L’Italia è tornata a coltivare Canapa, ormai da qualche anno assistiamo a un ritorno alla coltura della Cannabis sativa con finalità terapeutiche o industriali. Quali autorizzazioni sono necessarie per coltivare? Cosa bisogna fare per avviare una coltivazione a norma di legge?
La coltivazione di canapa è regolata dalle norme contenute nella Legge 242 del 2016 ed entrata in vigore il 14 gennaio 2017. Con la circolare pubblicata il 23 maggio 2018 dal Ministero delle politiche agricole sono state chiarite le regole con cui devono essere attuate le norme contenute nella Legge 242.
A oggi, in Italia, è possibile coltivare piante di canapa con un tasso di THC (tetraidrocannabinolo) inferiore allo 0,2% con una soglia di tolleranza fino allo 0,6%. Il coltivatore non ha responsabilità se le piante superano lo 0,2% di THC ma, invece, ne ha se superano lo 0,6% come spiega l’articolo 4, comma 5 della legge 242.
In caso di superamento anche di questo limite, viene inoltre predisposto il sequestro delle piante e la loro distruzione. Il Regolamento (UE) n.1122/2009 e in particolare l'Allegato I (p. 105) di questo regolamento, ha disciplinato il metodo di determinazione del THC delle coltivazioni. La circolare del ministero è, assieme alla Legge 242/2016, il riferimento per seguire a dovere le regole di coltivazione.
È obbligatorio scegliere sementi incluse nella Direttiva 2002/53 dell’Unione europea, dove si trova il Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole. Si tratta di un elenco di 52 varietà autorizzate di sementi, le uniche a potere essere utilizzate nella prima semina e in tutte le successive.
Come spiega l’articolo 7 della legge 242, è del tutto vietato l’utilizzo di sementi auto-prodotte La grande novità della Legge 242 è che non è necessaria autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC inferiore al limite di legge.
Al momento, quindi, non occorre alcuna comunicazione alle forze dell’ordine né alcuna particolare autorizzazione a differenza di quanto era previsto fino a qualche anno fa. Una volta acquistati i semi, è obbligatorio conservare per almeno un anno i relativi cartellini informativi che ne indicano origine e qualità. Allo stesso modo è necessario conservare la fattura d’acquisto.
Le piantagioni possono essere soggette a controlli che dovranno sempre essere eseguiti in presenza del coltivatore. Inoltre chi esegue il controllo deve rilasciare un campione prelevato al titolare della piantagione in caso voglia eseguire delle contro analisi. Il Corpo forestale dello Stato è l’ente autorizzato a effettuare i controlli, compresi i prelevamenti e le analisi di laboratorio, sulle coltivazioni di canapa.
L’obiettivo della Legge 242 e dei ragguagli della circolare del ministero, infatti, è di sostenere e promuovere la coltivazione e la filiera della canapa quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo del suolo, desertificazione e perdita di biodiversità, nonché come coltura da rotazione. L’ottica è quella di un rilancio per la produzione di canapa nel nostro paese.
Fino a metà del XX° secolo l’Italia era la prima produttrice di canapa in Europa. La pianta era utilizzata soprattutto dall’industria tessile. Dopo decenni assistiamo a un nuovo boom delle coltivazioni di canapa, che da poco hanno finalmente un inquadramento normativo.