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La svolta per la legalizzazione della Cannabis in Thailandia

Scritto da STAFF ENECTA | 19 febbraio 2019

In Thailandia la cannabis è una pianta dalla lunga tradizione, utilizzata per molto tempo nell’ambito della medicina tradizionale, e in seguito vietata negli anni 30’.

Dopo decenni di “proibizionismo”, il parlamento thailandese ha approvato la legge di legalizzazione della cannabis con finalità terapeutiche, modificando la precedente legge relativa al possesso e alla vendita delle sostanze stupefacenti, che risaliva al 1970.

Con 166 voti a favore e solo tre contrari, l'Assemblea nazionale - nominata dalla giunta militare al potere dal 2014 - ha emendato la legge sui narcotici in vigore dal 1979, rendendo legale la produzione, l'importazione, l'esportazione, il possesso e l'uso della marijuana e anche dei prodotti a base di kratom, una pianta locale utilizzata come stimolante.

Rimangono invariate le pene - che possono arrivare anche all'ergastolo per i trafficanti - relative agli stupefacenti non a scopo medico.

La nuova legge permette il possesso di cannabis in quantità limitate, se accompagnate da una ricetta medica o da uno specifico certificato: le licenze per la produzione e la vendita di cannabis saranno controllate dal Governo.


La svolta politica sulla cannabis

La vera svolta circa la politica delle droghe è iniziata nel 2015 sotto l’impulso del generale Paiboon Koomchaya, allora Ministro della Giustizia che ideò un percorso di depenalizzazione del consumo di droghe nel paese con una riforma organica dell’impianto normativo e di servizi sulle droghe.

Il progetto di riforma ha superato i diversi cambi di governo e la lunga fase della successione al trono dopo la morte di Rama IX avvenuta il 13 ottobre 2016 e l’ascesa al trono dopo più di 1 anno di lutto del figlio Rama X.

Oggi si assiste alla concretizzazione del primo passo delle responsabilità dei servizi a favore delle persone con consumo problematico di droghe dal Ministero della Giustizie al Ministero della Salute.

Una competenza che sembra scontata ma che nel quadrante indocinese rappresenta una svolta importantissima.

La sfida del futuro è quella di  costruire un nuovo approccio legislativo e dei servizi nell’ottica del rispetto dei diritti umani e del diritto alla salute.

Lo scorso gennaio fuoriluogo.it ha intervistato sul tema Verapun Ngammee, Executive Director della Ozone Foundation, che ha un’esperienza di più di 15 anni nei servizi di riduzione del danno in Thailandia .

“La Fondazione Ozone è un’associazione che coinvolge consumatori di droga in Thailandia. Offre servizi di riduzione del danno in 12 province del paese, servizi quali la distribuzione gratuita di preservativi e siringhe sterili, oltre a fornire informazioni sui rischi del consumo di droga e sui diversi fattori che possono influenzarlo, come la qualità della sostanza, il modo in cui si consuma, il setting di consumo e i motivi per cui si consuma. Inoltre la fondazione è molto impegnata per promuovere un cambiamento nelle politiche sulle droghe e una riforma dell’impianto legislativo sulle droghe in Thailandia ”

“I reati legati alla droga possono essere ancora puniti con la pena di morte o con l’ergastolo, anche se le sentenze di pena capitale non sono applicate ormai da anni e sono in atto riforme per abolire la pena di morte per tutti i reati”.

Diverse ONG in Thailandia hanno svolto un ruolo importante nel processo di riforma in atto, sia attraverso il supporto alle Istituzione che nella promozione delle esperienze internazionali

Alle ONG straniere e a Forum Droghe, chiediamo di mantenere alta l’attenzione su ciò che sta accadendo in Thailandia , sia per supportarne il processo di riforma, che per promuovere l’esempio a livello internazionale.

Ciò che sta avvenendo in Thailandia  potrebbe essere un esempio per avviare delle riforme anche in altri paesi asiatici.

L’argomento “Cannabis” è quindi sempre più al centro di interesse e del dibattito in tutte le parti del mondo, con tutte le sue sfumature che molti casi possono generare confusione e fraintendimenti ad una lettura più superficiale.


Cannabis Terapeutica, quali sono le differenze tra Terapeutica e Light?

Questa è una delle domande che più spesso sentiamo fare dalle persone nella quotidianità.
Partiamo quindi a fare chiarezza parlando di quello che ci riguarda più da vicino.

In Italia esistono numerose aziende che commercializzano la cosiddetta cannabis light o cannabis legale. Con questo termine le aziende si riferiscono alle infiorescenze di cannabis (canapa) industriale, aventi un principio attivo non superiore allo 0,6%.

Secondo la legge italiana n. 242 approvata nel dicembre 2016 la produzione e commercializzazione in Italia di canapa industriale è permessa qualora la presenza di THC non superi lo 0,2% e le sementi siano incluse nella direttiva 202/53 dell’Unione europea.

Nel caso in cui la percentuale di THC sia superiore allo 0,2% ma rientri comunque nel limite dello 0,6% l’agricoltore è sollevato da ogni tipo di responsabilità.

Se invece il limite dello 0,6% viene superato le autorità giudiziarie possono distruggere o sequestrare il campo. La legge 242 proibisce anche le importazioni di semi che non rientrano nel catalogo europeo.

Va ricordato comunque che percentuali a partire dallo 0,5% in infiorescenze utilizzate a scopo ricreativo vanno a ricadere nell’ambito di applicazione del Testo Unico sugli Stupefacenti.


Cosa intendiamo invece quando parliamo di Cannabis Terapeutica?

In Italia i medici possono prescrivere  preparazioni magistrali contenenti sostanze attive vegetali a base di cannabis per uso medico da prepararsi in strutture preposte.

Le infiorescenze per le preparazioni galeniche sono prodotte dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Come previsto dal Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015 la prescrizione di cannabis “a uso medico” in Italia è limitata al suo impegno nel “dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla oltre che a lesioni del midollo spinale; alla nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette”.


Cannabis, cosa dice la Legge in Italia?

In Italia la Cannabis è illegale, è consentito soltanto l’utilizzo personale, che è stato depenalizzato ma punibile con sanzioni di carattere amministrativo.

Questa norma è disciplinata dal D.P.R. n. 309/1990, che costituisce il Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.

Ovviamente parliamo di una sostanza completamente diversa dalla cosiddetta cannabis terapeutica, come spiega il dottor Vittorio Guardamagna, direttore dell’Unità di Terapia del Dolore presso l’IEO di Milano, “le sostanze contenute all’interno delle infiorescenze della cannabis variano da pianta a pianta. Per ottenere un effetto terapeutico occorre bilanciare in maniera controllata i diversi componenti. Ecco perché la marijuana acquistata tramite canali non ufficiali non si può considerare farmaco”.


Cannabis, cosa succede in Europa e nel resto del mondo?

“Gli Stati membri devono permettere ai medici di usare il loro giudizio professionale nel prescrivere farmaci a base di cannabis e, quando sono efficaci, questi medicinali dovrebbero essere coperti da regimi di assicurazione sanitaria al pari degli altri”.

E' la richiesta avanzata lo scorso 14 febbraio dall'Europarlamento in una risoluzione non vincolante adottata per alzata di mano.

L'aula di Strasburgo ha evidenziato come la regolamentazione dei farmaci a base di cannabis si tradurrebbe in entrate aggiuntive per le autorità, limitando il mercato nero e garantendo qualità e un'etichettatura accurata.

I deputati europei hanno chiesto agli Stati membri di rafforzare la ricerca, sfruttando il potenziale dei farmaci a base di cannabis. La plenaria di Strasburgo ha invitato la Commissione e le autorità' nazionali a operare una chiara distinzione tra l'uso medico e gli altri usi della cannabis.

Nel resto del mondo la cannabis è completamente legale in Canada, mentre negli Stati Uniti è legale sono in alcuni Stati. E’ legale per uso personale in Sudafrica, Olanda,Colombia, Cile e Spagna.