I cannabinoidi presenti nella cannabis sono più di 100, e se molto di loro sono ancora tutti da scoprire, ci sono già diverse evidenze scientifiche che hanno delineato alcune proprietà e influenze ben specifiche di alcuni di loro, come ad esempio il THC e il CBD.
Al THC viene riconosciuta la proprietà di stimolare l’appetito e quindi il consumo di pasti, anche di piccole quantità: possiamo quindi dire che questo cannabinoide è capace di influenzare il metabolismo. Che ruolo può invece avere il CBD circa gli effetti sul metabolismo? La ricerca scientifica ha dimostrato che effettivamente può ricoprire un ruolo, in maniera se vogliamo anche sorprendente!
Uno studio Coreano dimostra attraverso il monitoraggio degli effetti del CBD su delle cellule adipose immature, denominati pre-adipociti, che influenza in 3 modi l'imbrunimento del tessuto adiposo, come descritto nell'articolo pubblicato nella rivista Molecular and Cellular Biochemistry.
La ricerca ha evidenziato che il CBD stimola i geni e le proteine coinvolte nell'incremento della ripartizione del grasso; il CBD può intensificare l'attività ed il numero dei mitocondri, aumentando la capacità del corpo di bruciare calorie, diminuendo dall’altro lato l’efficacia di alcune proteine coinvolte nella creazione di nuove cellule adipose nel corpo.
Le cellule adipose bianche, tra le varie interazioni che hanno con il nostro corpo, possono aumentare il rischio di disturbi cardiaci e diabete.
Il tessuto adiposo bruno, invece, può promuovere la perdita di peso, bruciando energia. Diversi ricercatori concordano sul fatto che il CBD ha la capacità di indurre l'imbrunimento del grasso o, detto più semplicemente, di trasformare il grasso bianco in grasso bruno.
Il CBD interagisce con il corpo con l'aiuto del sistema endocannabinoide.
Oltre alla segnalazione di sostanze chimiche e recettori, il sistema endocannabinoide è fatto di enzimi metabolici, che sono direttamente collegati a diverse funzioni, fra cui l'immagazzinamento di energia ed il trasporto dei nutrienti.
Un’altra funzione su cui i ricercatori stanno cercando conferme è quella relativa al coinvolgimento nella gestione della sensibilità di ogni singolo individuo all'insulina.
Il THC nella cannabis influenza il metabolismo il che può aumentare l'appetito, ma la fame non è l'unica cosa che può stimolare.
Il sistema endocannabinoide stimola altre aree del corpo coinvolte nel metabolismo, compreso il tratto gastrointestinale, il pancreas endocrino, i muscoli scheletrici, ed altre.
Il sistema endocannabinoide fa le stesse cose tramite i cannabinoidi endogeni 2-Arachidonoilglicerolo e Anandamide, che si interfacciano con i recettori CB1 e CB2 che risiedono in diverse parti del corpo, fra cui il tratto digerente ed il cervello.
Il CBD può assistere alla metabolizzazione di composti assorbiti dal cibo durante la fase digestiva tramite la sollecitazione dei due ricettori.
Sovrastimolare il sistema endocannabinoide può provocare obesità addominale insulinoresistenza e un aumentato stoccaggio di energia nelle cellule adipose. Il recettore CB1, quando viene sovrastimolato può incrementare la possibilità di sviluppare la sindrome metabolica, associata a vari sintomi avversi fra cui la pressione alta, l'eccesso di grasso corporeo e alti livelli di zucchero nel sangue.
E' stato osservato che il CBD è un antagonista del recettore CB1, che quindi potrebbe avere la capacità di trattare tali condizioni e probabilmente anche altre simili.
I cannabinoidi come il CBD potrebbero quindi moderare il consumo di cibo e contenere di conseguenza le possibilità di aumento di peso.
A questo link potrete trovare un’approfondimento sulla ricerca ➡️ http://bit.ly/2YecsmT