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Olio di CBD Enecta per ridurre le crisi epilettiche. I risultati dello studio dell’Universitá di Genova.

    INDICE

crisi-epilettiche

Sono stati pubblicati i risultati di una recente ricerca italiana sull’utilizzo di olio CBD Enecta 24% per il trattamento di varie forme di epilessia farmaco-resistente.


Da anni, i risultati degli studi controllati e randomizzati su alcune formulazioni farmaceutiche di cannabidiolo (CBD) si sono rivelati promettenti per accompagnare alcune terapie seguite da pazienti affetti da varie forme di epilessia farmaco-resistente. Al contempo, però, i dati sull’efficacia nel trattamento dell’epilessia derivati da altri prodotti al CBD (come l’olio di cannabidiolo) erano scarsi, se non inesistenti. Uno studio retrospettivo, condotto dai ricercatori dell’Universitá di Genova, IRCCS Istituto “G. Gaslini”, ha fornito un contributo per colmare questo vuoto. La ricerca, infatti, offre le prime conferme dell’efficacia dell’olio di cannabidiolo (CBD) per intervenire sui sintomi e sulle manifestazioni epilettiche.

I risultati rappresentano un significativo passo avanti verso una futura adozione dei prodotti al cannabidiolo nel contesto delle terapie per pazienti affetti da particolari tipi di epilessia: quella farmacoresistente. Lo studio, infatti, ha valutato l’efficacia dell’Olio 24% CBD Enecta, come terapia aggiuntiva, su 37 pazienti colpiti da questa patologia.

L’impegno e il sostegno di Enecta alla ricerca scientifica hanno il fine di garantire un utilizzo terapeutico consapevole, sicuro e informato dei prodotti al cannabidiolo.

Al contempo, Enecta pone la massima attenzione nella preparazione degli oli, dei cristalli e di tutti gli altri prodotti contenenti estratti di cannabis. La cura e la precisione in tutta la filiera, fanno sì che un prodotto come l’olio di CBD Enecta venga impiegato in sicurezza anche in ambito terapeutico e di ricerca.

Olio di CBD contro l’epilessia farmaco resistente.
Come si è svolto lo studio?

La ricerca è stata condotta su 37 pazienti (20 di sesso maschile, 17 di sesso femminile) con diversi tipi di epilessia farmacoresistente che hanno utilizzato l’olio di CBD Enecta al 24%. Per la raccolta dei dati e la valutazione dei risultati, l’equipe di ricerca ha esaminato le cartelle cliniche e le informazioni registrate dalle persone che seguivano il paziente in cura. I pazienti avevano un’età molto variabile (tra i 2 e i 54 anni). Ventidue soggetti erano affetti da encefalopatia epilettica, nove da epilessia focale e sei da epilessia generalizzata.

Tutti i partecipanti hanno assunto una dose quotidiana, tra i 5 e i 50 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo, di olio di CBD Enecta al 24%.

L’olio veniva somministrato per via sublinguale e la sua efficacia è stata valutata in base agli episodi di manifestazioni epilettiche che venivano riportati nel periodo di follow-up. I risultati sono stati sorprendenti. Sette pazienti non hanno più avuto manifestazioni epilettiche, 27 pazienti hanno visto diminuire il numero di crisi di oltre il 50%, due pazienti hanno riportato di aver avuto una diminuzione più lieve, mentre uno solo ha interrotto la terapia, perché non riscontrava alcuna efficacia. Uno dei dati forse più importanti riguarda la concomitante terapia con altri farmaci antiepilettici: in dieci dei soggetti coinvolti si è ottenuto il cosiddetto “svezzamento” dal farmaco dopo circa 24 settimane dall’inizio della somministrazione di olio di CBD.

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Per ultimo, sono stati valutati gli eventuali effetti avversi. Nove pazienti hanno manifestato eventi lievi e, in ogni caso, transitori, come la perdita di appetito o una leggera sonnolenza. Quattro dei sette pazienti che hanno dichiarato di avere sofferto di sonnolenza erano in terapia combinata con l’acido valproico, un farmaco utilizzato per trattare l’epilessia. Non sono stati osservati cambiamenti nelle funzionalità degli enzimi epatici.

Guardando i risultati più nel dettaglio, si è appreso come ben 19 dei 22 pazienti affetti da encefalopatia epilettica hanno riscontrato un miglioramento netto, con un consistente crollo del numero di crisi. Tra i nove pazienti affetti da epilessia focale, cinque hanno osservato un forte miglioramento nel numero di episodi di crisi epilettiche e tre di questi non ne hanno mai più manifestata una. Stessa cosa è accaduta a tre dei sei pazienti con epilessia generalizzata: le crisi erano scomparse.

I ricercatori non hanno osservato una diretta correlazione tra la quantità di olio di CBD e l’assenza di crisi epilettiche. Il dosaggio, infatti, è stato variabile nel tempo. Si tratta di un elemento su cui fare ulteriori ricerche, per comprendere al meglio quali siano i fattori che sanciscoo il successo del cannabidiolo in un soggetto epilettico. Importante è ricordare come i 37 individui coinvolti nello studio assumevano più farmaci antiepilettici concomitanti nel periodo di riferimento. Ventiquattro pazienti hanno assunto acido valproico e clobazam, entrambe sostanze anticonvulsivanti. I pazienti che sperimentavano almeno il 50% di riduzione delle crisi epilettiche hanno ridotto la dose di farmaci concomitanti 24 settimane dopo l'introduzione dell'olio a base di CBD.

A 40 settimane di follow-up, 10 pazienti (27%) erano in grado di scongiurare le crisi epilettiche, in associazione con un solo farmaco. Si tratta di risultati che fanno intravedere una buona possibilità di utilizzo futuro dei prodotti al CBD per il trattamento delle epilessie farmacoresistenti. A ciò si aggiunge il fatto che nessuno dei soggetti presi in esame ha riferito un peggioramento nella frequenza delle crisi convulsive.

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CBD ed epilessia. Un percorso di ricerca

Si tratta di un primo - concreto - passo per comprendere al meglio l’efficacia dell’olio di CBD come trattamento anticonvulsivante nei pazienti con un’epilessia per la quale i farmaci utilizzati convenzionalmente non sortiscono gli effetti sperati. Gli stessi autori della ricerca, coordinata dal Professor Pasquale Striano, ricordano come ci siano ancora alcune limitazioni nel loro lavoro. La valutazione dell’efficacia del CBD è stata fatta sulla base dei risultati clinici, senza sottoporre i pazienti a dei controlli tramite elettroencefalogramma. Inoltre, non è stato disponibile il monitoraggio dei livelli di cannabidiolo nel sangue durante il periodo d’analisi. I pazienti coinvolti in questo studio retrospettivo hanno variato la dose di CBD, regolando la quantità di cannabidiolo su quelle che erano le risposte cliniche.

La ricerca dell’equipe italiana si inserisce in quella che è una “tradizione” di studi che si consolida anno dopo anno. I risultati infatti sono in linea con quelli di altri studi mirati a valutare l’efficacia di una formulazione farmaceutica orale di CBD (nota con il nome di Epidiolex, un farmaco riconosciuto e che a breve verrá dispensato anche in Italia). In questi studi, i soggetti erano affetti da sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut. In entrambi i contesti, i pazienti hanno mostrato una riduzione del 36,5% delle crisi toniche e del 16% nelle crisi tonico-cloniche.

Già nel 2017 si era riscontrato come i pazienti affetti da sindrome di Lennox-Gestaut che ricevevano una formulazione aggiuntiva orale di Epidiolex mostravano una riduzione pari o superiori al 50% della frequenza delle crisi epilettiche mensili, rispetto al 24% dei pazienti che ricevevano il placebo. I dati della letteratura finora pubblicata mostrano come il CBD non abbia un effetto significativo sulla frequenza delle crisi non convulsive.

Ciò suggerisce che l'effetto del CBD sia anti-convulsivo e che il principio attivo possa avere un’azione specifica sulle crisi convulsive. Si tratta, per il momento, di dati ancora difficili da valutare e che fungono quasi da invito per insistere sulla ricerca scientifica. I ricercatori dell’Istituto Gaslini di Genova ricordano anche come, nel loro recente studio, non ci sia stata alcuna differenza statisticamente significativa nella dose massima giornaliera di CBD tra il gruppo di pazienti che ha mostrato un miglioramento superiore al 50% (di riduzione delle crisi) e il gruppo che ha mostrato un miglioramento inferiore.

L'olio di CBD Enecta al 24% era ben tollerato nella maggior parte dei pazienti, indipendentemente dall'eziologia.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cannabis and Cannabinoid Research. Si tratta della rivista di riferimento per l’International Cannabinoid Research Society (ICRS), l’International Association for Cannabinoid Medicines (IACM) e la Society of Cannabis Clinicians (SCC). Si tratta di una pubblicazione peer reviewed, che accoglie i contributi dei team di ricerca che, in tutto il mondo, contribuiscono a portare avanti la ricerca scientifica sui principi attivi e i prodotti derivati dalla pianta di cannabis. L’articolo è open access ed è quindi possibile prenderne visione gratuitamente. Enecta crede con fermezza nella trasparenza dell'informazione scientifica e si impegna nel diffondere il più possibile le conoscenze più recenti sul rapporto tra cannabis e salute.

Conclusioni

Si tratta di risultati difficilmente equivocabili, che fanno intravedere un futuro applicativo per i prodotti al CBD. Dietro ai numeri e alle statistiche di studi come questo, si celano storie e vicende personali di convivenza con una malattia che ha importanti ricadute sia sulla vita del paziente che su quella dei propri cari. La riduzione delle crisi epilettiche che il cannabidiolo può comportare ha il fine di migliorare la quotidianità della persona e dei propri affetti più prossimi.

Gli studi che evidenziano i benefici del cannabidiolo si accompagnano con un crescente interesse da parte del pubblico. Sono sempre più le persone in Italia che assumono prodotti a base di cannabidiolo: un cittadino italiano su quattro, infatti, ha assunto cannabidiolo almeno una volta nella propria vita.

È uno dei risultati emersi da un'indagine pubblicata a fine novembre, promossa da Cannabeta, progetto di Enecta per la divulgazione scientifica sull’impiego della cannabis in ambito medico.

L’indagine ha fatto anche emergere come, oltre agli utilizzatori attuali, ci sia un 30% di popolazione che si è dichiarata favorevole a usare la cannabis nel contesto di una terapia.

L’interesse è alto e i risultati non mancano. Il cannabidiolo continua così ad affermarsi nel contesto del benessere e della salute, sia fisica che mentale.

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