Fabrizio Pellegrini è un pianista, 47 anni abruzzese è malato di fibromialgia. Nell’agosto del 2016 è stato arrestato per aver coltivato piante di cannabis per curarsi, si trova agli arresti domiciliari dopo alcuni mesi di carcere.Dopo il clamore mediatico Pellegrini è stato “accolto” in Emilia – Romagna, previo permesso della magistratura, che rispetto alla Regione Abruzzo è ampiamente più strutturata sul tema della Cannabis Terapeutica, assicurando cure e assistenza ai pazienti che ne fanno richiesta.
La Regione Abruzzo sul Tema invece, pur avendo una norma da anni, esattamente dal 4 gennaio 2014, è praticamente paralizzata nella sua fase operativa, di cura dei pazienti.
Lo scorso giugno il magistrato di sorveglianza di Bologna ha accolto la domanda di trasferimento e il pianista teatino potrà espiare in Abruzzo la parte residua di una pena che, grazie alla riduzione, di circa nove mesi, già concessa dalla Corte d’Appello de L’Aquila e al beneficio della “liberazione anticipata” richiesto potrebbe terminare il 26 luglio prossimo.
“L'odissea giudiziaria è agli sgoccioli, ma quella sanitaria continua”, ha commentato l’avvocato Vincenzo Di Nanna. “Resta il problema dei farmaci: Fabrizio è pronto a lottare per il diritto alla salute”.
Secondo il consigliere regionale Leandro Bracco “Ribadiamo quanto già espresso in Commissione di vigilanza nel corso dell'audizione insieme a Maurizio Acerbo: in materia di erogazione dei farmaci a base di cannabis, la Regione sta violando la sua stessa legge. Fabrizio torna in Abruzzo e trova la situazione ferma: non può accedere alle cure mediche, come sarebbe suo inviolabile diritto […]”.
“In queste ore Rita Bernardini, che a causa del ritardo della Regione nella nomina ha svolto di fatto le funzioni di garante dei detenuti abruzzesi segnalando il caso di Fabrizio Pellegrini, si trova in ospedale dopo uno sciopero della fame durato 25 giorni, proprio per garantire ai malati l'accesso ai farmaci a base di cannabis”.
Il caso Pellegrini è il simbolo di un Paese che viaggia a velocità differenti, che ha eccellenze come la Regione Piemonte, ad esempio, e Regioni ferme come in questo caso l’Abruzzo, dunque è quanto mai necessario unificare le norme e soprattutto il raggio di azione affinché a tutti i pazienti possano essere assicurate le cure a prescindere dalla Regione in cui vivono.