Rick Simpson, luci e ombre di un personaggio fuori dal comune. La sua storia nasce nel 2003, quando gli fu diagnosticata una patologia tumorale della pelle.
Simpson, dopo aver letto uno studio del Journal National Cancer Institute che dimostrava la regressione delle cellule cancerogene nei topi usando il THC decise di provare, autonomamente, una cura similare.
Utilizzando fiori di Cannabis realizzò un olio che applicò per giorni, grazie a delle bende, sulle macchie che erano apparse sulla sua pelle.
Simpson guarì e da quel momento decise di rendere pubblica la sua storia, sostenendo di aver curato oltre cinquemila pazienti a titolo completamente gratuito.
Il Rick Simpson Oil – RSO diventa celebre in tutto il mondo, estratti decarbossilati prodotti da ceppi di cannabis Indica con un alto tenore di THC.
La storia di Simpson è stata raccontata in un documentario realizzato da Christian Laurette nel 2008 dal titolo “Run From The Cure”, in cui vengono raccolte le testimonianze delle persone che sarebbero state curate dall’Olio di Rick.
Tuttavia queste stesse persone hanno rifiutato di testimoniare in favore di Rick nel 2007, quando fu processato presso la Corte Suprema del Canada.
La storia di Rick Simpson è controversa, sono infatti in molti sul web a mettere in dubbio il suo prodotto e la sua stessa malattia.
Secondo Skeptic Dictionary Simpson dopo essere stato dal medico si sarebbe auto diagnosticato il melanoma di cui abbiamo parlato sopra.
Secondo il portale web Cancer Research UK lo studio preclinico da cui Simpson ha preso spunto per il suo olio di cannabis non può essere una prova con cui affermare che la cannabis o i singoli cannabinoidi possono essere in grado di curare il cancro.
Potrebbe essere una notizia fuorviante per pazienti e famiglie creando aspettative che potrebbero poi rivelarsi false.
Sul delicato tema cannabis e patologie tumorali abbiamo intervistato Massimo Nabissi, ricercatore e docente presso l’Università di Camerino.
Con il proprio team ha realizzato importanti ricerche sugli effetti della Cannabis sulle cellule tumorali di glioblastoma e mieloma.
“Come laboratorio di ricerca preclinica – afferma Nabissi - abbiamo svolto diversi studi relativi all’effetto del THC e CBD nel glioblastoma e nel mieloma multiplo. I dati ottenuti sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche e hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti con glioblastoma. Per il mieloma multiplo, i dati che abbiamo ottenuto sono stati oggetto d’interesse e presi in considerazione per avviare studi clinici”.
Possiamo affermare che la Cannabis potrà essere in grado di sconfiggere il cancro?
“Non penso che si possa trovare un singolo trattamento che sconfigga il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata”.
“I cannabinoidi hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare in diverse patologie tumorali (polmone, seno, glioblastoma, pancreas, prostata, mieloma multiplo, melanoma), agendo come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi.
Quindi quando si parla o pubblicizza “la molecola che cura il cancro”, qualunque essa sia, è un modo scientificamente poco corretto di spiegare un risultato scientifico e si rischia di illudere i pazienti affetti da tumore”.
“Per i cannabinoidi - conclude Nabissi nella nostra intervista - si può parlare di efficacia biologica (intesa come attività anti-tumorale), nei modelli di tumore studiati, in altri tipi di tumore non si hanno ancora dati scientifici.