste che si sono rimesse in gioco ottenendo grandi risultati.
La Cannabis ci ha permesso, oltre che di creare concreti posti di lavoro, di aumentare il valore dei terreni del territorio di Castelvecchio, che, grazie alla coltivazione di sementi certificate, vivono un incremento del 10000% del loro valore per ettaro di terra.
Castelvecchio pian piano sta rinascendo e il movimento che abbiamo messo in atto ha avuto conseguenze positive a caduta, migliorando anche altre attività economiche.
In particolare, quella turistica, che abbiamo cercato di valorizzare con eventi legati al mondo agricolo ma anche con l’Enecta Bike Tour, un’iniziativa internazionale per promuovere sport e salute, che organizziamo da anni con grande soddisfazione.
Fin dalla nascita dell’azienda, uno dei nostri principali obiettivi è stato perseguire uno dei punti dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile redatta delle Nazioni Unite. Quello contribuire alla riduzione delle disuguaglianze sociali.
La cannabis ci ha dato l’occasione di fare qualcosa di concreto per incoraggiare un equilibrio socioeconomico più equo, creare occasioni di lavoro dignitoso e valorizzare un territorio in estrema difficoltà.
È solo l’inizio, un piccolo mattone verso un futuro più sostenibile che speriamo di poter contribuire a costruire.