Un sondaggio americano dice che negli over 50 l’utilizzo della cannabis è aumentato, nel periodo tra il 2006 e il 2013, del 250%.
La pianta e i suoi estratti potrebbero essere un alleato in più per gli anziani? Ci sono almeno cinque casi per cui potrebbe essere utile.
Il dolore cronico caratterizza la vita di molti anziani con conseguenze spesso debilitanti. Dall’artrite alla fibromialgia sono molte le malattie che costringono gli anziani a fronteggiare una sindrome dolorosa permanente.
Uno studio condotto in Israele “Il consumo di cannabis tra i pazienti fibromialgici” ha evidenziato risultati interessanti proprio in questo senso. Il team del Laniado Hospital and Rheumatology Clinic del Nazareth Hospital and Faculty of Medicine, ha inviato un questionario a tre grandi gruppi Facebook di persone affette da fibromialgia.
Il questionario, anonimo, riportava anche quesiti relativi all’utilizzo della cannabis: dalla quantità di consumo di cannabis alla necessità di comprare cannabis oltre l'indennità medica, dall’effetto su dolore, sonno, depressione e ansia agli effetti avversi, dai sentimenti di dipendenza dalla cannabis o da altre medicine al coinvolgimento dei membri della famiglia, dalla tendenza a guidare dopo aver usato la cannabis.
Tra gli intervistati, l'84% ha riferito di consumare cannabis e il 44% ha ricevuto una licenza per l’utilizzo. Il sollievo dal dolore è stato riportato dal 94% degli intervistati, mentre il 93% ha riportato un miglioramento della qualità del sonno, l'87% ha riportato un miglioramento della depressione e il 62% ha riportato un miglioramento dell'ansia.
Le conclusioni a cui è giunto il team è che “quasi tutti hanno riportato effetti favorevoli su dolore e sonno, e pochi hanno riportato effetti avversi o sensazione di dipendenza dalla cannabis”.
Il Glaucoma sopra i 60 anni è un’importante causa di cecità. La rivista scientifica ‘Journal of Glaucoma' ha pubblicato uno studio in cui è stata analizzata la relazione tra la somministrazione orale di cannabinoidi e la pressione intraoculare.
Ai sei pazienti oggetto dello studio è stato somministrato CBD (Cannabidiolo) e THC (Tetraidrocannabinolo).
Due ore dopo la somministrazione della dose più bassa di THC, la pressione intraoculare è scesa per tornare poi ai suoi valori originali dopo quattro ore.
La ricerca sull’efficacia della cannabis nella cura del glaucoma è agli inizi, tuttavia le prime evidenze indicano come gli endocannabinoidi siano importanti nella fisiologia oculare, incidendo tra l’altro sulla pressione intraoculare e nella neurotrasmisione nella retina e neuroprotezione dei neuroni ganglionari della retina.
In Italia sono circa 200mila le persone che soffrono del morbo di Crohn.
Il primo studio che ha messo in relazione le potenzialità della cannabis con questa patologia è stato condotto in Israele presso il Meir Hospital di Tel Aviv.
Sono stati coinvolti 46 persone, tutte con la patologia di Crohn in forma moderata o severa, che ricorrevano a cure a base di farmaci immunosoppressori.
I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, al primo è stata data una soluzione placebo mentre al secondo un olio contenente THC al 4% e CBD al 15%.
Il monitoraggio per i due gruppi è durato circa otto settimane, al termine delle quali sono stati misurati i sintomi della malattia e la qualità della vita dei pazienti.
I pazienti che sono stati trattati con l’olio contenente THC e CBD, hanno evidenziato una riduzione dei sintomi della malattia, in sei casi su dieci sono stati osservati criteri di remissione con riduzione ed eliminazione di dolore addominale, diarrea e fatica.
“Abbiamo dimostrato che la cannabis può produrre un miglioramento misurabile dei sintomi della malattia di Crohn” afferma Timna Naftali, gastroenterologa che ho coordinato lo studio.
Con l’avanzare dell’età il sonno perde di qualità, si riposa di meno e meno bene rispetto a quando si era più giovani, e non si tratta di una cosa da poco se pensiamo che un buon riposo è fondamentale per condurre una vita sana.
Uno studio condotto presso la National Taiwan University di Taipei, dimostra come il CBD possa influenzare direttamente il ciclo notturno, impedendo la soppressione del sonno REM indotta dall’ansia.
Secondo gli studiosi, infatti, il CBD potrebbe contribuire al naturale ciclo del sonno prevenendo la sua deviazione dovuta ad uno stato di forte stress, e contribuendo a mantenere la stabilità di quello non - REM.
Depressione e stati ansiosi, spesso legati a una condizione di solitudine, possono essere molto diffusi tra le persone più anziane,
Un team di studiosi dell’Università di Washington ha condotto uno studio in cui è stato analizzato l’effetto della cannabis nel contrastare stati di stress, ansia e depressione.
Pubblicata sul Journal of Affective Disorders la ricerca attraverso un’app ha tenuto traccia degli usi medici della cannabis e dell’entità dei sintomi in 280 malattie diverse.
Attraverso l’app registrava sesso, quantità di cannabis usata e le percentuali presenti dei principi attivi principali, THC e CBD.
Sono state prese in esame 12.000 risposte di circa 1.400 pazienti che usavano la cannabis per gestire i loro disturbi. Dopo l’utilizzo di cannabis gli utenti per il 50% hanno riscontrato una riduzione dello stato depressivo, e nel 58% una riduzione di ansia e stress.