Alberto Ritieni è professore ordinario del Dipartimento di Farmacia dell’Universitá di Napoli “Federico II” e responsabile del Laboratorio di Chimica degli Alimenti, presso lo stesso Dipartimento, dove vengono effettuate le analisi dei Cannabinoidi.
È stata da poco pubblicata una sua intervista sul portale CannaBeta, un progetto di formazione e informazione scientifica sull’utilizzo terapeutico della Cannabis rivolto a medici e professionisti sanitari.
In tre anni d’attività, il laboratorio diretto dal professor Ritieni ha analizzato più di 2.500 campioni di cannabis provenienti dalle farmacie italiane, con il fine di individuare e valutare le caratteristiche delle variabili di cannabis, la loro provenienza e le tecniche con cui vengono conservate. Il lavoro svolto dal professor Ritieni è a dir poco fondamentale per chi utilizza la cannabis a fini terapeutici. Le analisi condotte nel suo laboratorio permettono di determinare esattamente la quantità dei due principali cannabinoidi - THC e CBD - nelle preparazioni che vengono poi utilizzate dai pazienti.
In Italia è possibile ricorrere alla cannabis terapeutica tramite prescrizione medica per supportare le terapie standard. A regolare l’impiego della cannabis terapeutica è il Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015 che suggerisce il suo impiego nel momento in cui le terapie standard non garantiscono gli effetti desiderati oppure, al contrario, provocano effetti secondari non tollerabili.
Il decreto prevede l'impiego della cannabis per trattare il dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale; nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, nelle terapie per HIV; come stimolante dell’appetito, nella cachessia, nell’anoressia, per la perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa.
Il 27 luglio 2018 è entrato in vigore un “aggiornamento” del decreto precedente grazie a cui la cannabis terapeutica si può prescrivere per ogni tipo di dolore cronico, senza che questo debba essere per forza associato a una particolare condizione. Si considerano tutti i tipi di dolore cronico, senza più fare distinzione tra il dolore oncologico, neuropatico o di altra natura.
Il Decreto ha una particolare valenza dato che riconosce una volta per tutte l’utilità della cannabis nella terapia del dolore nel suo senso più ampio.
Ogni regione ha la possibilità di legiferare sulla materia e bisogna tenere conto di questa differenziazione. Le prescrizioni si effettuano quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci. Il Ministero della Salute ha diramato da tempo le linee guida necessarie e sono disponibili le informazioni per i medici e farmacisti e le istruzioni per la preparazione di medicinali contenenti cannabis.
La cannabis a uso medico è attualmente disponibile in due varianti attive: la cannabis FM1 e la cannabis FM2, entrambe distribuite alle farmacie esclusivamente dallo Stabilimento Chimico farmaceutico Militare di Firenze.
Il ministero Della Salute ha pubblicato i dati relativi al consumo di cannabis medica degli ultimi anni anni. L’incremento delle vendite è costantemente in aumento.
Nel 2018 sono stati distribuiti alle farmacie, e di conseguenza acquistati dai pazienti, 578.460 grammi di questa sostanza. Un’ingente quantità che promette di aumentare nel prossimo futuro. I maggiori consumatori (più del 25%) sono localizzati in Emilia-Romagna e in Toscana, in minor numero nel nord Italia e in Puglia, in minima parte nel resto della penisola.