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La storia della Canapa, un passato tutto italiano!

Scritto da STAFF ENECTA | 24 ottobre 2017

 

In Italia la canapa è stata utilizzata per millenni. In pipe preistoriche ritrovate nel Canavese sono riscontrate sue tracce. La regione ai piedi delle alpi piemontesi prende il nome di “Canavese” proprio dalla canapa, e sulla bandiera c’è la sua foglia. Per millenni i nostri antenati si sono vestiti, nutriti, scaldati, hanno pregato, scritto, e si sono curati grazie a questa pianta.

Negli anni ’50 l’Italia era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica).

La varietà “Carmagnola” forniva la miglior fibra in assoluto, e le rese unitarie per ettaro erano (e potrebbero ancora essere) maggiori che in ogni altro paese. Per secoli (almeno fin dal 1300, l’acquirente era la Marina Inglese) l’Italia ha esportato canapa, e da sempre la varietà italiana è stata riconosciuta come produttrice della miglior qualità di fibra tessile per indumenti. Nei testi d’agricoltura preparati negli anni ’70 (gli ultimi in cui esistevano ancora qualche decina di ettari di terreno coltivato a canapa) si legge: “…nel 1978 le statistiche ufficiali la dicono coltivata su appena sessanta ettari.

Le poche note che seguono hanno lo scopo di tener vivo l’interesse per una pianta che fornisce una fibra veramente pregiata, anche se è poco probabile che, nella situazione attuale, la canapa possa riguadagnare il terreno perduto.

La canapa è una pianta dalla notevole capacità di adattamento nei confronti del clima e del terreno, tanto più che il suo ciclo vegetativo è breve. Il canapaio lascia il terreno ben rinettato  dalle male erbe per effetto soffocante della sua vegetazione rigogliosa e fitta, inoltre lascia un notevole residuo di forza vecchia, frutto del lautissimo apporto di concimi, in prevalenza organici, distribuiti in eccedenza al fabbisogno della coltura.

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