La Cannabis è efficace per combattere la sindrome di Crohn? Le evidenze scientifiche, preliminari, sono state presentate in occasione del congresso europeo di gastroenterologia che si è tenuto a Vienna.
Il primo studio che ha messo in relazione le potenzialità della cannabis con la malattia di Crohn è stato condotto in Israele presso il Meir Hospital di Tel Aviv.
Sono stati coinvolti 46 persone, tutte con la patologia di Crohn in forma moderata o severa, che ricorrono a cure a base di farmaci immunosoppressori.
I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, al primo è stata data una soluzione placebo mentre al secondo un olio contenente THC al 4% e CBD al 15%.
Il monitoraggio per i due gruppi è durato circa otto settimane, al termine delle quali sono stati misurati i sintomi della malattia e la qualità della vita dei pazienti.
I pazienti che sono stati trattati con l’olio contenente THC e CBD, hanno evidenziato una riduzione dei sintomi della malattia, in sei casi su dieci sono stati osservati criteri di remissione.
Per remissione della malattia si intende riduzione ed eliminazione di dolore addominale, diarrea e fatica.
“Abbiamo dimostrato che la cannabis può produrre un miglioramento misurabile dei sintomi della malattia di Crohn” afferma Timna Naftali, gastroenterologa che ho coordinato lo studio.
Tuttavia questi sintomi non si rilevano a livello intestinale o attraverso gli indicatori dell’infiammazione.
“Questo ci ha sorpreso – ha commentato la dott.ssa Naftali – perché in realtà sappiamo che i cannabinoidi possono avere un effetto antinfiammatorio, che in questo caso però non è emerso”.
Alla luce di ciò la conclusione a cui il team di ricerca è giunto è che “possiamo considerare la cannabis terapeutica soltanto come un intervento aggiuntivo a quello terapeutico standard, per fornire un sollievo temporaneo dei sintomi della malattia”.
Un precedente studio osservazionale che ha analizzato il ruolo della cannabis nel contrastare la patologia di Crohn è stato condotto nel 2011.
Sono stati coinvolti trenta pazienti, in un’età media di 36, con l’obiettivo di stabilire se l’assunzione di cannabis riusciva a contrastare il dolore addominale cronico, lì dove il trattamento convenzionale si dimostrava inefficace.
La maggior parte dei pazienti ha la cannabis in forma di sigarette, quattro la fumavano attraverso il "bong" ed un paziente per via orale.
Tutti i pazienti riferivano che la cannabis aveva un effetto positivo sulla loro malattia, con un aumento su una scala di benessere di dieci punti da 3,1 a 7,3. Il numero medio dei ‘movimenti intestinali’ passava da otto a cinque ed era significativamente ridotto il consumo di farmaci.
E’ stata registrata una effettiva riduzione dell'uso di cortisone, il numero di pazienti che lo assumeva passava da 26 a 4. Nove pazienti non avevano avuto riduzione significativa dei sintomi.
Gli autori hanno sottolineato gli effetti antinfiammatori della cannabis, la capacità di contrastare i ‘movimenti intestinali’ ed in particolare i sintomi della dissenteria. I ricercatori hanno stabilito che gli effetti positivi della Cannabis sull'attività della malattia duravano una media di 3,1 anni.