Abbiamo incontrato Fabio Scaltritti della Comunità San Benedetto al Porto fondata da Don Andrea Gallo a cui abbiamo chiesto quando è nato questo interessante progetto con la Cannabis protagonista.
“Un po' per caso a dir la verità, nel 2014 presso una sede delle nostre Comunità, a Visone d'Acqui in provincia di Alessandria un gruppo di ragazzi in autogestione, collettivo Zenzel, decise di chiederci in uso alcune centinaia di metri quadri di terra” per provare a seminare Canapa Industriale.
“Il risultato è soddisfacente e le piante crescono fitte con una altezza fino a 2 metri. Il terzo anno ci siamo attrezzati riducendo il seminativo e il risultato del raccolto è stato spettacolare, proprio mentre in Italia è appena esploso il mercato della Cannabis Light".
"Le richieste da piccoli commercianti locali ci spingono a privilegiare i rapporti territoriali e di vicinato e sviluppiamo nel 2017 una rete di piccoli rivenditori compreso il nostro locale vegano, OrtoZero Cafè. Tutto questo è accompagnato da un lavoro di ricerca e approfondimento e di scambio e raccolta di informazioni con altri produttori e alle fiere di mezza Europa e Italia chiaramente”.
Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati?
“L'obiettivo per noi è anche e soprattutto la normalizzazione di una pianta per troppi decenni demonizzata. Don Gallo ci ricordava che se la Cannabis cresce e si riproduce doveva essere anche grazie a Noè che durante il diluvio l'aveva ‘salvata’. ‘E chi siamo noi per demonizzare una Pianta divina?’ Urlava scherzandoci sopra, fino all'ultimo anno prima della sua morte. Dalla fondazione della Comunità nel 1970 la nostra Associazione è sempre stata su posizioni decisamente antiproibizioniste.
Essendo la nostra una Comunità per persone con dipendenze patologiche o consumi problematici abbiamo potuto sperimentare prima di tutto tra noi, sulla nostra pelle e sui nostri corpi la ferocia e l'inutilità del proibizionismo in fatto di sostanze stupefacenti. Il carcere, lo stigma, la colpevolizzazione”.
“La nostra non è una scelta ideologica ma educativa e metodologica da parte di una Comunità che ha saputo superare i tabù e i pregiudizi che le sostanze suscitano in molte persone.
E' evidente che la liberalizzazione non è ciò che chiediamo ma lottiamo per la legalizzazione che passi attraverso una regolamentazione e che promuova la conoscenza delle sostanze, il loro uso responsabile e sostenibile, la prevenzione e, per chi ne ha bisogno, forme di sostegno e di cura. Con l'autoproduzione e la socializzazione come forme di autotutela e di compatibilità ambientale e sociale”.
Quale futuro vi immaginate per il progetto?
“I risultati nel 2017 sono stati ridotti, circa 60 Kg di infiorescenze con semi, prodotto (secco), un corso breve di Edilizia Bio-sostenibile con la Scuola Edile locale. E circa due persone che ci lavorano fisse più una decina di volontari nei periodi più faticosi. Per quest'anno abbiamo preso ancora Futura 75 e Finola e abbiamo già seminato 6 aree diverse a Visone e a Ponzone".
"Seminiamo anche in serra e abbiamo in cantiere una piccola produzione indoor e una sulle talee da iniziare fra un mese circa. L'obiettivo è quello di provare, nelle diverse aree seminate e nei diversi contesti, diverse tecniche per imparare bene a trattare e conoscere le piante. E il loro sviluppo".
"Inoltre abbiamo presentato un progetto a una Fondazione locale, FONDAZIONE SOCIAL, che lo ha accettato e che ci sostiene per quest'anno nell'intento di costruire una filiera artigianale completa, tutta manuale ovviamente, con l'obiettivo di rimanere autonomi, indipendenti, piccoli e di qualità".
"Altro obiettivo è quello di 'formare' piccole competenze e professionalità specifiche da 'spendere' sul mercato del lavoro visto che questo settore potrebbe davvero rappresentare una opportunità occupazionale significativa. Noi accogliamo persone tossicodipendenti e persone straniere: fasce deboli che in questa attività troverebbero impiego facile e un futuro possibile. A portata di mano".
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