Gli estratti di cannabis coltivata in Abruzzo sono venduti in tutto il mondo. Dal Canada alla California, dall’Austria alla Germania, passando per Grecia, Spagna, fino all’Ucraina, il principio attivo della canapa destinato ad uso terapeutico, frutto del proficuo raccolto nei campi tra Castelvecchio Subequo e Molina Aterno, in provincia dell’Aquila, rifornisce i mercati mondiali per la cura medica di diverse patologie, oggetto di sperimentazioni e ricerche a cura della comunità medico scientifica internazionale.
Si tratta del primo raccolto, appena concluso, nella Valle Subequana dove, nonostante le avversità climatiche di una stagione tra le più aride degli ultimi anni, l’azienda italo-olandese Enecta è riuscita a raccogliere circa due tonnellate di canapa negli otto ettari di terreni seminati a primavera nel cuore del Parco regionale Sirente Velino.
Il principio attivo che si estrae è di circa cinque chilogrammi per tonnellata, anche se il livello quantitativo di estrazione dipende da tanti fattori, come l’impianto estrattivo e la quantità di acqua piovuta, che possono variare sensibilmente il risultato.
L’attività principale della Enecta è rivolta alla trasformazione e alla vendita del principio attivo, ma “quest’anno con la società agricola Green Valley abbiamo sviluppato un progetto per la coltivazione di canapa industriale, varietà Futura 75, su 25 ettari di terreni tra l’Abruzzo e l’Emilia-Romagna”, racconta a Virtù Quotidiane Jacopo Paolini, 37 anni, abruzzese d’origine, socio fondatore di Enecta insieme a Marco Cappiello.
“Una volta raccolta ed essiccata, la pianta viene trasformata per l’estrazione del CBD, acronimo di cannabidiolo, il principio attivo utilizzato per la cura di molte patologie, come antinfiammatorio, ansiolitico, antidolorifico e stimolante per l’appetito”.
Un gruppo di giovani abruzzesi mi ha contattato con la volontà di creare una filiera della canapa – spiega Jacopo – con quel che resta della pianta dopo l’estrazione si possono ricavare fibre tessili, corde, materiali per la bio-edilizia, olio e farina, anche pellet da combustione. È bello condividere saperi ed esperienza con l’obiettivo comune di far ripartire il benessere nelle aree interne della nostra regione”.
L’entusiasmo di Jacopo è semplice e diretto, determinato il suo atteggiamento verso quell’idea partorita anni fa e diventata impresa, famiglia, un lavoro impegnativo e di ricerca, una mission verso uno stile di vita e di agricoltura sostenibili.
“Coltivare la canapa significa per gli agricoltori un ritorno ad una coltura economicamente proficua, per meccanici e ingegneri lo sviluppo di nuovi macchinari per la semina, irrigazione, raccolta e essiccazione, per la terra stessa dove la canapa viene piantata significa una bonifica naturale da sostanze nocive. Per me – aggiunge Jacopo – significa tornare nella casa dove sono cresciuto, lavorare con gli amici che sto coinvolgendo nel progetto, insieme ai miei familiari. L’azienda conta cinque soci e un team di tredici persone regolarmente stipendiate, non è cosa da poco”.
La coltivazione di canapa è altamente sostenibile a livello ambientale, le piante richiedono poca acqua, non hanno bisogno di diserbanti perché le stesse sono infestanti naturali e molto resistenti.
La canapa, inoltre, ha un potere depurativo sul terreno e apporta azoto, un nutrimento energizzante per il terreno. I fondatori di Enecta hanno poi sviluppato, progettato e omologato, con l’aiuto di un ingegnere e un meccanico, un macchinario ad hoc per la raccolta della canapa, “un’opportunità di lavoro e guadagno per noi, per chi ha lavorato al progetto, un’occasione – dice Jacopo – per diffondere conoscenza nell’ambito di una rete virtuosa, come quel cliente di Hong Kong che mi ha chiesto se è possibile riprodurre lo stesso macchinario”.
Naturalmente quella coltivata in Valle Subequana è canapa industriale, non adatta, insomma, ai fumatori di cannabis, anche se sull’argomento Jacopo si dice “contrario alla legalizzazione ma favorevole alla regolarizzazione”.
L’uso medico della cannabis ha una tradizione millenaria condivisa da molte culture nel mondo. Il proibizionismo ne ha interrotto e frenato l’uso, a vantaggio di altri materiali. In Italia è legale la coltivazione di cannabis sativa, mentre è vietata la cannabis indica. Tuttavia, visto che le due tipologie non sono distinguibili, i coltivatori devono chiedere l’autorizzazione al Ministero della Salute.
“In paese all’inizio c’erano scetticismo e tanta curiosità. Oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti, tanti giovani sono tornati al lavoro sui campi – chiosa orgoglioso Jacopo – Abbiamo anche fatto un accordo con alcuni agricoltori per la coltivazione di un terreno di proprietà e l’acquisto di canapa da parte nostra in caso di buon raccolto, devo dire che l’assenza totale di lamentele ci fa pensare che siano tutti entusiasti”.
Naturalmente quella coltivata in Valle Subequana è canapa industriale, non adatta, insomma, ai fumatori di cannabis, anche se sull’argomento Jacopo si dice “contrario alla legalizzazione ma favorevole alla regolarizzazione”.
L’uso medico della cannabis ha una tradizione millenaria condivisa da molte culture nel mondo. Il proibizionismo ne ha interrotto e frenato l’uso, a vantaggio di altri materiali. In Italia è legale la coltivazione di cannabis sativa, mentre è vietata la cannabis indica.
Tuttavia, visto che le due tipologie non sono distinguibili, i coltivatori devono chiedere l’autorizzazione al Ministero della Salute.
“In paese all’inizio c’erano scetticismo e tanta curiosità. Oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti, tanti giovani sono tornati al lavoro sui campi – chiosa orgoglioso Jacopo – Abbiamo anche fatto un accordo con alcuni agricoltori per la coltivazione di un terreno di proprietà e l’acquisto di canapa da parte nostra in caso di buon raccolto, devo dire che l’assenza totale di lamentele ci fa pensare che siano tutti entusiasti”.
Articolo realizzato da virtuquotidiane.it